di RadioArticolo1
Benedetta Tobagi la dice così: “Poter capire e voler spiegare” era il motto di mio padre, la frase con la quale lui sintetizzava cosa deve fare il giornalista. Il Disegno di legge sulle intercettazioni rende assai più difficile capire, quasi impossibile spiegare. Sono queste le parole che Benedetta, scrittrice, attenta osservatrice dei nostri giorni, studiosa del passato recente e non solo, figlia di Walter Tobagi, giornalista di inchiesta e scrittore, ucciso dalle Brigate Rosse usa all’inizio della conversazione con Rassegna Sindacale e RadioArticolo1 sul disegno di legge Alfano.
Per lei, cresciuta tra parole, libri e articoli il dovere di informare, il diritto di sapere “sono uno dei pilastri di una democrazia sana. Il giornalista deve scrupolosamente attenersi ad una deontologia, anche se a volte questo non accade. Non è certo con un ddl come quello sulle intercettazioni che si affronta il problema della privacy. E’ necessario un richiamo alla professionalità di tutti i soggetti coinvolti, però la funzione del giornalista è proprio quella di fornire ai cittadini degli strumenti che li mettano in grado di conoscere e valutare quello che succede attorno”. Proprio per queste ragione la norma all’esame del Parlamento preoccupa molto la Tobagi: “Oltre a prevedere delle misure che limitano il diritto dei cittadini ad essere informati, pone degli ostacoli al lavoro delle forze investigative e alla magistratura. Questo, in paese come l’Italia che ha dei problemi endemici sia di criminalità organizzata che di corruzione, è davvero grave. Voglio fare un solo esempio: studio gli anni Settanta e sto seguendo un processo tutt’ora in corso per la strage di Brescia. Un processo per strage e terrorismo per cui le misure del Ddl Alfano non dovrebbero valere. Come spesso accade, però, elementi importanti nell’individuazione delle responsabilità sono stati acquisiti attraverso intercettazioni ambientali che non erano partite per il reato di strage, ma per uno assai più banale, traffico di auto rubate”.
Certo, afferma lei che nel mondo dell’informazione è sempre vissuta, il mestiere del cronista, dal valore immutato, è reso difficile non solo da quel provvedimento, ma anche dalla velocità con cui si consumano le notizie e dalla complessità della realtà che ci circonda. Da qui “massimo rispetto e solidarietà per chi lavora nel mondo dell’informazione, massima attenzione e vigilanza perché il conflitto di interessi ha creato costrizioni inedite e impensabili anche solo trent’anni fa”. Al tempo stesso, sottolinea Benedetta Tobagi, è importante che “tutti i cittadini dedichino una parte significativa del proprio tempo per cercare di essere informati e capire in maniera non superficiale che cosa succede attorno a loro”. Ottimista e fiduciosa, Benedetta Tobagi guarda alla manifestazione di Piazza Navona del 1 luglio: “Un paese che scende in piazza per difendere l’Articolo 21 ha ancora in sè gli anticorpi per contrastare tutti gli attacchi e i fenomeni di erosione che colpiscono le libertà quotidiane. Non bisogna sottovalutare che tutte le volte che si risveglia la coscienza civile dei cittadini, ci sono persone che a loro spese e con sacrifici si muovono per manifestare il proprio dissenso. Questo è un grande valore”.