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Articolo 21 - Editoriali
Cinecittà, il Governo "confessa"
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di Vincenzo Vita*

Che succede a, di Cinecittà? Piani industriali criptici, dichiarazioni osé (davvero nel tempio laico del cinema mondiale nasceranno un albergo a cinque stelle, un fitness...?) e -da ultimo- un'articolata risposta del governo alle interrogazioni parlamentari del Pd e dell'Italia dei valori. Al Senato e con un sottosegretario non del ministero competente. Che dileguossi da quel dì..... In verità, la risposta letta dal sen. Augello suona come conferma per 'tabulas' delle peggiori supposizioni. Infatti, dando per scontata la progressiva privatizzazione dell'ente, suddiviso in due sbagliando la previsione visto l'indebolimento complessivo della struttura, si fa strada una nuova prepotente edificazione in un'area assai vista e da anni oggetto di tanti desideri. Confessabili o meno. Anche sulle modalità, infatti, del percorso fatto immaginare l'esperienza insegna fin troppo. E' noto che i piani hanno un bel maquillage: studi, distretti multimediali, servizi di supporto, e così via. Cavalli di troia, spesso, della seconda fase: edilizia, edilizia, edilizia. E' pensar male? No. Se e' vero che la grande parte della produzione cinematografica e audiovisiva viene delocalizzata nei paesi dove il lavoro costa meno, perché nuovi studi? Delle due l'una. Quel che resta del capitalismo italiano e che gestisce proprio la società degli Studios si comporti in modo trasparente, confrontandosi innanzitutto con le organizzazioni sindacali, e con le autonomie e gli enti locali.

La risposta del governo alle interrogazioni è risultata tutt'altro che rassicurante e neppure aggiornata rispetto al decreto legge del governo sul Fondo dello spettacolo. Quest'ultimo rimane inadeguato e grava sui cittadini attraverso l'aumento della benzina. C'e' molto da rivedere. Su questo come su altri punti ( emittenza locale, incroci tra stampa e televisione, ad esempio). Soprattutto, e' il luogo dove sfidare governo e maggioranza sulle effettive intenzioni su Cinecitta'. Proporremo modifiche e verificheremo le risposte. Lavoratrici e lavoratori non possono attendere. Il cinema italiano è ancora l'Italia, quella stimata e non derisa, in giro per il villaggio globale.



*L'Unità 03/04/2011
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