Articolo 21 - Editoriali
Non è mai tempo per leggi bavaglio
di Assostampa FVG
Si riparla di legge sulle intercettazioni. Ma non c’è mai nessun tempo buono per
leggi bavaglio: né quello della difficoltà o del disagio economico e sociale, né
quello dei governi tecnici, di transizione, di decantazione o di salvezza
nazionale. Questi tempi devono essere utili, invece, al recupero del buon senso
comune e della giusta considerazione del valore democratico di una libera
informazione esercitata con lealtà e senza censure, senza autorizzazioni
preventive.
La Costituzione, la legge professionale e il codice deontologico dei
giornalisti non richiedono leggi astratte e di preventiva punizione, mai e neppure
per i casi delle intercettazioni telefoniche disposte dalla Magistratura. Altra
cosa è, in una fase che si vuole di sereno confronto di merito sulle cose, fissare
dei limiti di tempo al segreto giudiziario, con regole chiare, di custodia delle
informazioni riservate. I buchi della rete della sicurezza e della protezione dei
dati acquisiti ai fini di giustizia e a garanzia delle persone oggetto di indagine
o solo sfiorate, o di terzi coinvolti inconsapevolmente, non possono essere motivo
di intervento preventivo sul diritto di cronaca.
La Fnsi condivide, con il Garante
della Privacy, che “difficilmente sarebbe compatibile con il quadro
costituzionale una legislazione che pretendesse di definire in via generale e
astratta quando sussiste o no l’interesse pubblico a conoscere” e, quindi, a
pubblicare. Per i giornalisti l’unica riforma utile per liberare l’informazione e
renderla ancora più responsabile sul piano deontologico è quella di una nuova
disciplina dell’autonomia giurisdizionale in materia di responsabilità
deontologica. Come ha detto il presidente Pizzetti, “è dovere di tutti chiedere
che i media siano anche gelosi custodi delle regole che essi stessi si sono dati”.
Una riforma è necessaria semmai per assicurarne l’efficacia.
leggi bavaglio: né quello della difficoltà o del disagio economico e sociale, né
quello dei governi tecnici, di transizione, di decantazione o di salvezza
nazionale. Questi tempi devono essere utili, invece, al recupero del buon senso
comune e della giusta considerazione del valore democratico di una libera
informazione esercitata con lealtà e senza censure, senza autorizzazioni
preventive.
La Costituzione, la legge professionale e il codice deontologico dei
giornalisti non richiedono leggi astratte e di preventiva punizione, mai e neppure
per i casi delle intercettazioni telefoniche disposte dalla Magistratura. Altra
cosa è, in una fase che si vuole di sereno confronto di merito sulle cose, fissare
dei limiti di tempo al segreto giudiziario, con regole chiare, di custodia delle
informazioni riservate. I buchi della rete della sicurezza e della protezione dei
dati acquisiti ai fini di giustizia e a garanzia delle persone oggetto di indagine
o solo sfiorate, o di terzi coinvolti inconsapevolmente, non possono essere motivo
di intervento preventivo sul diritto di cronaca.
La Fnsi condivide, con il Garante
della Privacy, che “difficilmente sarebbe compatibile con il quadro
costituzionale una legislazione che pretendesse di definire in via generale e
astratta quando sussiste o no l’interesse pubblico a conoscere” e, quindi, a
pubblicare. Per i giornalisti l’unica riforma utile per liberare l’informazione e
renderla ancora più responsabile sul piano deontologico è quella di una nuova
disciplina dell’autonomia giurisdizionale in materia di responsabilità
deontologica. Come ha detto il presidente Pizzetti, “è dovere di tutti chiedere
che i media siano anche gelosi custodi delle regole che essi stessi si sono dati”.
Una riforma è necessaria semmai per assicurarne l’efficacia.
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