Articolo 21 - Editoriali
Caso Uva. " Il processo penale è pubblico"
di Luca Ghedini*
Riceviamo e di seguito pubblichiamo la lettera inviata dal giudice di corte d'appello di Bologna Luca Ghedini, già relatore per la sentenza di secondo grado del processo Aldrovandi, in merito ai recenti fatti relativi al processo Uva.
"Venerdì si è celebrata a Varese un’ulteriore udienza del processo relativo alla morte di Giuseppe Uva.
Mi sia consentito un passo indietro nel tempo, sino all’anno 1969, per ricordare come nacque Magistratura Democratica.
Cito, per chi non conservasse memoria della storia associativa, Livio Pepino, “Appunti per una Storia di Magistratura Democratica”: “La miccia fu l’approvazione da parte dell’assemblea nazionale di Md, il 30 novembre 1969 a Bologna, del cd “ordine del giorno Tolin”, cioè di un documento di critica degli orientamenti di polizia e magistratura nei confronti della stampa, che avevano indotto alcune tipografie milanesi e romane a rifiutare, per timore di processi penali, la stampa di documenti, tra gli altri, della Associazione giuristi democratici e dei Giovani liberali…” (pag. 13 ss. Alla nota 52 è possibile leggere il testo dell’o.d.g. Tolin, che è disponibile anche sul sito di Md: http://magistraturademocratica.it/platform/node/629).
Nel “DNA” di Md, quindi, è ben presente il germe dell’”interferenza” sulle prassi giudiziarie e sui processi in corso (Pepino, op. cit., pag. 14 e nota 53).
Posto che non pecco superbia o, come qualcuno ingiuriosamente ha detto, di supponenza tali da paragonare le mie osservazioni sul processo Uva all’intervento di Md sul caso “Tolin”, osservo che la ormai ventennale campagna di attacco e delegittimazione della magistratura un effetto lo ha ottenuto: siamo diventati tutti bravi, belli e buoni e non sbagliamo mai!
Guai ad avanzare una critica: la deriva corporativa non ce lo consente.
Veniamo, quindi, all’oggetto della spiacevole querelle sul processo di Varese.
All’esito dell’udienza di venerdì, il Giudice, sulla base delle conclusioni cui era giunta la perizia collegiale da lui disposta, ha ordinato la riesumazione della salma per gli ulteriori accertamenti medico legali.
Chiedo alla “Collega coassegnataria del fascicolo Uva”: anche il giudice è uno dei tanti che, magari con supponenza, ha male interpretato la perizia preliminare che non ha letto con attenzione?
Anche se a qualcuno spiace (e sembra quindi che la cultura della giurisdizione per qualche PM sia solo uno slogan), il processo penale è pubblico, e i suoi atti sono conosciuti e conoscibili.
E’ lecito nutrire delle perplessità o il “manovratore” non deve essere disturbato?"
*giudice di corte d'appello di Bologna
"Venerdì si è celebrata a Varese un’ulteriore udienza del processo relativo alla morte di Giuseppe Uva.
Mi sia consentito un passo indietro nel tempo, sino all’anno 1969, per ricordare come nacque Magistratura Democratica.
Cito, per chi non conservasse memoria della storia associativa, Livio Pepino, “Appunti per una Storia di Magistratura Democratica”: “La miccia fu l’approvazione da parte dell’assemblea nazionale di Md, il 30 novembre 1969 a Bologna, del cd “ordine del giorno Tolin”, cioè di un documento di critica degli orientamenti di polizia e magistratura nei confronti della stampa, che avevano indotto alcune tipografie milanesi e romane a rifiutare, per timore di processi penali, la stampa di documenti, tra gli altri, della Associazione giuristi democratici e dei Giovani liberali…” (pag. 13 ss. Alla nota 52 è possibile leggere il testo dell’o.d.g. Tolin, che è disponibile anche sul sito di Md: http://magistraturademocratica.it/platform/node/629).
Nel “DNA” di Md, quindi, è ben presente il germe dell’”interferenza” sulle prassi giudiziarie e sui processi in corso (Pepino, op. cit., pag. 14 e nota 53).
Posto che non pecco superbia o, come qualcuno ingiuriosamente ha detto, di supponenza tali da paragonare le mie osservazioni sul processo Uva all’intervento di Md sul caso “Tolin”, osservo che la ormai ventennale campagna di attacco e delegittimazione della magistratura un effetto lo ha ottenuto: siamo diventati tutti bravi, belli e buoni e non sbagliamo mai!
Guai ad avanzare una critica: la deriva corporativa non ce lo consente.
Veniamo, quindi, all’oggetto della spiacevole querelle sul processo di Varese.
All’esito dell’udienza di venerdì, il Giudice, sulla base delle conclusioni cui era giunta la perizia collegiale da lui disposta, ha ordinato la riesumazione della salma per gli ulteriori accertamenti medico legali.
Chiedo alla “Collega coassegnataria del fascicolo Uva”: anche il giudice è uno dei tanti che, magari con supponenza, ha male interpretato la perizia preliminare che non ha letto con attenzione?
Anche se a qualcuno spiace (e sembra quindi che la cultura della giurisdizione per qualche PM sia solo uno slogan), il processo penale è pubblico, e i suoi atti sono conosciuti e conoscibili.
E’ lecito nutrire delle perplessità o il “manovratore” non deve essere disturbato?"
*giudice di corte d'appello di Bologna
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