di www.freeburmaitaly.com
Le autorità birmane hanno incriminato Aung San Suu Kyi per violazione degli obblighi legati agli arresti domiciliari. La leader dell’opposizione, ex premio Nobel per la Pace, e nemica giurata dei militari che governano Myanmar, stata già trasportata nel penitenziario di Insein a Rangoon dove dovrà affrontare il processo che si aprirà lunedì a Rangoon. Lo ha riferito il suo avvocato, Hla Myo Myint. Già in pessime condizioni di salute, dopo aver trascorso agli arresti 13 degli ultimi 19 anni, San Suu Kyi è stata incriminata insieme alle sue due aiutanti, con le quali è stata trasferita nel penitenziario. La sua “colpa”, secondo i generali, è quella di aver ospitato e tenuto nascosto un cittadino americano che la settimana scorsa era riuscito a raggiungere segretamente la sua abitazione dopo aver attraversato a nuoto il lago che la circonda.
L’uomo, John Yettaw, era stato arrestato il 6 maggio dalla polizia mentre lasciava la casa di Suu Kyi, dove era rimasto per due giorni. Secondo il suo avvocato, la leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) aveva implorato Yettaw di andarsene ma lui le aveva chiesto di restare per riposarsi. Lo scorso anno aveva già tentato di incontrare Suu Kyi ma lei lo aveva respinto e l’incidente era stato riferito alle autorità. Anche i servizi segreti americani non erano stati informati della visita dell’uomo.
La nuova accusa, che comporta da tre a cinque anni di carcere, arriva a pochi giorni dalla scadenza degli arresti domiciliari, il 27 maggio. Secondo gli osservatori la giunta militare del Myanmar punta a una condanna per togliere visibilità a San Suu Kyi in vista delle elezioni del 2010. John Yeattaw, 53 anni, è comparso anche lui davanti ai giudici nel carcere di Insein, a nord di Rangoon, ma non è stata stabilita ancora una data per il suo processo, ha detto l’avvocato Hla Myo Myint, lo stesso di San Suu Kyi. L’arresto di Yeattaw è stato annunciato dalle autorità birmane una settimana fa dopo essere rimasto nascosto due giorni nella residenza di San Suu Kyi.