di Apollo 11 e Associazione Documentaristi italiani
"Sono per il cinema autoriale, che esprime un punto di vista. Ma oggi mi sembra che il cinema vada in un'altra direzione. Quando rivedo i miei film mi fa effetto tornare a vedere quest'Italia com'era, questo mondo così diverso di lotta per la vita, ma anche di grandi momenti di gioia.La povertà che ho visto ha sempre coinciso con un forte amore per la vita. Una volta si ricamavano le coperte, si decoravano i vasi, oggi si compra tutto, non c'è più quell'affetto per le piccole cose".
E' difficile non essere retorici quando scompare una persona che ha segnato così profondamente il nostro modo di intendere il cinema, i modi di rappresentare il mondo, l'uscita del documentario dalle sacche del cortometraggio precotto, verso un cinema di poesia e di ricerca. Un cinema segnato dai dimenticati della storia ma mai bloccato alla denuncia e alla sociologia. Un cinema che volava alto, come le riprese fra i rami dagli alberi di Un uomo a metà; come i paesaggi della Barbagia visti dai pastori in Banditi ad Orgosolo; come le urla dei pescatori dalla cima dell'albero di Lu tempu di li pesci spata; come quei momenti, che hanno continuato a commuoverci, in cui il maestro di Diario di un maestro porta i suoi allievi-eroi-recuperati alla scuola pubblica, a vedere, finalmente, Roma. Vittorio era il Presidente Onorario dell'Associazione Italiana Documentaristi. Il gruppo di Racconti dal Vero di Apollo Undici ha cominciato a esistere con lui quando nel 2006 organizzò - in collaborazione con Doc/it, la Provincia di Roma, la scuola di documentario, televisione e nuovi media Zelig, la Filmoteca Siciliana, la Scuola Nazionale di Cinema, Sky, Planet e la Casa Editrice Minimum Fax - la più completa retrospettiva sul suo Cinema. Oggi desideriamo ricordarlo insieme con queste parole.