Articolo 21 - Editoriali
Oltre il berlusconismo
di Ugo Onelli
Nei partiti democratici e di sinistra si può discutere , confrontarsi anche aspramente sui temi della politica ma si deve, tutti devono dare il senso dell’unità al popolo, ai cittadini che ci guardano.
Altrimenti quando ci si divide per evidenti lotte di potere c’è disaffezione, si allarga l’astensionismo alle elezioni, diventa più debole il contrasto a questa destra demagogica e populista.
Lo spirito unitario, benché necessario, è largamente sottovalutato nel PD, nell’IDV, tra i Verdi nei singoli movimenti della sinistra già frammentati in piccoli partiti divisi fino al punto che ormai con la prossima possibile scissione arriveranno a quella dell’atomo.
Faccio un esempio di questi giorni. Perché nel PD ci si divide sulla riforma elettorale,sui vari modelli, quando si sa che per fare tale riforma in Parlamento è necessaria una larga convergenza tra i partiti che vogliono superare l’attuale sistema?
Ci si fermi ora ai principi largamente condivisi, almeno a parole: superare l’attuale modello, ridare un potere di scelta degli eleggibili ai cittadini. Si promuova un confronto nella società civile e con tutte le forze politiche che ci stanno e si trovi un modello che non risponda alle convenienze elettorali ed alle esigenze dei partiti ma al modo di essere dei cittadini, degli intellettuali quando affrontano ed operano per risolvere un problema. Per capirci faccio un altro esempio.
Se mettiamo intorno ad un tavolo a discutere su un tema 8 cittadini, 8 intellettuali, alla fine ci troviamo davanti ad almeno – e faccio professione di ottimismo – 4 posizioni.
Da questa considerazione ne deduco, ricorrendo ad elementari principi di sociologia, che l’indole del Paese, almeno quello democratico più vicino a noi, è essenzialmente proporzionale. Con un limite ed un pregio.
Il limite di trovare con difficoltà una sintesi (e quando si governa, ma anche come forza di opposizione, la sintesi è indispensabile ad una azione spesso necessaria ed immediata); il pregio è che spinge tutti noi a ragionare, non fosse altro per distinguerci, a dubitare, andare oltre le tesi che ci vengono proposte, in definitiva ad arricchire il livello culturale ed intellettuale individuale e collettivo che ci aiuta a trovare la migliore soluzione.
La necessità di mettere nella nostra azione, specialmente nelle nostre esternazioni quando si ha l’onere di essere rappresentativi, il valore dell’unità davanti ai legittimi ragionamenti personali, sta nel fatto che bisogna fare massa critica se si vuol battere e almeno condizionare questa anomala destra, eversiva e pericolosa per la cultura e la democrazia del Paese già largamente compromessa.
Ricordiamoci che quando la democrazia regredisce, regredisce la sinistra; lo ricordi il giovane Renzi che (per motivi di potere?) fa lo stesso errore degli “esperti” D’Alema, Veltroni, Vendola, Fioroni, Chiamparino. Renzi dovrebbe saperlo e, quindi, comportarsi di conseguenza.
Richiamando alla nostra memoria un dato obiettivo e storico nel PCI stavano assieme culture, idee molto distanti capaci di ricondursi senza clamori all’unità e dico questo non per nostalgia del passato perché, secondo la filosofia liberale ma anche con Engels e Marx, il mondo, il pensiero sono in continua evoluzione e bisogna avere la capacità di mutare la società partendo dalla realtà per quella che è e indirizzarla verso i nostri sogni.
Ebbene per arginare lo strapotere democristiano e contribuire a far progredire il Paese quel Partito, dopo confronti interni anche accesi (voglio ricordare solo quello tra Lama e Berlinguer sul tema della scala mobile) a rischio di errori, che pur ci sono stati, si presentava al Paese unito con il seguito di milioni di lavoratori e cittadini.
In quella epoca si condizionava la DC che peraltro aveva al suo interno componenti sicuramente democratiche, attente al sociale, rispettose della Costituzione Repubblicana.
Oggi siamo di fronte ad un movimento pseudopolitico, che ha già corrotto molte coscienze, con un Paese allo sbando e disorientato che insegue effimeri disvalori del facile arricchimento, dell’egoismo, del rifiuto delle regole e dei doveri, che non si indigna più al mal costume ed alle ruberie di chi ci governa, con una cultura che si è avviata alla decadenza già da tempo.
Tutto questo ci impone oggi capacità di tenere unito il nostro popolo altrimenti il berlusconismo andrà oltre Berlusconi.
Altrimenti quando ci si divide per evidenti lotte di potere c’è disaffezione, si allarga l’astensionismo alle elezioni, diventa più debole il contrasto a questa destra demagogica e populista.
Lo spirito unitario, benché necessario, è largamente sottovalutato nel PD, nell’IDV, tra i Verdi nei singoli movimenti della sinistra già frammentati in piccoli partiti divisi fino al punto che ormai con la prossima possibile scissione arriveranno a quella dell’atomo.
Faccio un esempio di questi giorni. Perché nel PD ci si divide sulla riforma elettorale,sui vari modelli, quando si sa che per fare tale riforma in Parlamento è necessaria una larga convergenza tra i partiti che vogliono superare l’attuale sistema?
Ci si fermi ora ai principi largamente condivisi, almeno a parole: superare l’attuale modello, ridare un potere di scelta degli eleggibili ai cittadini. Si promuova un confronto nella società civile e con tutte le forze politiche che ci stanno e si trovi un modello che non risponda alle convenienze elettorali ed alle esigenze dei partiti ma al modo di essere dei cittadini, degli intellettuali quando affrontano ed operano per risolvere un problema. Per capirci faccio un altro esempio.
Se mettiamo intorno ad un tavolo a discutere su un tema 8 cittadini, 8 intellettuali, alla fine ci troviamo davanti ad almeno – e faccio professione di ottimismo – 4 posizioni.
Da questa considerazione ne deduco, ricorrendo ad elementari principi di sociologia, che l’indole del Paese, almeno quello democratico più vicino a noi, è essenzialmente proporzionale. Con un limite ed un pregio.
Il limite di trovare con difficoltà una sintesi (e quando si governa, ma anche come forza di opposizione, la sintesi è indispensabile ad una azione spesso necessaria ed immediata); il pregio è che spinge tutti noi a ragionare, non fosse altro per distinguerci, a dubitare, andare oltre le tesi che ci vengono proposte, in definitiva ad arricchire il livello culturale ed intellettuale individuale e collettivo che ci aiuta a trovare la migliore soluzione.
La necessità di mettere nella nostra azione, specialmente nelle nostre esternazioni quando si ha l’onere di essere rappresentativi, il valore dell’unità davanti ai legittimi ragionamenti personali, sta nel fatto che bisogna fare massa critica se si vuol battere e almeno condizionare questa anomala destra, eversiva e pericolosa per la cultura e la democrazia del Paese già largamente compromessa.
Ricordiamoci che quando la democrazia regredisce, regredisce la sinistra; lo ricordi il giovane Renzi che (per motivi di potere?) fa lo stesso errore degli “esperti” D’Alema, Veltroni, Vendola, Fioroni, Chiamparino. Renzi dovrebbe saperlo e, quindi, comportarsi di conseguenza.
Richiamando alla nostra memoria un dato obiettivo e storico nel PCI stavano assieme culture, idee molto distanti capaci di ricondursi senza clamori all’unità e dico questo non per nostalgia del passato perché, secondo la filosofia liberale ma anche con Engels e Marx, il mondo, il pensiero sono in continua evoluzione e bisogna avere la capacità di mutare la società partendo dalla realtà per quella che è e indirizzarla verso i nostri sogni.
Ebbene per arginare lo strapotere democristiano e contribuire a far progredire il Paese quel Partito, dopo confronti interni anche accesi (voglio ricordare solo quello tra Lama e Berlinguer sul tema della scala mobile) a rischio di errori, che pur ci sono stati, si presentava al Paese unito con il seguito di milioni di lavoratori e cittadini.
In quella epoca si condizionava la DC che peraltro aveva al suo interno componenti sicuramente democratiche, attente al sociale, rispettose della Costituzione Repubblicana.
Oggi siamo di fronte ad un movimento pseudopolitico, che ha già corrotto molte coscienze, con un Paese allo sbando e disorientato che insegue effimeri disvalori del facile arricchimento, dell’egoismo, del rifiuto delle regole e dei doveri, che non si indigna più al mal costume ed alle ruberie di chi ci governa, con una cultura che si è avviata alla decadenza già da tempo.
Tutto questo ci impone oggi capacità di tenere unito il nostro popolo altrimenti il berlusconismo andrà oltre Berlusconi.
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