di Adriano Donaggio
Mentre le Agenzie portano sui nostri schermi le ultime notizie sullo stato dell’ economia del paese: crolla la spesa mensile delle famiglie, a picco i consumi di alimentari, in questo settore il primo calo da 10 anni a questa parte, ci giunge la notizia delle dimissioni da Ministro dell’ on. Brancher: 17 giorni passati a discutere di un ministero che non è mai esistito, di cui non si sono mai lette sulla gazzetta ufficiale le deleghe. 17 giorni fa, “ghe pensi mi” saliva al Quirinale, per far firmare un decreto di nomina di un ministro che non era quello delle attività produttive, come sarebbe stato logico aspettarsi. Ora, “ghe pensi mi” fa sapere che la decisione del suo ex ministro (quella delle dimissioni) è da lui condivisa. Giorni passati a discutere non di economia, delle difficoltà delle famiglie, di chi ha perso un posto di lavoro, di una legge finanziaria con annessi e connessi (testo ed emendamenti, refusi, sorprese e conseguenze inattese che emergono dalla loro lettura), ma passati a discutere di deleghe mai ufficialmente conosciute, a polemizzare su un intervento del colle (“manovrato”, “una cattiveria organizzata”), con l‘ on. Ghedini che interviene sull’ intervento del Capo dello Stato. Senza che nessuno abbia neanche il tempo di ricordare che il Presidente della Repubblica ci ha provato ad essere eletto, è lo è stato, come prevede la legge dello Stato italiano, dal Parlamento (Il Presidente del consiglio non è stato eletto dal Parlamento, ha solo chiesto e ricevuto la fiducia; contrariamente a quanto alcuni sembrano credere il Presidente del Consiglio non è stato eletto dal popolo). Lasciando anche perdere che a voler andare a sondaggi oggi, come oggi, in un confronto, in un’ elezione diretta, Napolitano godrebbe di un consenso di gran lunga superiore a quello del Presidente del Consiglio (varrà la pena di ricordare che “ghe pensi me”, con il suo partito, Forza Italia, ha ricevuto il voto di un terzo degli italiani che hanno votato, quindi non una maggioranza assoluta come i sondaggi che vengono citatati alla bisogna potrebbero o vorrebbero far credere). Vien da chiedersi: ma 17 giorni fa c’ era qualcuno che non sapeva che Brancher era sotto processo? Ora si dice: si è dimesso per motivi di correttezza istituzionale. Qualcuno più audace ha detto che Brancher è un esempio, visto che viviamo in un paese in cui non si dimette mai nessuno (non sarà mica un lapsus? L’ uomo della maggioranza non si sarà mica fatto scappare un riferimento involontario a Cosentino?). Ma se , come dicono, ha dato le dimissioni per correttezza istituzionale, per impedire strumentalizzazioni, ma perché mai non ci hanno pensato prima? Paese strano, quello in cui prima si fanno le cose e poi si pensa alle conseguenze. Noi sappiamo bene che fino a prova contraria Brancher è innocente. Di più, ci auguriamo e gli auguriamo di essere assolto. Ma riteniamo anche con fermezza che non è opportuno che una persona sotto processo diventi ministro (a maggior ragione alla vigilia del processo, che dia le dimissioni dopo aver chiesto, se non abbiamo letto male, il legittimo impedimento e averci rinunciato dopo un intervento del Quirinale). Ma c’ è di più e peggio. Il metodo del fare (ah! Il partito del fare) e poi di valutare le conseguenze, non è quello che stanno utilizzando per governare l’ economia? Sono un cittadino preoccupato. Sono esagerato?