di Annibale
“Delitto mediatico”. E’ questo il titolo dell’edizione domenicale di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. L’editoriale di Francesco Ognibene, “C’è in gioco la vera libertà di stampa”, più che il classico grido d’allarme è un grido di dolore, visto che parla della soppressione delle tariffe postali agevolate per l’editoria, già eliminate da quattro mesi. L’articolo ricorda che da oltre un secolo molte riviste diocesane, come tante altre, viaggiano soprattutto in abbonamento, parlano ogni settimana a cinque milioni d’italiani, garantiscono un pluralismo autentico e vitale. Segue l’affondo: “Aumentare fino a oltre il doppio l’esborso necessario per esercitare il basilare diritto-dovere di diffondere ogni settimana informazione in ogni angolo del Paese significa perseguire uno scopo tanto preciso quanto irragionevole: lo strangolamento lento, inesorabile, di voci serie e libere.”
La questione non è certamente nuova. Ma andando a pagina 5 del giornale cattolico si capisce questo ritorno di fiamma sulla questione. “Forse c’è una novità”, avverte Giorgio Zucchelli, presidente della Federazione dei settimanali cattolici. “Noi e Poste avremmo già raggiunto un’ipotesi di accordo che riteniamo soddisfacente, ma ci hanno detto che prima vogliono fare l’intesa anche la Fieg. Se Fieg mette la firma, noi e gli altri settori più piccoli verremmo a cascata.”
Insomma, l’impressione è che alzando la vigilanza e la pressione si possa ottenere un risultato positivo per tutta l’informazione.