di Giulia Rodano*
Aderisco con convinzione alla proposta lanciata da Articolo 21 di una grande iniziativa unitaria in difesa della nostra Costituzione.
La condanna netta e chiara della violenta aggressione subita dal Presidente del Consiglio e la mia solidarietà per quanto gli è accaduto, non può, come sta tentando di fare in queste ore la destra criminalizzando qualunque forma di dissenso e di opposizione democratica, farci abbassare la guardia.
Non era mai accaduto nel corso della storia repubblicana degli ultimi sessanta anni che un Presidente della Repubblica definisse le esternazioni di un Presidente del Consiglio “un violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla Costituzione italiana”.
Un fatto senza precedenti, che da la misura del livello pericoloso e preoccupante cui è giunta l’opera di delegittimazione che da tempo Silvio Berlusconi sta conducendo nei confronti degli architravi fondamentali che reggono la democrazia di questo nostro Paese.
Da strisciante e sotterraneo, il disegno di attacco e di stravolgimento della Costituzione abbandona ogni prudenza verbale e si fa aperto e brutale.
Dopo le “leggi ad personam”, Berlusconi vuole “una costituzione ad personam”.
Una costituzione che lo liberi finalmente da quei “fastidiosi” contrappesi che gli impediscono di esercitare il suo incontrastato potere: dal ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica alla Corte Costituzionale, dall’indipendenza del potere giudiziario alla centralità del ruolo del Parlamento.
Le sviolinate recenti nei confronti del dittatore bielorusso, le sue continue frequentazioni e le sue amicizie con capi di stato che hanno un’idea piuttosto approssimativa delle libertà democratiche, svelano la vera e propria passione di Berlusconi per un modello di democrazia plebiscitaria e populista.
La democrazia italiana non può finire in questo baratro.
La politica democratica ha il dovere di impedirlo. E’ un compito che spetta soltanto a essa. Non servono le scorciatoie giudiziarie.
Pier Ferdinando Casini, intervenendo alla Camera dei deputati sulle gravi dichiarazioni di Berlusconi in Germania, ha detto che l’UDC “sta, senza «se» e senza «ma», con il Presidente della Repubblica, con la Corte costituzionale, con la Costituzione, con il Parlamento e con tutti quegli organismi istituzionali che sono parte integrante di un qualcosa che si chiama solo e semplicemente democrazia”.
Parole molto nette e molto forti che reclamano, però, qualcosa di più di un’affermazione pur importante di principio.
Contro la deriva populista e plebiscitaria che sta prendendo la democrazia italiana, occorre subito la messa in campo di un ampio schieramento democratico nazionale che faccia da antidoto contro i veleni antidemocratici che la politica berlusconiana sta iniettando nel corpo già sfibrato della società italiana.
Difesa della Costituzione e degli istituti di garanzia in essa previsti, ripristino della centralità del Parlamento svuotata da decreti-legge e voti di fiducia a ripetizione, restituzione agli elettori e alle elettrici del potere di eleggere i propri rappresentanti, nuova legge elettorale che sbarri la strada a qualsiasi tentazione autoritaria e che sia specchio vero del Paese, legge efficace contro il conflitto di interessi, ripristino del pluralismo nel sistema radiotelevisivo, politica dei diritti rispettosa dei principi costituzionali, sono gli obiettivi che possono invertire la rotta verso la crisi inarrestabile della democrazia italiana.
Ma non si tratta solo di questo.
Se la Costituzione deve essere difesa “senza se e senza ma”, non possiamo non vedere che a essere lesionato in questi anni non è stato soltanto il suo “modello istituzionale”.
Anche il suo “modello sociale”, è stato profondamente colpito: in barba al principio della pari dignità sociale dei cittadini, sono cresciute le diseguaglianze, sono stati privatizzati beni comuni, il sistema di tutela e di protezione del lavoro è stato smantellato, il diritto all’istruzione e il diritto alla salute vengono ogni giorno messi in discussione, è stato azzerato l’intervento pubblico nell’economia anche in settori che avrebbero meritato di rimanere sotto il controllo dello Stato e delle comunità locali. E’ stato fortemente indebolito l’impegno costituzionale a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.
I risultati di questo progressivo allontanamento dal “modello sociale” disegnato dalla nostra Costituzione sono sotto gli occhi di tutti: sperequazioni sociali e di reddito senza precedenti, disoccupazione a livelli elevatissimi specie tra le giovani generazioni, fuga all’estero dei laureati, incertezza e precarietà come tratti fondamentali del rapporto di lavoro, crescita della povertà, della emarginazione, dell’insicurezza e della violenza.
Crisi della democrazia e crisi sociale possono e debbono essere oggi affrontate da uno schieramento democratico che voglia fare della Costituzione la sua bussola per l’azione.
Fuori da questo progetto politico vi è solo il dilagare del berlusconismo in tutte le sue accezioni istituzionali e sociali.
*Assessore alla cultura della Regione Lazio