di Moira D'Agostino
Il 2 novembre 1975 Pier Paolo Pasolini veniva trovato morto sul litorale di Ostia.
Sono passati 35 anni da un delitto ancora emblematico come tutte le opere, e come la vita, dell’illuminato artista.
Ricorre l’anniversario della sua morte in un’Italia che discute dell’ultima frase del Premier, il quale a proposito dell’ultimo scandalo che lo lega a minorenni ed escort ha proclamato:
“qualche volta mi capita di guardare in faccia una bella ragazza, ma è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay».
Pier Paolo Pasolini era gay. Lo era quando in Italia era piu’ difficile di oggi, esprimere la propria diversità e ciò ha causato nell’artista enormi sofferenze che ha espresso e ci ha tramandato in molteplici suoi scritti.
Pasolini era gay in un tempo di rivoluzione e lotta contro il “sistema” preconfezionato, era gay in un’Italia, che a torto o a ragione, urlava il proprio disappunto e rivendicava i propri diritti.
Pasolini era gay in un’Italia piu’ giovane di almeno 50 anni, un Paese che ancora non era fulcro di una Unione Europea avanzata nel diritto e nei diritti dell’uomo.
Era gay in uno stivale meno bagnato del nostro dalle acque tiepide e rassicuranti di una costituzione che ha piu’ di un lustro ormai e che godeva di piu’ rispetto allora.
L’art 3 della costituzione era giovane quando Pasolini era gay.
Art 3 della carta costituzionale: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Nel 2010 l’Italia è un Paese diverso da quello in cui viveva l’artista, ma uguale al Paese che aveva profetizzato: “Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.”
Ed ancora :
“Strano a dirsi: è vero che i potenti sono stati lasciati indietro dalla realtà con addosso, come una ridicola maschera, il loro potere clerico-fascista, ma anche gli uomini dell'opposizione sono stati lasciati indietro dalla realtà con addosso, come una ridicola maschera, il loro progressismo e la loro tolleranza.»
Ed ancora:
«Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.»
Pier Paolo Pasolini era l’artista di sinistra, quella radicale, quella popolare , quella dei RAGAZZI DI VITA. Quella che oggi forse è rappresentata solo da un uomo nuovo, gay, Nichi Vendola.
Una video lettera di Nichi Vendola ha voluto rispondere alle esternazioni del premier, su citate, e rivolgendosi direttamente a Silvio Berlusconi , il leader di sinistra e libertà ha detto: “le tue barzellette razziste sono piccole enciclopedie dell’imbecillità…..”
Se ci fossi stato tu Pier Paolo forse avresti detto:
“Bandiera Rossa, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.”