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Rai, la protesta dei lavoratori: per un rilancio vero dell'azienda
di Bruna Iacopino
“Un piano industriale che non ci convince, che prevede solo tagli e non il rilancio dell’azienda, nonchè la cessione di assett importanti con possibili conseguenti esuberi.” Così Riccardo Ferraro, membro della segreteria nazionale Slc- Cgil, fra i promotori della mobilitazione di domani, spiega sinteticamente i motivi che vedranno in piazza i lavoratori della Rai…
Già in precedenza c’era stato il tentativo di aprire un tavolo di trattativa, cosa è succcesso?
C’è stata una gestione sbagliata da parte del direttore generale: a giugno ci erano state presentate delle linee giuda e già allora avevamo detto chiaramente che quelle linee non ci convincevano, quindi, come Cgil avevamo già scioperato il 19 luglio, in seguito, dopo aver ricompattato il fronte sindacale, ci siamo seduti al tavolo con il direttore generale e il direttore del personale e lì si è scoperta la scorrettezza: quelle non erano le linee guida ma era il piano industriale. In esso si prevedeva un risparmio di 110 milioni di euro, quasi tutti a danno dei lavoratori e dell’azienda, nel senso che tra esternalizzazioni, cessioni di assett importanti, blocco del contratto e mancato pagamento del premio di risultato, si saccheggiavano le tasche dei lavoratori e si metteva a rischio l’occupazione senza di contro nessuna prospettiva di rilancio e nessun intervento serio per limitare gli sprechi.
A cosa punta dunque lo sciopero di domani?
A rilanciare una proposta: noi siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo ma senza le esternalizzazioni. Noi chiediamo al direttore generale e al Cda, che ha votato questo piano, di ritirare le esternalizzazioni e di confrontarsi con le organizzazioni sindacali per rimettere in carreggiata questa azienda. Capiamo che c’è da mettere mano ad alcuni istituti contrattuali e puntare ad una maggiore razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse, ma devono metterci del loro anche dirigenti e giornalisti che comunque, tengo a sottolinearlo, sono solidali con questa protesta. L’Usigrai ha aderito formalmente e il sindacato dei dirigenti Rai all’unanimità ha approvato un documento di solidarietà decidendo di autotassarsi per la giornata del 10. Quello che chiediamo è un tavolo che abbia al centro l’azienda e il suo futuro, a partire dalla salvaguardia del suo perimetro, ivi comprese le torri di Rai Way.
Come si svolgerà la giornata?
Si partirà con una manifestazione nazionale con i lavoratori che verranno da tutta Italia che avrà inizio alle ore 11 e terminerà alle 14. Stiamo ricevendo attestati di solidarietà sia da parte del mondo della cultura che da altre associazioni di lavoratori, (troupe, broadcast, sindacato attori), c’è un movimento contiguoa difesa dell’azienda e del servizio pubblico. Prevediamo una larga partecipazione e un risultato storico rispetto all’adesione. A testimoniarlo le assemblee molto partecipate finora svolte, migliaia di persone solo a Roma. La manifestazione dovrebbe portare in piazza oltre un migliaio di lavoratori, più del 10% del totale… che non è risultato trascurabile, visti i tempi.
Già in precedenza c’era stato il tentativo di aprire un tavolo di trattativa, cosa è succcesso?
C’è stata una gestione sbagliata da parte del direttore generale: a giugno ci erano state presentate delle linee giuda e già allora avevamo detto chiaramente che quelle linee non ci convincevano, quindi, come Cgil avevamo già scioperato il 19 luglio, in seguito, dopo aver ricompattato il fronte sindacale, ci siamo seduti al tavolo con il direttore generale e il direttore del personale e lì si è scoperta la scorrettezza: quelle non erano le linee guida ma era il piano industriale. In esso si prevedeva un risparmio di 110 milioni di euro, quasi tutti a danno dei lavoratori e dell’azienda, nel senso che tra esternalizzazioni, cessioni di assett importanti, blocco del contratto e mancato pagamento del premio di risultato, si saccheggiavano le tasche dei lavoratori e si metteva a rischio l’occupazione senza di contro nessuna prospettiva di rilancio e nessun intervento serio per limitare gli sprechi.
A cosa punta dunque lo sciopero di domani?
A rilanciare una proposta: noi siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo ma senza le esternalizzazioni. Noi chiediamo al direttore generale e al Cda, che ha votato questo piano, di ritirare le esternalizzazioni e di confrontarsi con le organizzazioni sindacali per rimettere in carreggiata questa azienda. Capiamo che c’è da mettere mano ad alcuni istituti contrattuali e puntare ad una maggiore razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse, ma devono metterci del loro anche dirigenti e giornalisti che comunque, tengo a sottolinearlo, sono solidali con questa protesta. L’Usigrai ha aderito formalmente e il sindacato dei dirigenti Rai all’unanimità ha approvato un documento di solidarietà decidendo di autotassarsi per la giornata del 10. Quello che chiediamo è un tavolo che abbia al centro l’azienda e il suo futuro, a partire dalla salvaguardia del suo perimetro, ivi comprese le torri di Rai Way.
Come si svolgerà la giornata?
Si partirà con una manifestazione nazionale con i lavoratori che verranno da tutta Italia che avrà inizio alle ore 11 e terminerà alle 14. Stiamo ricevendo attestati di solidarietà sia da parte del mondo della cultura che da altre associazioni di lavoratori, (troupe, broadcast, sindacato attori), c’è un movimento contiguoa difesa dell’azienda e del servizio pubblico. Prevediamo una larga partecipazione e un risultato storico rispetto all’adesione. A testimoniarlo le assemblee molto partecipate finora svolte, migliaia di persone solo a Roma. La manifestazione dovrebbe portare in piazza oltre un migliaio di lavoratori, più del 10% del totale… che non è risultato trascurabile, visti i tempi.
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