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Articolo 21 - Editoriali
Non chiamiamole più morti bianche
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di Lorena Coletti

Ancora oggi , dopo quattro anni  dalla tragedia della Umbria olii a Campello sul Clitunno (dove morì pure mio fratello Giuseppe Coletti)  sento ancora parlare di morti bianche: non chiamamole più morti bianche, di bianco non hanno proprio niente. Chiamamole morti sul lavoro o meglio ancora omicidi sul lavoro. Dopo quattro anni che va avanti questo processo, la Umbria Olii si vuole scagionare dando la colpa agli operai che usavano la fiamma ossidrica. Però questa prova non regge. Ora la colpa viene data all'unico sopravvissuto, dicendo che con la gru avrebbe fatto una manovra sbagliata, andando a sbattere con il braccio della gru su un silos. Ma il braccio della gru era sopra mio fratello e il suo impresario: come faceva a sbagliare tale manovra?
Mi chiedo: perche' dopo quattro anni la difesa della UMBRIA OLII ha presentatato questa istanza?
Inoltre , un perito davanti al giudice ha affermato che Giorgio Del Papa sapeva i rischi che correvano gli operai, ma non ha fatto niente per metterli in sicurezza.
Intanto la Regione Umbria ha fatto la sua richiesta di risarcimento: circa otto milioni di euro.
Alle prossime udienze verra' presentata una copia tridimensionale fatta dalla UMBRIA OLII, che mostra la parte di stoccaggio dei silos.
Vorrei sapere : c'è davvero bisogno di questa struttura tridimensionale o la difesa vuole perdere ancora tempo per una causa gia' persa fin dall' inizio?
Sempre i periti dello Stato, hanno confermato, che in quei giorni  gli operai lavoravano sopra a dei silos che erano in produzione , quindi accesi e stoccavano olio,  senza che essi fossero stati bonificati.
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