Articolo 21 - Editoriali
Contro fatwe ed editti della destra, la difesa della Costituzione italiana
di Federico Orlando
Desidero esprimere la mia solidarietà di presidente di Articolo 21, di liberale e di collega ai giornalisti presi di mira dal piduista Cicchitto nell' Aula del parlamento democratico italiano, trasformata da costui in Convenzione giacobina (écrasez l'infame); e che mi auguro di salutare al “Convegno nazionale sulla Costituzione” che Articolo 21 e analoghe associazioni europee stanno preparando per le prossime settimane. Nessuna meraviglia se la fatwa superi la stessa lista di proscrizione del balilla Gasparri quando assunse il ministro delle comunicazioni, controllore della Rai pubblica (e non governativa, come pretende la destra). La fatwa dell'ayatollah lombardiano (che vantava la nazionalizzazione elettrica come “bastone fra le ruote dell'economia capitalistica”) ha già provocato un allineamento: quello di un giornalista “d'opposizione”, che mi ricorda molto la tarantella napoletana di Carosello, che non si recherà a una trasmissione Rai perché inquinata dalla presenza di un demonizzato. Chissà se altrettanto fastidio darebbe la presenza di un killer. Quanto a noi, siamo convinti che la difesa della Costituzione, così come la condanna della violenza contro l'avversario politico, espressa da Bersani dopo l'aggressione di Milano, sarà anch'essa senza se e senza ma. Ma qui ci fermiamo, continuiamo a non condividere nulla di quel che dice e fa la destra. Ieri Mario Adinolfi ha scritto, parlando a nome di molti di noi, che intendiamo difendere la libertà di internet “nonostante i gruppi di idioti spuntati su Facebook” inneggianti a Tartaglia”. Contro gli idioti (a proposito, non so se a fare più male al corretto esercizio della libertà d'informazione siano loro o quei direttori di giornali che esercitano il killeraggkio di cui a suo tempo fu vittima Montanelli, fucilato mediaticamente da tutte le reti Fininvest). Contro gli idioti, dicevo, ci sono la polizia postale e il codice penale, ai quali compete far rispettare le leggi e punire i trasgressori; e ciò in aggiunta a quel che la rete fa già in proprio, con le sue autoregolamentazioni, fin dove possono arrivare. Ma il ministro di polizia Maroni, contro quello che Adinolfi chiama il “giornale neuronale” (fatto da milioni di “neuroni”) preparerebbe provvedimenti autoritari: modello Iran, Cina, Birmania e altri gioielli di totalitarismo ideologico, teocratico, militare. La destra italiana - diceva Montanelli nelle elezioni del 2001- non sa governare senza il manganello. E, come oggi Adinolfi, la censura dei mezzi di espressione delle opinioni è una costante lombrosiana della destra: così in Italia, vedi Rai e Maroni; così Sarkozy con la “legge Hadopi” (che vieta l'accesso alla rete a chi scaricare testi protetti da diritto d'autore); così il governo Bush, coi suoi giornalisti embedded e il “grande orecchio”. Tutti questi signori preferiscono leggi speciali ed editti alle leggi e alle sentenze. Perciò i partiti, i sindacati, le università, le forze della cultura dovunque operanti, le scuole, le accademie pensino a una loro possibile partecipazione al “Convegno” di Articolo 21 per la Costituzione. Fatwe ed editti confermano che non è bastata la manifestazione del 3 ottobre a piazza del Popolo contro i bavagli. Come ha scritto uno degli ultimi liberali del Corriere della sera, Beppe Severgnini, “le interazioni del web hanno creato un mondo: in Italia, internet raccoglie giovani umori antiberlusconiani, che in tv non arriveranno mai”. L'idiozia dei governanti sta anche nel non capire che, se al fiume sbarri l'accesso al mare, esso allagherà le campagne. E sarà malaria per tutti.
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