di Giulia Fresca
Ventisette gocce di sangue. Sono quelle che macchiano la toga della “Giustizia” italiana. Ventisette gocce che sono l’essenza di altrettante vite strappate:quelle di giudici uccisi dalla mano armata.
“Toghe rosso sangue” è il primo libro che li ricorda tutti insieme. Edito da Newton Compton Editori, nasce dalla penna arguta e sottile di un giornalista calabrese, Paride Leporace, oggi direttore del “Il Quotidiano della Basilicata”. Apparentemente si tratta di biografie scritte per ricordare chi ha sacrificato la propria vita al sentimento della Giustizia giusta, quella che non si lascia adulare dal Potere e travalica i pensieri umorali della politica, ma in realtà è uno spaccato dell’Italia tra il 1969 ed il 1994, attraverso l’esperienza diretta ed indiretta e l’analisi diversificata degli eventi. “Toghe rosso sangue- La vita e la morte dei magistrati italiani assassinati nel nome della giustizia” ricorda ventisei magistrati uccisi ed uno scomparso nel nulla, che eccezion fatta per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono dimenticati dalle umane memorie. È sufficiente un prologo e ventisette capitoli per farli ritornare vivi nel loro periodo storico, circondati dalle notizie di cronaca giudiziaria che in quegli anni si rincorrevano, e ripercorrere insieme ai testimoni diretti ed indiretti, sensazioni e ricordi.
Agostino Pianta e la vendetta sbagliata di un Montecristo nel dopoguerra, Pietro Scaglione con l’enigma di via dei Cipressi, Francesco Ferlaino ed un movente mai chiarito, ed ancora Francesco Coco e la scelta fatale nel sequestro Sossi per giungere a Vittorio Occorsio ed al mitra dell’internazionale nera che lo uccise. Si arriva così al 1978, ventinove giorni prima del sequestro di Aldo Moro, enorme ferita ancora aperta nella pagina democratica della nostra Nazione, quando sotto i colpi dell’arma da fuoco verde la vita Riccardo Palma, non un inquirente ma un “muratore delle carceri” come venne definito dal Corsera. Inizia così il nuovo corso delle Brigate Rosse che continuano con Girolamo Tartaglione, Fedele Calvosa ed Emilio Alessandrini, il giudice di Piazza Fontana ucciso dal figlio del ministro Donat Cattin. Paride Leporace inizia così ad entrare nel merito delle questioni politiche che egli stesso viveva in prima persona. Non più gli anni di una lucida fanciullezza e di notizie ricercate e raccolte, ma testimonianze dirette con le sue, personali sensazioni e ricordi. Cesare Terranova, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Guido Galli, Mario Amato, Gaetano Costa, sono il tragico elenco che l’Italia dal 1979 all’80 deve registrare a distanza di poche settimane, a volte giorni, l’uno dall’altro. Qualche anno di apparente quiete ed ecco che la mano armata non è più quella delle Brigate Rosse, ma quella della criminalità organizzata che dopo Costa, inizia a colpire Gian Giacomo Ciaccio Montalto, Bruno Caccia, Rocco Chinnici, Alberto Giacobelli, Antonino Saetta e Rosario Angelo Livatino. Arrivano così gli anni ’90, ma nel suo libro Paride Leporace non si limita a tracciarne solo gli eventi. Egli entra ed esce dalle case della politica, dagli avvenimenti che circondano gli eventi, da personaggi che hanno idealizzato sogni e raccolto speranze assopite. Si trova così a parlare di Antonino Scopelliti, ucciso dal patto di ferro tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra, senza dimenticare di fare un tuffo in avanti nel 2006, con il movimento “Adesso ammazzateci tutti” nato a seguito dell’uccisione del vice presidente del consiglio regionale calabrese, Francesco Fortugno, per poi ritornare nel 1992 dove in una pizzeria di Cosenza un giornalista trentenne di belle speranze assiste in diretta, come tanti in quel giorno, all’interruzione delle trasmissioni televisive che informavano il mondo di ciò che era accaduto: Giovanni Falcone morto con un attentato che cambierà la Nazione. Dopo di lui sua moglie, Francesca Morvillo ed ancora il suo caro amico Paolo Borsellino. Paride Leporace, l’allora trentenne giornalista, sembra mantenere freddo il ricordo di quel tempo vissuto emotivamente, invece, in maniera fortissima e passa a Luigi Daga , vittima di un attentato terrorista islamico e non dimentica Paolo Adinolfi, scomparso nel nulla. “Toghe Rosso Sangue” rappresenta un capitolo doloroso della nostra Italia, un capitolo che avremmo voluto non dover leggere e che invece si è intrecciato con gli eventi ed ha modificato tanti avvenimenti negli anni a seguire. Un capitolo però che è stato nascosto e sottaciuto e che ora grazie a questo libro viene rimesso in luce con i nomi ed i volti fotografati di ventisette uomini che hanno fatto della Legge e della Giustizia Giusta lo scopo della loro vita.