di Redazione
La motivazione con cui il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso della Rai contro Paolo Ruffini "conferma tutti e due gli aspetti della precedente decisione sia sul demansionamento che sulla discriminazione politica". Lo ha detto all'ADNKRONOS il legale che sta seguendo il direttore Ruffini, l'avvocato Domenico D'Amati.
'Il giudice monocratico -scrive il Tribunale di Roma sezione lavoro in composizione collegiale riferendosi all'ordinanza del 20 maggio scorso con la quale Paolo Ruffini e' stato reintegrato nelle funzioni di direttore di Raitre- ha adeguatamente valutato le risultanze di causa, pervenendo alla coerente conclusione dell'intervenuto demansionamento nei confronti di Paolo Ruffini'.
"Il giudice di prime cure -si legge ancora- ha evidenziato da un lato che Ruffini fino al novembre dello scorso anno ha svolto mansioni di direttore di Rai3 con un budget annuo di circa 65 milioni di euro, coordinando l'attivita' di 230 dipendenti a tempo indeterminato e di altri 120 a tempo determinato ed avvalendosi, inoltre, di circa 600 collaboratori e dall'altro che dopo la revoca dell'incarico e la destinazione ad altra direzione, quella di Rai Digit prima, e quella di Rai Premium e Rai Edu poi, il Ruffini non era stato mantenuto nella stessa posizione di vertice ed in concreto non gli era stato affidato alcun incarico di carattere operativo, se non quello (di mero studio e comunque di carattere programmatico) di procedere alla progettazione dell'organizzazione di Rai Digit (incarico effettivamente espletato dal Ruffini...). Il giudice di prime cure (vale a dire di prima istanza) ha, inoltre, "correttamente evidenziato -scrive ancora il Tribunale in composizione collegiale- che anche dopo lo svolgimento di detto incarico al Ruffini non e' stata affidata alcuna concreta incombenza operativa, ed anzi, egli e' stato costantemente ignorato nelle riunioni, intercorse in numero non inferiore a 10 tra il dicembre dello scorso anno ed il marzo del corrente anno ed aventi ad oggetto l'organizzazione di Rai Digit".
"Del pari -si legge- il successivo affidamento al Ruffini delle due direzioni, Rai Premium e Rai Edu, effettuato in corso di giudizio cautelare in prime cure il 27 aprile 2010 nell'imminenza della prima udienza fissata il 29 aprile 2010 non appare satisfattivo della posizione del Ruffini, ne' risponde pienamente al comando giudiziale impartito con l'ordinanza reclamata".
"In ordine ai profili discriminatori della revoca al Ruffini dell'incarico di direttore di Rai3 - prosegue - ampiamente evidenziati nell'ordinanza reclamata, il collegio ritiene di condividere i puntuali rilievi effettuati dal giudice di prime cure. Invero le modalita' cronologiche della revoca al Ruffini della direzione di Rai3 sono tali da confermare l'assunto dello stesso in ordine al carattere discriminatorio della condotta datoriale". Il procedimento logico seguito dal giudice di prime cure e' "corretto in quanto i fatti noti... sono costituiti dalle dichiarazioni fortemente critiche dell'operato del Ruffini o quanto meno dei programmi messi in onda da Rai3 sotto la sua direzione - quali Ballaro', Parla con me, Report - da parte del presidente del consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi rese il 20 novembre 2009 dal presidente della commissione di vigilanza Rai, Sergio Zavoli, dalle quali risulta che la destinazione del Ruffini ad altro incarico era percepita come contrassegnata da finalita' diverse da quelle dell'avvicendamento alla guida di Rai3".
Il collegio rileva poi che "la professionalita' del ricorrente e' quella propria del giornalista direttore editoriale: e', pertanto, evidente che l'attribuzione di compiti direttivi di sostanziale risulta", quali la direzione di Rai Edu e Rai Premium, "e' suscettibile di arrecare danno non risarcibile in via di equivalente al profilo professionale del Ruffini e cio' anche qualora egli si volesse ricollocare sul mercato uscendo dalla Rai: il mantenimento della titolarita' della direzione di un'intera rete (equiparabile sostanzialmente ad un giornale quotidiano) costituisce bagaglio professionale di gran lunga piu' spendibile della direzione di due direzioni di modesta entita'". Il reclamo della Rai, pertanto, "deve essere integralmente rigettato".