di Domenico Petrolo
Ogni giorno dal Presidente del Consiglio arrivano propositi, idee, “sinceri” segni di volontà riformatrice: dalle intercettazioni alla Consulta, dalla giustizia alla prescrizione breve. Si, è certamente vero che ci sia un gran bisogno di riformare questo Paese. La giustizia è lentissima, la burocrazia ostacola ogni iniziativa, i giovani cercano all’estero il proprio futuro. La stessa diffusione delle informazioni giudiziarie dovrebbe essere oggetto di una discussione, sempre garantendo la libertà d’informazione, per impedire che tali fughe forniscano materie prime per “macchine del fango” ben oleate. Ma, purtroppo per noi, non è questo il momento e soprattutto non sono questi gli interlocutori.
E’ impossibile affrontare o aspettarsi riforme vere che possano migliorare la vita del nostro Paese, quando a governarlo è un sultano senza scrupoli, circondato da cortigiani ossequiosi, che supportano ogni suo desiderio di sfregio costituzionale.
Dopo tre anni di governo, ogni giorno sembra sempre il primo. La vana promessa di “un nuovo miracolo” italiano si rinnova quotidianamente in un “Truman Berlusconi Show”, in cui il premier, le sue azioni, le sue battute sono protagonisti permanenti. Il confronto con “L’état, c’est moi”, lo Stato sono io, di Luigi XIV, e la sua visione monarchica ed assolutistica, antecedente alla creazione di una vera opinione pubblica, viene spontaneo.
Il tutto mentre dalle istituzioni europee arrivano quotidianamente dati che ci confermano la nostra impressione di un Paese in declino. Un Paese con uno dei più alti debiti pubblici e con un giovane su tre e una donna su due senza lavoro.
In questo clima il Premier, insofferente per tutti quegli organi di garanzia sanciti dalla Carta, ogni giorno ci “promette” una riforma, un cambiamento, una maggiore”libertà” in qualche campo.
Ora tocca alle intercettazioni e come per incanto rispunta fuori la famigerata “Legge Bavaglio”. Già lo scorso anno il tema era stato oggetto di discussioni, manifestazioni, grandi dibattiti e grandi scontri. Poi i dissidi dentro la maggioranza, le opposizioni delle altre forze politiche e dell’opinione pubblica avevano impedito che questo scempio si realizzasse.
Oggi ancora una volta, come spesso è successo in questi anni, la nostra Democrazia corre qualche rischio. Ancora una volta si rischia che la nostra Carta Costituzionale venga stravolta, non nell’interesse collettivo, bensì per il beneficio di un singolo individuo.
Nuovamente siamo di fronte alla possibilità che le nostre libertà fondamentali, in primis la libertà ad essere informati, vengano cancellate, che venga smantellato, tassello dopo tassello, il nostro sistema democratico.
Il momento che attraversa questo Paese è molto complicato. Siamo divisi, abbiamo un tessuto sociale continuamente indebolito e sfilacciato da una rappresentazione della politica in cui vince l’interesse personale. Il senso di comunità, vitale per una società, viene minato dall’imposizione di un finto modello liberale che non nasconde nient’altro che un individualismo sfrenato ed egoistico.
In questo clima di contrapposizione permanente, non sappiamo se siamo all’atto finale del dramma che questo Paese vive da 17 anni, ma sicuramente sappiamo che, ancora una volta, siamo ad un momento cruciale della nostra vita democratica.
Per questo lo sforzo che ci viene chiesto è maggiore del solito. E’ necessaria una resistenza civile, la difesa civica della nostra democrazia. Le manifestazioni delle donne, i sondaggi, il fermento nel Paese, ci dimostrano che qualcosa sta succedendo. Che, finalmente, questo modello culturale comincia a vacillare. E proprio in questo momento dobbiamo ritrovare l’orgoglio di essere italiani, di essere una comunità. La bellezza ed il desiderio di stare insieme come cittadini di questa Repubblica, al di là del nostro colore politico. Uniti dalla certezza dell’importanza vitale della nostra Carta Costituzionale, dalla certezza che non possiamo permettere a nessuno d’intaccare le nostre libertà fondamentali, in primis la libertà d’informazione. Nella convinzione che non ci può essere nessun “Bavaglio” alla nostra Costituzione.