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Articolo 21 - Editoriali
A Cagliari la protesta già il 2 giugno
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di Gianfranca Fois*

Il ddl sulle intercettazioni ha superato, grazie al voto di fiducia, il passaggio al Senato il 10 giugno, giorno in cui ricorre l’anniversario dell’assassinio del deputato socialista antifascista Giacomo Matteotti. L’assassinio di Matteotti, che la maggioranza di centrodestra preferisce definire scomparsa, ha rappresentato per l’Italia il momento del passaggio da uno stato ancora liberale a una dittatura fascista.
Dopo 86 anni, lo stesso giorno, la nostra repubblica democratica nata dalla sanguinosa lotta contro il nazifascismo, vive un’altra pagina nera della sua storia.
Subito, su Facebook, sono apparsi profili listati a lutto su indicazione di Articolo21 ma anche come necessità di rispondere immediatamente ad un così grave attacco al nostro sistema democratico.
I moderni regimi autoritari infatti non hanno bisogno di carri armati o olio di ricino per instaurare il loro potere, basta avere il controllo dei mezzi di informazione con cui cloroformizzare l’opinione pubblica e poi si può anche “permettere”, in spazi limitati, che qualcuno critichi un po’, senza esagerare , il governo.
Un elemento di ulteriore riflessione ci viene da un convegno tenutosi in questi giorni a L’Aquila, alcuni studiosi hanno messo in evidenza, ci ricorda Clara Sereni, “come alle democratiche categorie di “consenso” e “dissenso” si sono sostituite, in uno dei tanti slittamenti di linguaggio e senso di questi anni, le parole “gratitudine” e “ingratitudine”, e ambedue hanno a che fare con qualcosa che ti viene donato, magari senza averne pienamente diritto. Così come “protestare” e “indagare” si fa diventare sinonimo di “aggredire”, perfino a mano armata, nelle parole di un premier irresponsabile, minaccioso, ricattatorio.”
Se a tutto ciò uniamo le dichiarazioni, solo apparentemente deliranti, di Berlusconi ci appare subito chiara, nella sua pericolosità, la trama eversiva che viene tessuta e che ha uno dei suoi punti di forza proprio nel disegno di legge sulle intercettazioni.
La mobilitazione che si è creata contro da parte di magistrati, poliziotti, cittadini, intellettuali, donne e uomini dello spettacolo e naturalmente giornali ed editori di un vasto fronte trasversale, mostra la preoccupazione della parte più avvertita e sensibile della società e ne è prova il segno di lutto sulla prima pagina del giornale La nuova Sardegna o la prima pagina bianca di Repubblica, in singolare sintonia con una indicazione simile dell’associazione Articolo21 di Cagliari.
E proprio a Cagliari giornalisti, politici, ma soprattutto cittadine e cittadini comuni insieme, sotto il sole implacabile, alle 17.30 di un giorno festivo e simbolico come il 2 giugno si erano riuniti davanti alla sede della Rai, convocati da una rete di associazioni, fra cui Articolo21, per manifestare contro il ddl sulle intercettazioni.
Le numerose presenze mettevano in evidenza il timore che un tale sciagurato disegno di legge venisse approvato allontanando così l’Italia dagli stati democratici.
 Questo ddl infatti, e molti nel paese l’hanno capito, colpisce sicuramente giornalisti e magistrati ma colpisce soprattutto tutti i cittadini onesti che si vedranno negare il diritto ad essere informati su tutto ciò che di penalmente rilevante viene compiuto o tramato da parte di politici, di alti dirigenti dello stato, di finanzieri e imprenditori (se non dopo anni), ma direi anche che non si verrà informati su atti, modi disinvolti di gestire il potere che, pur non essendo importanti penalmente, danno però al cittadino l’immagine chiara e impietosa della volgarità e del basso profilo morale e istituzionale di chi ci governa. 
Si tratta quindi di un attentato all’articolo21 della Costituzione, ma non è solo questo, il ddl limita infatti, e forse questo è l’obbiettivo principale, la capacità investigativa di magistrati e forze di polizia restringendo a pochi e brevi momenti la possibilità di intercettare. Tutto questo avrà quindi ripercussioni sulla sicurezza dei cittadini. Basta soltanto citare gli orrori della clinica S.Rita, scoperti attraverso intercettazioni, oppure il fatto che molti reati e delitti di mafia vengono scoperti per caso durante intercettazioni richieste per altri tipi di azioni illegali.
Si presenta a questo punto un altro dei gravi problemi che deve affrontare l’Italia: l’uso sistematico della menzogna messo in opera dal centro destra e dai suoi, ahimè numerosi, lacchè radiotelevisivi. Cumuli di menzogne sono state messe in campo a proposito delle intercettazioni e sono state smentite con dovizia di dati dai magistrati, nonostante ciò vengono ripetute e amplificate grazie al controllo soprattutto dei canali televisivi, e non dimentichiamo che circa il 70 per cento degli italiani si informa attraverso la TV, mentre spariscono i dati reali e nessuno ricorda ad esempio che le intercettazioni hanno permesso allo stato di recuperare grandi patrimoni accumulati illegalmente.

*Articolo21 Cagliari
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