di Gian Mario Gillio*
Le prese di posizione e gli appelli lanciati in questi giorni dal mondo dell’editoria, e non solo, sono numerosi. I tagli per le tariffe agevolate di spedizione (dopo l’inatteso decreto interministeriale del 31 marzo) hanno messo in crisi molte case editrici e pubblicazioni italiane , anche librarie, che dall’oggi al domani si sono viste raddoppiare le spese di spedizione: la differenza che c’è tra la tariffa agevolata (13 centesimi, per ogni singola copia spedita in abbonamento da un giornale) e la tariffa normale (28,30 centesimi a copia riconosciuta a Poste italiane) non è di poco conto. Da subito, dunque, gli editori hanno dovuto trovare i 15,3 centesimi di differenza, calcolati su ogni spedizione, per far arrivare con regolarità, il proprio giornale ai lettori abbonati. Questa soppressione dei contributi alla spedizione postale non ha coinvolto soltanto l'area editoriale – le ricadute saranno pesanti non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche per la cultura e l’informazione del paese: il canale postale è infatti uno strumento fondamentale di diffusione di libri, soprattutto in quelle zone d’Italia non servite da librerie – ma in modo forse anche numericamente prevalente le tante pubblicazioni "sociali" (religiose, locali, divulgative e, in genere, "non profit") che costituiscono una non trascurabile piattaforma culturale a livello nazionale che potrebbero, con questo pesante aggravio di costi, scomparire dal panorama culturale italiano. Per questo motivo, in molti si sono mobilitati, dai sindacati di categoria e di cooperative ai singoli editori e direttori di riviste e periodici. Un appello importante promosso dai piccoli e medi editori, lanciato da Luca Burei di Edizioni Estemporanee e Luca Leone di Infinito edizioni, ha raccolto 300 firme ed è presente su Facebook (RIDATECI LE TARIFFE POSTALI AGEVOLATE PER L'INVIO DI LIBRI), dove ad oggi ha già superato i 5.000 fan. Non solo gli editori, anche gli abbonati sono uniti per difendere le loro pubblicazioni, il bisogno di cultura e di informazione. “Confronti”, Articolo 21, “Riforma” e il Coordinamento di riviste italiane di cultura (Cric) proprio all’indomani del decreto hanno deciso di pubblicare su questo sito (Articolo21) un appello che mercoledì verrà presentato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati. Un grido di allarme che vuole unirsi ai tanti altri. Una lettera, la nostra, indirizzata alle tre più alte cariche istituzionali. Non solo mercoledì 21 alle 13, presso la Sala del Mappamondo (Sala Stampa) della Camera dei Deputati, raccoglieremo ulteriori firme e adesioni. L’intento successivo è quello di portare la missiva e le firme a Napolitano, Schifani e Fini. Non porteremo solo la nostra, anche quella di chi si è mosso in questi giorni e che vorrà condividere con noi questa pacifica “protesta”. Occorre mettere riparo rapidamente all’improvvida decisione del Governo, perché gli aggravi economici che produce ricadono sugli editori, gran parte dei quali, piccoli e medi, non sono in grado di sostenerli, né esistono le condizioni di mercato per trattare direttamente con le Poste il costo delle spedizioni. Il rischio reale è quello di dover cessare le pubblicazioni…
*direttore di “Confronti”