di Maurizio Sciarra
Certo a questo abbiamo pensato tutti noi, quando dopo l'assemblea dei 100 autori e l'apertura delle porte a tutti quelli che avevamo invitato per discutere dell a ennesima tragica situazione che il cinema e l'audiovisivo devono registrate in questi giorni. E quando qualcuno per la prima volta dopo anni ha pronunciato la
parola: "Occupazione" che la mia generazione scrive ancora con due "c" ma i nos tri colleghi più giovani scrivono direttamente con il "k", allora è scattato l'e vento da molti ritenuto "impossibile": la decisione comune, l'incontro di divers e generazioni, di diverse esperienze, di diversi modi di pensare. Questo governo ha fatto il miracolo. Di metterci di nuovo tutti insieme, aderenti ad associaz ioni diverse e "a priori" con interessi differenti, o semplici operatori del set tore, mai organizzati in alcuna associazione. C'è stato il tentativo i questi ul timi giorni di ripercorrere ognuno la sua strada, sempre più stretta, di accordi separati con il governo o con altri "poteri forti". Per un attimo 100 autori ha pensato di dover rivestire il difficile ruolo della Fiom, spinta alla solitudin e per non far sfigurare qualcun altro.
Ma così non è stato. L'iniziativa presa da 100 Autori ha invece spazzato i frain tendimenti dei giorni precedenti. E così Anica, Agis, Anac, Movem, Fida, sindaca ti confederali e strutture locali, CNA culture, e perfino la società di servizi che tiene aperta e fa funzionare la Casa del Cinema. Tutti insieme, finalmente, hanno deciso di rendere platealte la protesta, di OKUPARE la Casa del Cinema. Tu tti a chiedere finalmente misure concrete a quelli che De Palma avrebbe definito "tutto chiacchiere e distintivo".
Una notte a dormire sulle sedie da cinema, un grande striscione che copriva l'in gresso, "Tutti a casa", tre pantere della polizia e la civetta della digos davan ti alla porta. Per vigilare su registi, produttori attori tecnici che rivendica no il diritto di essere ascoltati, e di poter interloquire con chi dovrebbe inte rrogarsi sullo sviluppo economico di questo paese che sembra condannato alla dec rescita e all'isolamento dall'Europa. Sì, perché mentre noi ancora ci interroghi amo, con genuina curiosità, se le parole oramai storiche del nostro ministro Tre monti ( "la cultura non si mangia" con relativi corollari di panini alla Divina Commedia), abbiano una effettiva ragione d'essere, in Europa si discute un "Gree n Paper" che dà per scontato che la cultura è una risorsa, e che semmai dobbiamo studiare modi e forme per meglio finanziarle e sostenerla, non necessariamente pensando al "saldo attivo" di bilancio. E tutto ciò avviene con il convito soste gno delle forze di destra.... A dimostrazione della anomalia di questa parte di destra italiana che sembra detenere il monopolio del Pensiero Moderno.
Gli argomenti che hanno spinto all'atto dimostrativo erano il mancato rinnovo d i tax credit e tax shelter, che hanno fatto da paracadute all'intervento più bas so che lo Stato abbia mai registrato nel settore cinema, il taglio del FUS, le r icadute del decreto Romani sugli investimenti in fiction, la delocalizzazione. M a anche il disegno di trasformare la Casa del Cinema da luogo per la promozione del cinema, di studio e riflessione tra il pubblico e chi fa il nostro mestiere, a Vetrina del Comune (ricordate i trattori e le mieti trebbie di qualche settim ana fa, a fare bella mostra di sì tra i viali di Villa Borghese, per la gioia di non so quale azienda che si promuoveva appunto nella Casa del Cinema? Prova gen erale?), gestita da un comitato di affari nominato dal Comune in base al "censo"
, alla possibilità di versare 50000 euro all'anno. Senza alcun vincolo e disegno di proseguire la funzione fin qui assolta da questa struttura.
Una protesta che da subito però si è posta il problema di indicare non soltanto le cose che non vanno, ma anche le soluzioni, possibili e concrete. Ed ecco i ri sultati, tratti dal documento unitario che l'assemblea ha approvato sabato matti na.
Per il Cinema:
· immediato e certo rinnovo del tax credit e del tax shelter;
· approvazione di una legge di sistema che crei un Centro nazionale della ci
nematografia sganciato da qualsiasi controllo della politica;
· un prelievo di scopo con il quale chi utilizza il cinema e l'audiovisivo i
taliani (televisioni generaliste e satellitari, provider e Telecom) reinvesta un a parte dei profitti nella produzione nazionale e un prelievo sul costo del bigl ietto delle sale che inciderebbe per il 70% sui profitti delle major straniere.
· Reintegro del FUS, che può avvenire immediatamente e senza oneri per lo St
ato semplicemente mettendo all'asta, come accade in tutta Europa, le frequenze d el digitale terrestre che oggi vengono regalate a Mediaset;
· Sostegno e difesa delle sale di città, spazio privilegiato del cinema ital
iano;
· Promozione del cinema italiano all'estero;
· Divieto per i network televisivi di mantenere posizioni dominanti sul merc
ato con il controllo di produzione, distribuzione e sale;
· Salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio storico come Cinecittà.
Per la televisione:
· Nascita di un mercato liberato dal monopolio di Rai e Mediaset;
Riappropriazione dei diritti sulla fiction da parte di autori e produttori, in g rado di creare un mercato internazionale per le opere televisive italiane;
· Utilizzazione dei canali del digitale terrestre e dei canali satellitari -
molti dei quali sfruttano gratuitamente e illegalmente le nostre opere - come n uove opportunità di una pluralità narrativa;
· Obbligo di realizzare sul territorio nazionale la fiction finanziata con i
l soldi del servizio pubblico;
· Attenzione alla produzione e diffusione del documentario in tutte le sue f
orme.
Per la Casa del cinema chiediamo al Comune di Roma:
· La revoca della memoria di Giunta che affida di fatto la gestione a una so
rta di "comitato d'affari";
· La convocazione delle associazioni del mondo del cinema che si propongono
come protagoniste della gestione della Casa e del suo indirizzo culturale.
Queste nostre richieste, per le quali siamo quotidianamente insultati, non hanno nulla a che fare con la difesa di privilegi, ma sono il minimo necessario per f ar ripartire un'industria che occupa oltre 250.000 lavoratori, che crea ricchezz a per lo stato e cultura per il Paese, ed è già legge in tutte le nazioni avanza te d'Europa.
La protesta continua, in attesa che qualcuno si decida a dare risposte altrettan to concrete. E si articolerà in diverse forme... La strada è oramai aperta, e a percorrerla siamo ora in tanti.