di Simone Luciani
Chi scrive è un giornalista. A scanso di equivoci, sottolineo di non essere simpatizzante del centrodestra, e di non aver mai votato (e, con ogni probabilità, non lo farò mai) Silvio Berlusconi e il suo schieramento. Lavoravo, fino allo scorso novembre, a Econews, agenzia radiofonica che vantava/vanta, fra le sue collaborazioni, quella con l’associazione Articolo 21 (portavoce l’onorevole Giuseppe Giulietti), che si batte per la libertà d’informazione. A seguito di crisi aziendale ho firmato, assieme a tutti i miei colleghi, un accordo sindacale per la richiesta di cassa integrazione in deroga che sarebbe, in teoria, dovuta partire da novembre e durare un anno, a fronte della cessazione d’attività, assicurata sempre in sede di accordo sindacale, da parte del datore di lavoro.
Sono venuto a scoprire di recente che nella stessa sede in cui ho lavorato per due anni e mezzo si continuano a produrre prodotti radiofonici, sotto altro nome e grazie all’apporto di altre persone (assunte, in barba all’accordo di cassa integrazione? in nero?). Non solo: molti aderenti ad Articolo 21, ben consapevoli di ciò che stava accadendo ed è accaduto a me e ai miei ex colleghi, anziché prendere le parti dei giornalisti – cosa che abitualmente l’associazione fa, a fronte di qualunque crisi aziendale o situazione critica nell’ambito dell’informazione – hanno scelto di proseguire la collaborazione con il mio ex datore di lavoro, chiudendo gli occhi di fronte alla crisi aziendale, a otto giornalisti spediti in cassa integrazione (che, oltretutto, ancora deve partire a causa di negligenze del mio ex editore e dei suoi collaboratori), ai vari cambi di nome e ai nuovi “giornalisti” piombati in redazione, non si sa bene a che titolo. Non un comunicato, non una dichiarazione, non un articolo sono stati prodotti da Articolo 21 in nostra solidarietà in questi mesi difficilissimi, nonostante il lavoro mio e dei miei ex colleghi riempisse di contenuti giornalistici il loro sito.
In occasione della manifestazione di sabato 12 marzo a difesa della Costituzione si è raggiunto, probabilmente, il culmine dell’ipocrisia. Mi risulta infatti che molti esponenti di Articolo 21 abbiano utilizzato i luoghi e gli strumenti della mia ex redazione per organizzare le proprie attività in vista della manifestazione. Durante la quale, per involontaria, amara ironia, il conduttore ha perfino ringraziato le “radio come Econews” per aver seguito in diretta la manifestazione. Chissà se sapeva di riferirsi a un’agenzia radiofonica che, in via ufficiale, ha cessato l’attività per far fuori i suoi giornalisti, e che ha cambiato nome per continuare a produrre informazione. Insomma, un’associazione che si batte per la libertà d’informazione e che poi collabora stabilmente e senza nessun imbarazzo con chi ha spedito a casa un’intera redazione giornalistica, della quale ha ampiamente utilizzato il lavoro. Spero che tanti cittadini, di ogni colore, si fermino a riflettere su tutto ciò.
Abbiamo ricevuto e deciso di pubblicare la lettera del giornalista Simone Luciani. Come nostro costume ci sembra giusto dare spazio a una riflessione che è anche di critica nei nostri confronti e che non vogliamo cestinare anche perché proviene da una persona che stimiamo e della quale abbiamo spesso ospitato contributi e se vorrà continueremo a farlo. Articolo 21, come ha sempre fatto con ogni struttura redazionale in crisi ha espresso preoccupazione anche su questa vicenda, il 5 maggio del 2010 pubblicando anche le comunicazioni giunte in redazione da parte della redazione di Econews e fornendo la nostra solidarietà.
Ora ci attendiamo che l’editore e il sindacato vogliano fornire anche il loro punto di vista.
Allo stesso modo ci auguriamo che i responsabili sindacali della redazione vogliano intervenire in questa discussione e faremo nostre le ragioni delle rappresentanze sindacali, le condivideremo e ne tireremo le conseguenze.
E dal momento che non abbiamo steso patti impropri con nessuno non avremo problemi a schierarci come sempre dalla parte dei lavoratori (Redazione)