Articolo 21 - Editoriali
Ad personam
di Montesquieu
Magari fosse fantapolitica, e i ragionamenti su come si recupera un paese dall'orlo del baratro, economico e istituzionale , oziose esercitazioni accademiche : soprattutto per quanto riguarda i poteri –oggi verrebbe voglia di chiamarli doveri – del capo dello Stato .
La situazione italiana si presenta così , presumibilmente agli italiani di ogni idea , compresi molti non solo elettori , ma dirigenti del maggiore partito di governo.
La rissa istituzionale permanente, fin qui opera dell'irruzione ai massimi livelli istituzionali di una teoria che mette in fila le istituzioni secondo una precisa gerarchia - teoria incompatibile con il nostro equilibrio costituzionale, ma praticata con la forza dei fatti e di mezzi grandiosi di influenza - è precipitata nelle ultime ore con la ribellione aperta del capo del secondo partito del governo all'altolà del capo dello Stato in tema di sedi ministeriali. Ribellione praticata da sedicenti aspiranti secessionisti, non da uomini di governo presi da improvvisa pigrizia. Che tutto rientri è sperabile e probabile, visti i precedenti di anni e anni di schermaglie, ma in nulla riduttivo della gravità dell'iniziativa. (Per chi non lo sapesse, nel nostro ordinamento costituzionale le istituzioni si bilanciano vicendevolmente , così che non ve ne sia una che sta sopra le altre ).
La situazione della giustizia , contrassegnata dall'innesto della difesa tecnico-legale dentro le camere a conciliare le esigenze dei singoli procedimenti con norme utili in luogo di quelle esistenti, si arricchisce di un nuovo esempio di intervento legislativo " dedicato" , che concretizza il passaggio della guida e della regia del processo dalle mani del giudice a quelle dei difensori. A questo punto , alla difesa mancherà solamente il possesso della funzione della decisione. Forse si potrebbe arrivare anche a quello , la sentenza dell'avvocato , o la doppia sentenza : quella tradizionale e quella difensiva , se servisse. Capita quando si incontrano stato di necessità , dovizia di strumenti e mezzi , fantasia . Ma dopo l'entrata a vele spiegate del " processo lungo " nella nostra bacheca legislativa , non ve ne sarà bisogno . Non vi saranno sentenze, quando una buona difesa si attrezzerà allo scopo , in un paese di sessanta milioni di potenziali testimoni. ( Per chi non lo ricordasse , la legge sul processo lungo non pone limiti alle richieste della difesa in tema di escussione di testimoni , all'infinito).
Legge ad personam , l'ennesima? Così si presenta, come una legge ancora una volta ad personam, con l'aggravante di poter essere usata da tutti gli imputati in grado di farlo , per mezzi e necessità, la fantasia non servirà più. (La legge ad personam non è solamente quella che serve ad una sola persona , è quella che viene pensata e nasce per le esigenze di una sola persona).
Con l'aggravante della necessaria convivenza con la legge sul processo breve : nessuna contraddizione , la prima serve per i processi neonati , l'altra per quelli "attempati ", una sorta di pietosa eutanasia.
Istituzioni , giustizia , resta l'economia.
Per dirla senza giri di parole , potremmo fallire , l'Italia potrebbe fallire.
Nella peggiore classifica che vi sia , siamo i primi dopo la Grecia. Anche non volendone buttare le colpe sulle spalle di un solo governo , spetta al governo del tempo fare qualcosa per uscirne. Il capo dello Stato non dovrebbe entrarci , nel salvataggio , almeno il capo dello Stato della nostra Costituzione , che non gli dà compiti di governo.
Invece ci è dovuto entrare , praticamente assumendo in pieno la regia dell'operazione : tempi, protagonisti , partecipazione delle opposizioni , garanzie internazionali .Altro che moral suasion: per gli improvvisati difensori della staticità istituzionale capiti quel che capiti , siamo già fuori dagli stretti limiti istituzionali.
Lo ha dovuto fare , il capo dello Stato , e si è avvalso della collaborazione del capo del governo per l'economia , il ministro Tremonti, e nonostante la ritrosia del capo ufficiale dell'esecutivo, poco interessato all'economia pubblica , come a tutto quanto è pubblico e destinato a rimanere tale.
E forse non è sufficiente , quello che è stato fatto fino ad ora.
Sono in campo due interessi , il vincolo formale di una carta costituzionale non scritta per le emergenze , aggrappata ad una formula di integrità del parlamento fino a maggioranza esistente , e la salvezza del paese. Al bivio si trova il capo dello Stato , cui spetta scegliere tra l'essere stato un buon presidente della Repubblica negli anni del crollo dell'Italia , e il tentativo di tirare il paese fuori dai guai . E forse la persuasione morale non basterà , con la sopravvivenza di questo governo .
Conoscendolo , confidiamo nella scelta che farà , se si porrà la necessità di farla .
La situazione italiana si presenta così , presumibilmente agli italiani di ogni idea , compresi molti non solo elettori , ma dirigenti del maggiore partito di governo.
La rissa istituzionale permanente, fin qui opera dell'irruzione ai massimi livelli istituzionali di una teoria che mette in fila le istituzioni secondo una precisa gerarchia - teoria incompatibile con il nostro equilibrio costituzionale, ma praticata con la forza dei fatti e di mezzi grandiosi di influenza - è precipitata nelle ultime ore con la ribellione aperta del capo del secondo partito del governo all'altolà del capo dello Stato in tema di sedi ministeriali. Ribellione praticata da sedicenti aspiranti secessionisti, non da uomini di governo presi da improvvisa pigrizia. Che tutto rientri è sperabile e probabile, visti i precedenti di anni e anni di schermaglie, ma in nulla riduttivo della gravità dell'iniziativa. (Per chi non lo sapesse, nel nostro ordinamento costituzionale le istituzioni si bilanciano vicendevolmente , così che non ve ne sia una che sta sopra le altre ).
La situazione della giustizia , contrassegnata dall'innesto della difesa tecnico-legale dentro le camere a conciliare le esigenze dei singoli procedimenti con norme utili in luogo di quelle esistenti, si arricchisce di un nuovo esempio di intervento legislativo " dedicato" , che concretizza il passaggio della guida e della regia del processo dalle mani del giudice a quelle dei difensori. A questo punto , alla difesa mancherà solamente il possesso della funzione della decisione. Forse si potrebbe arrivare anche a quello , la sentenza dell'avvocato , o la doppia sentenza : quella tradizionale e quella difensiva , se servisse. Capita quando si incontrano stato di necessità , dovizia di strumenti e mezzi , fantasia . Ma dopo l'entrata a vele spiegate del " processo lungo " nella nostra bacheca legislativa , non ve ne sarà bisogno . Non vi saranno sentenze, quando una buona difesa si attrezzerà allo scopo , in un paese di sessanta milioni di potenziali testimoni. ( Per chi non lo ricordasse , la legge sul processo lungo non pone limiti alle richieste della difesa in tema di escussione di testimoni , all'infinito).
Legge ad personam , l'ennesima? Così si presenta, come una legge ancora una volta ad personam, con l'aggravante di poter essere usata da tutti gli imputati in grado di farlo , per mezzi e necessità, la fantasia non servirà più. (La legge ad personam non è solamente quella che serve ad una sola persona , è quella che viene pensata e nasce per le esigenze di una sola persona).
Con l'aggravante della necessaria convivenza con la legge sul processo breve : nessuna contraddizione , la prima serve per i processi neonati , l'altra per quelli "attempati ", una sorta di pietosa eutanasia.
Istituzioni , giustizia , resta l'economia.
Per dirla senza giri di parole , potremmo fallire , l'Italia potrebbe fallire.
Nella peggiore classifica che vi sia , siamo i primi dopo la Grecia. Anche non volendone buttare le colpe sulle spalle di un solo governo , spetta al governo del tempo fare qualcosa per uscirne. Il capo dello Stato non dovrebbe entrarci , nel salvataggio , almeno il capo dello Stato della nostra Costituzione , che non gli dà compiti di governo.
Invece ci è dovuto entrare , praticamente assumendo in pieno la regia dell'operazione : tempi, protagonisti , partecipazione delle opposizioni , garanzie internazionali .Altro che moral suasion: per gli improvvisati difensori della staticità istituzionale capiti quel che capiti , siamo già fuori dagli stretti limiti istituzionali.
Lo ha dovuto fare , il capo dello Stato , e si è avvalso della collaborazione del capo del governo per l'economia , il ministro Tremonti, e nonostante la ritrosia del capo ufficiale dell'esecutivo, poco interessato all'economia pubblica , come a tutto quanto è pubblico e destinato a rimanere tale.
E forse non è sufficiente , quello che è stato fatto fino ad ora.
Sono in campo due interessi , il vincolo formale di una carta costituzionale non scritta per le emergenze , aggrappata ad una formula di integrità del parlamento fino a maggioranza esistente , e la salvezza del paese. Al bivio si trova il capo dello Stato , cui spetta scegliere tra l'essere stato un buon presidente della Repubblica negli anni del crollo dell'Italia , e il tentativo di tirare il paese fuori dai guai . E forse la persuasione morale non basterà , con la sopravvivenza di questo governo .
Conoscendolo , confidiamo nella scelta che farà , se si porrà la necessità di farla .
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