di Ylenia Di Matteo
Nei suoi “Consigli ai politici”, Plutarco (46-125 d.C. ca) richiama la necessità di una formazione culturale e morale dell’uomo di Stato, che deve essere esperto e preparato.
“ Non è possibile che chi sta cadendo tenga in piedi gli altri, chi è ignorante insegni, chi non è equilibrato possa dare equilibrio, né dare ordini chi non è ordinato, né governare chi non ha in sé governo. Molti invece, ragionando male, pensano che il primo vantaggio nel governare sia il non essere governati…”.
Orbene, non è necessario scomodare l’illustre filosofo per chiedere ai nostri uomini di Stato quantomeno una sobrietà linguistica, allorquando il Presidente USA Barack Obama farà visita al nostro Paese.
Le parole sono importanti, soprattutto in circostanze così particolari. La giovialità, la propensione allo scherzo sono indubbiamente qualità caratteriali ma nelle occasioni da “protocollo” è bene essere misurati. Non è l’uomo che parla, ma un’intera Nazione. Non si trattano gli affari privati, ma gli interessi della collettività. E’ opportuno, quindi, attenersi a regole di buona educazione universalmente riconosciute. E ricordarsi che non sempre quel che viene detto in Italia viene compreso all’estero. Anzi il più delle volte è motivo di scherno. O di richiamo.
Evitare quindi la pacca sulla spalla, o gesti di mitra.
Evitare espressioni del tipo “Vittoria della nostra identità, una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici, comunisti “(Calderoli all’Ansa, 10 luglio 2006, commentando la vittoria mondiale della nazionale di calcio).
Evitare espressioni del tipo “Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perchè lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana». (Berlusconi, Corriere.it, 4 settembre 2003).
Seguire l’ufficialità del momento e la moderazione che ne comporta.
Sia prediletta una forma breve, del tipo “Welcome in Italy, Mr President”.