di Maurizio Calò*
Altrove s’è detto che il rapporto che è andato configurandosi tra Berlusconi e la magistratura somiglia sempre più a un gioco da fiera: il Premier, come il pupazzo del “tre palle un soldo”, è diventato il bersaglio della gara a quale giudice riuscirà a farlo condannare.
La metafora potrebbe ulteriormente perfezionarsi considerando che quanto più il pupazzo si agita (e, accipicchia, quanto s’agita!), tanto più il gioco coinvolge i gareggianti avvinghiandoli come in un’ossessione dalla quale è impossibile svincolarsi, trasformando il gioco stesso in un duello che richiama un numero sempre maggiore di spettatori, sia nazionali (e sin qui pazienza: dopo 17 anni ci siamo abituati) che internazionali (e qui son dolori per onore e reputazione di bandiera).
L’ultimo caso giudiziario di Rubyrubacuori vede partecipare, tra i detentori delle tre palle, la Dottoressa Ilda Boccassini, accreditata di ottima e sperimentata mira rispetto a tutti quelli che finora hanno gareggiato.
Il duello si presenta quindi ancora più appassionante atteso che è stata prospettata anche una disponibilità di prove tale da consentire il giudizio immediato, quella forma di processo, cioè, invocabile praticamente nella flagranza del reato richiedendo, tra gli altri requisiti, un’iscrizione dell’indagato sull’apposito registro penale da meno di tre mesi.
Seppure vi sarebbe da cincischiare un po’ sull’iscrizione di Berlusconi in detto registro alla data del 21 dicembre 2010 e non da prima, sebbene altri suoi sodali come Emilio Fede o Lele Mora vi sarebbero stati iscritti da epoca sensibilmente anteriore, quello che più cattura l’attenzione sono gli elementi a supporto dell’accusa, considerato che l’indagato decisamente e sdegnosamente respinge ogni addebito come assurdità.
La questione è allora: è attendibile l’imputazione di prostituzione minorile, la più infamante tra quelle sollevate, che dalla Procura della Repubblica di Milano hanno scagliato sul bersaglio Berlusconi?
La risposta non può che partire da un esame circostanziato della situazione.
Un dato, a ben considerare l’intera storia pubblica del Silvio nazionale, appare incontrovertibile.
Non esiste un’immagine – neppure una sola - che mostri Silvio Berlusconi con gli occhiali.
Sembra stupefacente, ma è proprio così. E che all’altezza di ben 74 primavere Berlusconi non presenti cenni di presbiopia, miopia, ipermetropia o astigmatismo, né tampoco di cataratta, costituisce un’anomalia biologica degna della massima attenzione.
In risposta alla curiosità, a questo punto dell’indagine, non può sfuggire alla memoria il monito curiale, che ha accompagnato la preparazione catechistica di innumerevoli generazioni di giovani cattolici, secondo cui sono i lavorii solitari a rendere ciechi.
L’osservazione restituisce, dunque, un contesto in cui è definitivamente accertato (né potrebbe essere diversamente, stante il dogma dell’infallibilità) l’accompagnamento del Premier con soggetti terzi che l’assistano nella bisogna, almeno con la frequenza con la quale altri normodotati si dedicano ai solitari finendo inevitabilmente preda di mezzelune, quando non di bifocali erette a presidio di disturbi ortottici addirittura cumulativi a decorso non di rado ingravescente.
L’assistenza all’anziano, nella fattispecie, determina un’inevitabile dedizione di tempo e di impegno che, ai sensi dell’art. 36 della Costituzione, comporta una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavorio prestato. Di qui, anche, la trincea tra Berlusconi ed il resto dell’umana collettività nazionale: a tasche vuote è difficile richiedere l’assistenza specifica con la frequenza desiderata, sicché risulta confortata la radicata convinzione che tra lavorio e capitale il legame è serrato.
La perfetta e scrupolosa obbedienza ai descritti insegnamenti ecclesiastici, sotto altro profilo, spiega anche quella percepita inclinazione dei ranghi vaticani al Premier che tante perplessità suscita, specie nell’epoca del bunga bunga.
Dunque non sembra affatto trattarsi di una questione di prostituzione minorile quanto, piuttosto, di lavorio minorile che trasla la questione in un ambito assai meno biasimevole.
Ma v’è di più! Qui non si tratta affatto di sfruttamento intensivo della gioventù, bensì di educare i minori alla nobiltà del lavorio, senza peraltro sottrarli allo studio in quanto notoriamente impegnati per le necessità del Premier in orari extrascolastici.
Tale quadro non appare dunque disdicevole e, anzi, la specifica circostanza che alla bisogna vengano chiamate solo fanciulle, manifesta una predilezione per il lavorio femminile cui da sempre si sollecita la considerazione di tutti i settori, sia economici che politici.
Se, allora, l’intera vicenda di Rubyrubacuori può descriversi come nient’altro che la dedizione di un anziano, cattolico devotissimo, all’elevazione educativa delle minorenni elargendo alle stesse una remunerazione di volta in volta proporzionata alla quantità e qualità del lavorio prestato, senza intralci per la vocazione scolastica, semmai ancora d’obbligo per le elette, appare evidente che i meccanismi di puntamento delle tre palle della dottoressa Boccassini non appaiono esenti da errore consigliandosi prudenza prima di azzardare scommesse sulla redditività del soldo dalla stessa investito nella gara.
*Presidente dell’Associazione Migrare – migrare.eu