di Daniela de Robert
Dopo il britannico Indipendent e il giapponese Asahi Shimbum oggi è la
volta de La Stampa. Il quotidiano torinese, sotto la direzione di Mario
Calabresi, ha dedicato domenica un intero numero del giornale all’
Africa, per parlare, come scrive Calabresi, “al cuore e al cervello” e
raccontare l’Africa come opportunità: il suo sviluppo “sarebbe una
soluzione per l’economia, la sicurezza e l’ambiente”.
Per questo, in vista del G8, nelle pagine de La Stampa hanno trovato
spazio leader di tutto il mondo e in ogni campo per scrivere questo
numero speciale: da Bono, da tempo impegnato a favore del continente
nero, a Roberto Saviano che ci spiega come l’Africa ormai sia il
continente bianco, bianco per la cocaina, dall’ex segretario delle
Nazioni Unite Kofi Annan che scrive della sfida di un nuovo modello di
sviluppo al cardinale Carlo Maria Martini sulla corresponsabilità, da
Mina sulle responsabilità personali a Giorgio Armani sulla disperazione
e la speranza, da Tony Blair che racconta la rinascita del Ruanda a
Naomi Campbell che parla delle piaghe delle morti da parto, dalla
presidente della Liberia Ellen Johnson-Sirleaf che racconta del suo
paese uscito dalla guerra a Sofia Loren che ricorda la nostra povertà
del dopoguerra, dal Presidente della Banca Africana di sviluppo Donald
Kaberuka che lancia l’allarme sulla crisi economica a Bob Geldof che
intervista il presidente del consiglio Berlusconi sugli impegni e il
prossimo G8.
Un’edizione speciale, nella quale hanno trovato spazio anche le
notizie del giorno, ma in cui la preoccupazione per l’Africa e le
potenzialità di questo continente per una volta hanno fatto la parte
del leone e il continente dimenticato ha potuto raccontarsi come
raramente succede nella stampa italiana, troppo spesso molto
provinciale.
Economia, politica, criminalità, moda, sport, cultura, religioni,
volontariato e impegno sociale, ambiente, l’attenzione degli Stati
Uniti, l’Aids, la povertà, la democrazia e le dittature, il turismo, la
solidarietà, la speranza, l’opportunità. Tutto questo e altro ancora è
l’Africa di oggi. E nelle pagine de La Stampa si racconta ed è
raccontato.
“Una promessa fatta ai poveri è particolarmente sacra” scrive il
premio Nobel per la pace Desmond Tutu, ma l’Italia finora non ha
mantenuto gli impegni presi. Almeno non quelli del vertice di
Gleaneagles, cioè di investire in aiuti lo 0,51% del Prodotto interno
lordo entro il 2010 e lo 0,7% entro il 2015. A tutt’oggi l’Italia ha
mantenuto solo il 3% di questa promessa. Ed è proprio questo che Bob
Geldof nell’intervista a Silvio Berlusconi, su cosa intenda fare
concretamente anche in vista del G8 ormai alle porte gli dice: “è una
questione di credibilità. Credibilità politica. Lei rischia di
diventare il Signor 3%, quello che mantiene solo il 3% delle sue
promesse”.
Dal premier italiano arriva ancora un promessa. Vediamo se questa
volta sarà mantenuta o se i poveri passeranno nuovamente in secondo
piano.
Un grazie a Bob Geldof che ha incalzato il nostro presidente del
consiglio sui temi e problemi che rischiano di trovare soluzioni solo
in leggi come quelle che criminalizzano gli immigrati e un
ringraziamento a Mario Calabresi che ha avuto il coraggio di investire,
tempo, energie e intelligenze al continente dimenticato.
Anche questo è un compito dell’informazione e dei giornalisti. Anche
se a volte la grande stampa italiana sembra dimenticarlo.