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Articolo 21 - Editoriali
Quattro proposte per riportare a combattere Graziella e gli altri
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di Riccardo Orioles

Berlusconi, il governo, Di Pietro, Franceschini, la sinistra... Ma si può, con tutte queste cose importanti in giro, dare la copertina a due persone "comuni", simpatiche ma certo non potenti, come Graziella e Pino?
Certo che si può. Al centro di tutta la lotta politica in Italia, prima e più seriamente di ogni altra cosa, c'è l'antimafia. Al Sud perché la mafia comanda e l'unica lotta reale è questa, e tutto il resto è poesia. In tutta Italia perchè la mafia (o il sistema politico-imprenditoriale-mafioso, il Sistema come dice Saviano) oramai è un modello dappertutto.
Ci sono i mafiosi dei clan anche a Milano, oramai. Ma soprattutto anche là ci sono i Ciancimino, i Martellucci ("la mafia non esiste"), e probabilmente pure i Sindona e i Salvo Lima. Il personale politico, insomma, della contiguità. Che una volta stava a Ca¬tania e Palermo, ma ora è dilagata, sia come modo di fare che come relazioni d'affari.
Non è solo la linea della palma ad aver risalito il nord.

La lotta alla mafia - nel senso di lotta al potere mafioso, al Sistema - è soprattutto lotta d'informazione. Informazione di base, "povera", libera, battagliera. Più Radio Aut che Santoro. Perché sociale, legata al territorio, giovane, aggressiva.
Rendo e Badalamenti non li hanno sconfitti i giornalisti famosi, ma quelli - professionali ma militanti - come Peppino Impastato o Pippo Fava.

Di giornalisti così ce ne sono ancora, in giro. Non moltissimi, ma qualche decina sì. E molti sono i ragazzi che imparano da loro. Ciascuno di questi giornalisti è un patrimonio sociale, una risorsa insostituibile per la democrazia.
E' interesse di tutti difenderli e metterli in grado di lavorare. Interesse delle sinistre, dei sindacati, delle cooperative, delle professioni democratiche, degli imprenditori (finalmente) antimafiosi. Sono loro la prima linea, quelli giù di guardia nel deserto. Se crollano loro, prima o poi crolla tutto il resto.
E' dovere di tutti difendere Graziella e Pino. (Certo, non loro soli: con Graziella, ad esempio, difendiamo Lillo Venezia, Rosario Lanza, Elena Brancati, Claudio Fava, Antonio Roccuzzo, Miki Gambino, tutti i "vecchi" dei Siciliani, tutti come lei chiamati a rispondere dei debiti fatti per difendere la trincea di tutti. Qui diciamo Graziella per semplificare).
E' dovere di Graziella e Pino (ma anche mio, di Fabio, di Luca, di Claudia, di Lillo, di Piero - anche qui, usiamo un paio di nomi per semplificare), stringere i denti, tener duro, "non mollare", non scoraggiarsi mai e non mollare. E soprattutto essere uniti, coordinarsi il più possibile, fare rete.
Ci chiedono che fare, per Graziella e per gli altri. Avrei quattro precise idee da proporre:
1) Organizzare un grande concerto nazionale, con artisti famosi (a cominciare dai Modena, ma non solo), e organizzarlo con la bandiera dell'Ordine dei Giornalisti e del sindacato dei giornalisti, la Fnsi, nazionale. Mi fido di loro, li abbiamo avuti accanto per difendere Pino. Mi piacerebbe se prendessero questa iniziativa, e se ci fosse anche Libera di mezzo.
2) Fare una trattenuta sullo stipendio di luglio, noi giornalisti professionisti: cinque-dieci euri a testa non li sentiremo nemmeno, perché a luglio c'è la quattrordicesima e quest'anno ci sono anche i soldi del contratto nuovo; 3)I parlamentari europei dell'antimafia diano il loro primo stipendio per l'informazione antimafia, per Graziella e gli altri:
4) Voi dirigenti della Lega delle cooperative avete un debito con noi dei Siciliani. Noi eravamo una cooperativa della Lega, ma la Lega non ci ha salvati; ha preferito fare gli affari con i Cavalieri. Potete saldarlo ora, questo debito, compagni di Reggio Emilia e di Bologna. Certo, non c'è nessuno che vi obblighi; ma sarebbe un onore grandissimo, poter dire "I nostri predecessori sbagliarono, ma noi, noi che rispondiamo di noi stessi qui ed ora, noi siamo contro la mafia e con i Siciliani".

 

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