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Articolo 21 - Editoriali
Una nuova lapide a Milano? Sì, ma questa volta dettata dal cinismo sadico e ignorante di cui si nutre il neofascismo di una parte della destra milanese
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di Marco Cavallarin

Questa sera, 8 aprile 2010 alle ore 20, il Consiglio di Zona 8 (Via Quarenghi 21 / M1 fermata Uruguay) , dopo alcuni rinvii, discuterà la proposta di alcuni consiglieri appartenenti alla maggioranza di apporre una lapide celebrativa della memoria di Luisa Ferida (al secolo Luigia Manfrini Farné) in via Poliziano 15, fucilata dai partigiani per avere partecipato, insieme al suo compagno Osvaldo Valenti, alle attività della Banda Koch di Villa Triste di via Paolo Uccello 17, dove è una lapide che ricorda il dolore provocato dalla Banda Koch (http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/scheda.asp?ID=117).

Se l’intento di Luisa Ferida a Villa Triste sembra che fosse soprattutto di procurarsi gli stupefacenti di cui non poteva fare a meno, molte testimonianze confermano che l’attrice tossicodipendente prese parte attiva alla tortura di partigiani e antifascisti, e che più volte abbia spento le sue sigarette sulle carni dei torturati.

In dispregio dei valori della Repubblica Italiana, a questa figura adesso si vuole dedicare una lapide.

Trovo offensiva della democrazia e della memoria storica di Milano e dell’Italia la richiesta dei consiglieri di maggioranza del Consiglio di Zona 8 (i Consigli di Zona non hanno alcuna competenza in materia di lapidi commemorative). Trovo che questo gesto debba essere considerato come la moralmente violenta provocazione di alcuni negazionisti della storia, e che la coscienza democratica dei cittadini debba respingerlo.

Trovo ancora più grave il fatto che il Presidente del Consiglio di Zona 8, Claudio Consolini, abbia accettato di porre, e per più volte, tale richiesta (che avrebbe dovuto respingere ai mittenti come inaccettabile) all’Ordine del Giorno del CdZ, e che un foglio (che trovate allegato) di carta intestata del Comune di Milano, città decorata della Medaglia d’Oro della Resistenza, sia stato imbrattato con tale odiosa perorazione.

 

 

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