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Articolo 21 - Editoriali
Resistere, resistere, resistere! Ultima edizione!
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di Maurizio Calò*

Francesco Saverio Borrelli, il 12 gennaio 2002, conquistò il copyright di quel “Resistere, resistere, resistere”  che da allora ha avuto numerose edizioni, l’ultima delle quali è quella di Gianfranco Fini, inchiodato sulle sue posizioni come su una irrinunciabile linea del Piave.
La stampa interpreta la contrapposizione tra Fini e Berlusconi a volte come “duello finale”, altre volte come “scontro all’ultimo sangue” e il dramma è che è tutto vero.
E’ vero che si stanno scontrando due modi divergenti di interpretare la vita politica che non possono più convivere insieme e l’uno dovrà prevalere sull’altro.
Questa non è più una battaglia, ma una guerra ed è vero che è all’ultimo sangue e che il sangue in gioco è quello della Democrazia.
Analizziamo i due guerrieri come fossero due cavalli da corsa su cui scommettere.
Quando si scommette per una gara, si legge la storia dei competitori sulla stampa specializzata per scoprire le caratteristiche espresse in precedenza da proiettare nel pronostico.
Una simile indagine retrospettiva dovrebbe aiutare a scoprire chi tra i duellanti ha più probabilità di vincere sulla vicenda della casa di Montecarlo, i cui dettagli sono talmente noti da non aver bisogno di ripetizione.
Ebbene Fini ha ragione quando rivendica 27 anni di vita politica illibata, esempio più unico che raro, a fronte della storia di Berlusconi nel cui entourage si rinvengono personaggi nominati ministri della difesa capaci di corrompere magistrati della Repubblica per acquisire un’impresa editoriale. In quei dintorni si trova anche il direttore del giornale di famiglia che si è già servito di falsi dossier ottenendo la vittoria delle dimissioni della vittima designata da scranni assai prestigiosi.  
La sorpresa sta dunque nella capacità di resistenza di Gianfranco Fini che non cede al discredito che gli viene gettato addosso senza trovare limiti né alla spesa, né all’impresa.
Negli ultimi giorni è perfino apparsa la missiva confidenziale al Primo Ministro di Santa Lucia inviata dal Ministro della giustizia che attesta la proprietà sostanziale della casa monegasca al cognato di Fini. Una missiva tra i massimi responsabili di uno Stato sovrano che convince assai poco tra una carta intestata non uscita dalla tipografia di Stato e il rifiuto del citato Ministro a fornire la fonte delle sue indagini; tra il rifiuto del Ministro a rispondere alle domande dei giornalisti e il nefasto effetto della diffusione della missiva sull’immagine di quello Stato che di riservatezza campa.
A questo punto dovrebbe bastare la parola di un Fini dalla storia immacolata contro quella di un Berlusconi che trascorre il tempo suo e quello di tutti i parlamentari a difendersi dalle accuse di falso in bilancio, corruzione, corruzione in atti giudiziari, di testimoni; un Berlusconi che partecipa agli incontri internazionali per fare le corna nelle fotografie ufficiali, fare “cucu” ad altri primi ministri, intrattenersi al telefono mentre altri capi di stato sono riuniti in sua attesa, strillare davanti alla Regina d’Inghilterra, offendere i parlamentari europei, frequentare minorenni e prostitute e, secondo alcuni, elevarle a cariche politiche.
Amareggia che alla resistenza di Fini agli oltraggi personali e familiari che provengono dalla cerchia di Berlusconi la sinistra partecipi tiepidamente. Si tratta di un incomprensibile comportamento discriminatorio.
Seppure è vero che nella storia di Fini c’è l’adesione e la conduzione del Movimento Sociale, non è per le idee diverse da quelle della Sinistra che può essere giudicato, ma dalla coerenza ed onestà con cui ha seguito il suo percorso.
Non era forse al fondamento della democrazia il concetto “Non condivido nulla di quello che pensi, ma sono pronto a dare la vita perché tu possa esprimerlo” ?
Non si può assistere inerti di fronte al linciaggio morale e familiare della terza carica dello Stato e poi definirsi democratici.
Il metodo applicato a Gianfranco Fini dalla Destra, che ha già funzionato con Boffo, non può essere tollerato perché domani sarà applicato a qualunque altro dissenziente traghettandoci verso un intollerabile regime.
E’ troppo scoperta l’aggressione berlusconiana per potere essere considerata un mero affare della Destra, né si può pensare di trarre un vantaggio politico da una storia così poco edificante. Si tratta di uno scontro al massimo livello istituzionale e sono in gioco le regole della convivenza civile.
Qui occorre schierarsi senza se e senza ma, sapendo che dalla parte di Fini milita una storia trentennale di buona fede e coerenza, mentre dalla parte di Berlusconi milita una storia di fuga dalle regole per raggiungere i propri fini con tutti i mezzi, anche illeciti come dimostrano sentenze passate in giudicato riguardanti uomini a lui assai vicini.
Ma schierandoci con Fini, acquisiamo il diritto di porre la domanda delle domande: nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori e per il loro bene, se il programma della coalizione di Destra viene affidato ad un primo ministro che si reputa capace di alimentare per due mesi la macchina del fango, come si fa a votargli la fiducia il prossimo 29 settembre?

*Presidente dell’Associazione migrare.eu

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