di Giorgio Santelli
Andremo a votare e voteremo sì. Siamo in molti, in Rai, fuori dalla Rai, sui quotidiani on line, freelance che lavorano per i quotidiani regionali e per i gruppi nazionali. Giornalisti professionisti, o pubblicisti che fanno solo questo mestiere, ma utilizzati con contratti anomali, e a volte questo utilizzo è più vicino allo sfruttamento che ad altro.
Per la prima volta un contratto parla di figure anomale come le nostre, tenta di aprire uno spiraglio per l'estensione di alcune garanzie e non porta a casa solo un risultato per i colleghi più fortunati, ovvero quelli con contratti a tempo indeterminato o precari di lungo corso. Per una volta ci sono elementi di solidarietà. Contratti a termine non differenziati, uguale trattamento per l'on line, infortuni per i pubblicisti e primi interventi sociali per i co.co.co..
Il referendum ed il contratto sono solo due primi passi del sindacato. Molti di noi, che si stanno organizzando sui diversi territori, vorrebbero vedere altri segnali e chiediamo ai vertici del sindacato, chiusa definitivamente la vertenza contrattuale, di occuparsi di noi e con noi, delle nostre vicende nascoste, dei nostri "non diritti".
E' importante per tutta la categoria, che in questa fase subisce pesanti attacchi da chi ci considera delinquenti, essere uniti, al di là del peso economico della nostra busta paga e delle garanzie di ognuno. Noi siamo consapevoli di poter essere le prime vittime di una stretta contro l'articolo 21 della Costituzione. Se non si crea un fronte unitario che vede insieme, stretti da elementi di solidarietà, giornalisti garantiti e non garantiti, la professione attraverserà giorni difficili.