di Anna Scalfati
Benvenuti in Provincia di Caserta, o di Reggio Calabria, tanto e’ uguale. Siamo al Sud. Ma non al sud Italia , al sud del mondo civile. Questa mattina la notizia e’ rimbalzata di casa in casa a Latina : una busta con proiettili al Questore della città e al Capo della Squadra Mobile. Ma non e’ tutto qui eppure già basterebbe. Tra colleghi si vocifera delle altre intimidazioni destinate a persone di rilievo, quelle tipo “Corvo di Palermo” di ben nota memoria. Nel frattempo altre tre auto date alle fiamme e colpi di arma da fuoco esplosi a bruciapelo contro un uomo. A meno che Sabaudia non sia in altra nazione mi domando come può un sindaco, in questa situazione locale, pensare di potere perseguire per legge chi “infanga” l’immagine pubblica della città. Hanno tenuto occupato il consiglio comunale per un mese per dare disposizioni atte a valorizzare l’immagine della città mettendo in difficoltà cronisti impegnati a documentare sequestri ed incendi. Il sud pontino mi pare che ormai si infanghi abbastanza da solo. Ieri sera, venendo da Cisterna verso Latina, non troppo lontano da borgo Montello , mi sono trovata tra due distese di campi dalle quali proveniva un odore di ammoniaca insostenibile. Ho dovuto chiudere i vetri dell’auto, sembrava veleno, aria nauseante e tossica. A Latina ho visto gli stessi palazzi con colonne e profili dorati che ho filmato, fotografato e mandato in onda nelle mie puntate girate a Casal di Principe. Tristi coincidenze, idem brutto sentire. Mi piacerebbe fare una bella pubblicità a questi posti ma sento di dover allertare tutti quei vip che inconsapevolmente potrebbero sorseggiare la prossima estate un buon caffè direttamente nel bar di qualche boss, lungo il litorale laziale. Vorrei allertare anche la Polverini se pensa che sia sufficiente la buona volontà per sistemare questa situazione. Per troppo tempo si e’ taciuto su quello che stava avvenendo qui e il mancato scioglimento di Fondi e’ stato l’atto più eloquente di chi dice di volersi occupare di noi come cittadini nel senso di “ghe pensi mi”. Vorrei che da oggi , come auspicava il giudice Borsellino, ci fosse più coraggio da parte di tutti. Ghe pensi mi , nel senso che da oggi a me penso io. Cominciamo, cari colleghi della stampa nazionale (io purtroppo adesso non sono piu’ sul campo) a scendere da queste parti. Avete visto ieri ad Anno Zero i colleghi calabresi? Be’ qui la situazione non e’ da meno. Con la differenza che il silenzio e’ assoluto. A cinquanta chilometri dalla capitale. E anche sottolineare questa vicinanza mi sembra una notizia.