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Articolo 21 - Editoriali
Ladri e furbi ma comunque opportunisti “di sinistra”...
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di Flaminia P. Mancinelli

Già nel secolo scorso (!!!) si potevano ravvisare i segnali di quanto oggi è arrivato purtroppo a compimento, quando si cominciò a parlare di “radical chic” e di “salotti di Sinistra”, quando essere di Sinistra divenne un emblema di moda, più che non un ideale per il quale impegnarsi, sacrificarsi, lottare...  Ma nessuno si soffermò a considerare quelle prime avvisaglie.

    Il Capitalismo, nel frattempo però, non era mica andato a pettinar le bambole... Tutt'altro. Osservando, dal suo punto di vista, la razza umana aveva capito che per avere maggior profitto dalle proprie attività occorreva dividere l'avversario e alimentare il desiderio di possesso. Il Consumismo divenne l'arma adottata e in pochi decenni trasformò l'intero pianeta.

    Quel che è peggio è l'abitudine, il vizio... Si fa presto a definirsi in un modo – di sinistra, ad esempio – e inglobare in questa definizione accessori e attributi lontani anni luce dall'essenza di un certo modo di essere.
Oggi, persone che si autodefiniscono “di Sinistra”, hanno comportamenti e atteggiamenti degni del più bieco capitalismo, paragonabili a quelli di un vecchio Scrooge o anche peggiori.
Osservando questo nostro tempo, non posso fare a meno di rilevare la rabbia e l'insoddisfazione di tanti giovani che definendosi “di sinistra”, credendo nell'ideologia “di Sinistra” continuano a sbattere contro il muro dei Partiti di Sinistra. Ho sentito esimi professori accusarli di “idealismo utopico”, di “miopia politica”, e quant'altro...  Senza poter fare a meno di chiedermi: ma non saranno loro (i professori, i politici in carriera, gli eletti nelle strutture di partito) ad essere in errore?

    In errore...
Si può definire solo “in errore” un deputato di Sinistra che intasca tangenti, si accompagna con rappresentanti di mafia/'ndrangheta/sacracoronaunita/camorra? Si può definire “in errore” un deputato, un amministratore delle Istituzioni che iscritto ed eletto in una lista/partito “di Sinistra” usa la sua posizione, i denari pubblici, il proprio ruolo amministrativo per arricchirsi?
Su questo, immagino, saremo tutti concordi a gridare, chiaro e forte, un netto “NO”.
    Ma...
Ma se dello stesso “errore”, di un reato analogo si macchiano semplici cittadini? Militanti di Sinistra o anche persone che si definiscono semplicemente “di Sinistra”?
    Già, perché in fondo il problema è proprio questo: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”...  Un versetto che viene dal Vangelo cristiano, ma che con poche parole ci restituisce il senso del Paese nel quale viviamo e cerchiamo di essere “di Sinistra”.
    E scendiamo nel particolare, perché certe cose bisogna avere il coraggio di dirle e di guardarle in faccia, con onestà.

    L'Italia è una nazione di furbi: fregare una legge, non pagare un tributo, passare avanti a chi è prima di noi in fila è un merito, una furbizia della quale andare orgogliosi e vantarsi. Purtroppo. E, purtroppo, non ne sono esenti le persone che si autodefiniscono “di Sinistra”.
Personalità come Luigi Lusi finiscono sulle prime pagine di giornali e siti Web, le accuse al Filippo Penati del caso sono strillate da tutti i mezzi di comunicazione, fanno effetto le cifre, fa effetto la loro appartenenza al PD, il maggior partito “di Sinistra” italiano, ma...
    Ma a me fa lo stesso orribile effetto sapere di compagne e compagni che frodano le tasse del nostro Stato affittando e subaffittando in nero, scantonando un tributo, cercando di raccogliere contributi per attività che non hanno nessun valore sociale, percepire sovvenzioni per handicap e malattie inesistenti o indennità di disoccupazione mentre lavorano in nero.
    Compagni e compagne “di Sinistra” pronti, alla prima occasione, a lapidare il politico di turno, a lanciare strali e tortuose dissertazioni, ma altrettanto pronti a spartirsi qualsiasi “torta” si prospetti all'orizzonte.

    E' cominciato nel secolo scorso, con i “salotti di Sinistra” che si spartivano la cultura italiana (o quel poco che ne restava), con gli atteggiamenti settari dei “radical chic” e prosegue oggi con tutti quei “ladri” e “furbetti” che indossando la divisa “di Sinistra” riescono persino a guardarsi allo specchio senza provare vergogna.
    I traditori dell'ideale “di Sinistra” non sono solo i politici che noi abbiamo eletto e mantenuto, purtroppo, in questo nostro povero Paese non ci sono solo i biechi Capitalisti ad affamare operai e lavoratori, no... sarebbe troppo semplice e netto, si saprebbe sempre da che parte è il “nemico”. Invece in questo Bel Paese il “nemico” si annida anche tra gli amici, tra i compagni e le compagne “di Sinistra” che millantando l'appartenenza a un ideale puro e magari anche un po' “utopico” sfruttano questa nostra bandiera per i loro personali interessi, per derubarci e prenderci per il culo...
VERGOGNA!

    E per tornare al punto da cui siamo partiti, forse dovremmo iniziare, in questo secondo decennio del nuovo millennio, a liberare il campo e la nostra mente da etichette e categorie vecchie e logore. Queste categorie fanno parte di un mondo ormai superato e quindi archiviato, un mondo che procedeva per divisioni e differenze.
    Io faccio parte di un gruppo – le persone Lgbtqi (Lesbiche, Gay, Transgender, Bisessuali e Intersessuali) – che praticamente in ogni luogo e in ogni tempo, in passato, è stato discriminato, segnato a dito per la sua diversità. Sulle difficoltà con le quali ho dovuto lottare per diventare adulta, per guadagnarmi il diritto a una vita “normale”, poggia la mia esperienza di essere umano, e su questa la voglia di cambiamento, la fiducia in un possibile futuro.
    Nei giorni scorsi, a Roma, si sono riunite alcune Associazioni Lgbtqi per dare un nuovo significato al Pride.  Hanno partecipato Associazioni di diverso orientamento politico, Associazioni unite però da un fine comune: ottenere il riconoscimento dei propri Diritti, la realizzazione di un “momento-Pride” comune... Non c'è che dire: mi piace, mi interessa, mi intriga, mi fa sperare in un possibile futuro.

    E forse dovremmo smetterla di considerare l'essere “di Sinistra” il solo passepartout  garante di onestà e trasparenza. L'unica differenza reale dovrebbe restare quella tra chi opera per il sociale e chi, invece, opera per se stesso. E per questo non occorre neppure la tessera di un Partito; noi vediamo, noi sappiamo, noi siamo in grado di valutare quello che i nostri simili fanno.
    Dopo noi saremo in grado, insieme ai giovani Indignados, di iniziare a costruire una società dal volto umano, potremo di nuovo dare fiducia a Partiti e Istituzioni che davvero ci rappresentino, eletti con  il mandato di fare per la Res Publica … E non più costretti a subire “furbetti” e “ladri”  – grandi e piccoli – protetti per l'appartenenza a un Partito, a una lobby o a un'Associazione di qualsivoglia genere.  
    Scardinare giudizi precostituiti, abbattere muri, divellere recinti e fili spinati, rifiutare le differenze, chi le alimenta e le sfrutta, combattere i Fondamentalismi, religiosi e politici, e tornare a spogliarci di ogni sovrastruttura costruita per gli interessi di pochi.
Ricominciare a parlare la lingua umana...

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