Articolo 21 - Editoriali
Non morti bianche, ma morti tricolori
di Bruno Galvani*
Dopo iniziative di sensibilizzazione in merito alla sicurezza sul lavoro tipo “Un fiore per te” o i manifesti shock o le croci nel Vallo delle Mura dell’anno scorso la nuova proposta che Anmil Piacenza propone è denominata 'Morti tricolori' e vedrà la luce sabato 9 ottobre 2010 alle ore 9,00 per concludersi domenica 10 ottobre in serata e la location sarà Piazza Cavalli nel centro della città di Piacenza.
L’installazione prevede l’utilizzo di una bara artigianale – un po’ differente da quelle che siamo abituati a vedere nei funerali – verniciata con il tricolore, appoggiata su due cavalletti bianchi e ricoperta interamente con 1050 numeri (uno per ognuno dei 1050 lavoratori Caduti l’anno scorso) ed alcune scritte che ricorderanno il loro sacrificio. La più significativa recita “Il lusso che non possiamo più permetterci è perdere ogni anno oltre mille lavoratori”. Inoltre ci sono quattro impronte rosse di mani. Mentre dal suo interno si diffonderà nell’etere per ore e ore (udibile ovviamente solo nell’arco di due o tre metri dall’installazione stessa) la famosa frase sulla 626 del ministro Tremonti, titoli di tg sugli incidenti sul lavoro. Il tutto sarà accompagnato in sottofondo dalla canzone di Battiato “Povera Patria”. Ai piedi della stessa un manifesto che ne spiega le motivazioni e gli obiettivi.
Ovviamente avendo già sviluppato l’idea dell’utilizzo di una bara, dopo aver sentito il passaggio “incriminato” del Ministro Tremonti sui “lussi” che il nostro Paese non può più permettersi, con quelle parole pronunciate (e per fortuna poi ritrattate) in tutto libertà ad una festa popolare e che per noi sono emblematiche e ben evidenziano la brutale, miope e cinica tendenza politica che in un periodo di pesante crisi economica non trova altre soluzioni (o ne approfittano per favorire sempre di più il potere economico?) che rimuovere i diritti dei lavoratori e/o dei più deboli (sicurezza sul lavoro e disabilità non a caso sono state nel mirino di questi nostri governanti diverse volte negli ultimi mesi e volte anche a sproposito) abbiamo ritenuto potessero essere perfette per la nostra installazione e le abbiamo usate (e poi il Ministro e' simpatico ed ironico ed anche se lo verrà a sapere probabilmente non si arrabbierà). Ma una cosa deve essere chiara: non vogliamo prendercela particolarmente con il solo Ministro Tremonti e ancora meno abbinare le morti sul lavoro al suo nome per sostenere la tesi che lui ha delle colpe dirette in merito alla gravità del fenomeno infortunistico italiano. Niente di tutto questo, anche perché poi in qualche modo ha anche rettificato il suo pensiero. Erano solo quello che mancava per esprimere una critica sociale sugli incidenti sul lavoro e le abbiamo usate come un artista usa tutto quello che lo ispira e che è perfetto per l’opera e questo sicuramente lo era.
Ma il vero obiettivo della iniziativa è provare ad evitare che le morti sul lavoro vengano liquidate con la definizione asettica “morti bianche” e anche perché è ora di capire che l’unico lusso che non ci possiamo più permettere è perdere ogni anno oltre mille lavoratori. E la questione non è decidere se i Caduti sul lavoro meritano o no i funerali di Stato. La questione fondamentale è capire se il sacrificio di queste centinaia e centinaia di nostri fratelli e sorelle deve essere onorato dall’impegno di tutti a far sì che di lavoro nel nostro Paese non si muoia più. Per condividere almeno un po’ il dolore delle famiglie colpite e sentirci addosso un po’ di responsabilità perché nella nostra Nazione non si afferma la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro da oggi proponiamo di non chiamarle più “morti bianche” ma “morti tricolori”.
Questa e' l'idea e speriamo di non abusare troppo della pazienza dei piacentini.
*Presidente Anmil Piacenza
L’installazione prevede l’utilizzo di una bara artigianale – un po’ differente da quelle che siamo abituati a vedere nei funerali – verniciata con il tricolore, appoggiata su due cavalletti bianchi e ricoperta interamente con 1050 numeri (uno per ognuno dei 1050 lavoratori Caduti l’anno scorso) ed alcune scritte che ricorderanno il loro sacrificio. La più significativa recita “Il lusso che non possiamo più permetterci è perdere ogni anno oltre mille lavoratori”. Inoltre ci sono quattro impronte rosse di mani. Mentre dal suo interno si diffonderà nell’etere per ore e ore (udibile ovviamente solo nell’arco di due o tre metri dall’installazione stessa) la famosa frase sulla 626 del ministro Tremonti, titoli di tg sugli incidenti sul lavoro. Il tutto sarà accompagnato in sottofondo dalla canzone di Battiato “Povera Patria”. Ai piedi della stessa un manifesto che ne spiega le motivazioni e gli obiettivi.
Ovviamente avendo già sviluppato l’idea dell’utilizzo di una bara, dopo aver sentito il passaggio “incriminato” del Ministro Tremonti sui “lussi” che il nostro Paese non può più permettersi, con quelle parole pronunciate (e per fortuna poi ritrattate) in tutto libertà ad una festa popolare e che per noi sono emblematiche e ben evidenziano la brutale, miope e cinica tendenza politica che in un periodo di pesante crisi economica non trova altre soluzioni (o ne approfittano per favorire sempre di più il potere economico?) che rimuovere i diritti dei lavoratori e/o dei più deboli (sicurezza sul lavoro e disabilità non a caso sono state nel mirino di questi nostri governanti diverse volte negli ultimi mesi e volte anche a sproposito) abbiamo ritenuto potessero essere perfette per la nostra installazione e le abbiamo usate (e poi il Ministro e' simpatico ed ironico ed anche se lo verrà a sapere probabilmente non si arrabbierà). Ma una cosa deve essere chiara: non vogliamo prendercela particolarmente con il solo Ministro Tremonti e ancora meno abbinare le morti sul lavoro al suo nome per sostenere la tesi che lui ha delle colpe dirette in merito alla gravità del fenomeno infortunistico italiano. Niente di tutto questo, anche perché poi in qualche modo ha anche rettificato il suo pensiero. Erano solo quello che mancava per esprimere una critica sociale sugli incidenti sul lavoro e le abbiamo usate come un artista usa tutto quello che lo ispira e che è perfetto per l’opera e questo sicuramente lo era.
Ma il vero obiettivo della iniziativa è provare ad evitare che le morti sul lavoro vengano liquidate con la definizione asettica “morti bianche” e anche perché è ora di capire che l’unico lusso che non ci possiamo più permettere è perdere ogni anno oltre mille lavoratori. E la questione non è decidere se i Caduti sul lavoro meritano o no i funerali di Stato. La questione fondamentale è capire se il sacrificio di queste centinaia e centinaia di nostri fratelli e sorelle deve essere onorato dall’impegno di tutti a far sì che di lavoro nel nostro Paese non si muoia più. Per condividere almeno un po’ il dolore delle famiglie colpite e sentirci addosso un po’ di responsabilità perché nella nostra Nazione non si afferma la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro da oggi proponiamo di non chiamarle più “morti bianche” ma “morti tricolori”.
Questa e' l'idea e speriamo di non abusare troppo della pazienza dei piacentini.
*Presidente Anmil Piacenza
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