di Peter Freeman
Caro Articolo 21,
Leggo oggi Carlo Verna e il suo appello a Fazio e Saviano sui temi del pluralismo e dell'eutanasia. Vogliamo davvero parlarne? Intanto sarebbe bene chiarirsi su un punto tutt'altro che secondario: di "eutanasia" nella seconda puntata di "Vieni via con me" non si è parlato. Si è parlato, invece, dei casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro, e del loro diritto di non essere sottoposti ad accanimenti terapeutici, scegliendo quando e come, nelle terribili condizioni in cui si trovavano, rifiutare determinate cure. L'eutanasia è un'altra cosa, e questo Verna dovrebbe saperlo, come lo sanno molti di coloro che in questi giorni hanno invocato una sorta di "par condicio", chiedendo di farsi ospitare nella trasmissione di Raitre.
La seconda questione riguarda il concetto di pluralismo.
Nel merito, non credo che le gerarchie vaticane e neppure quegli esponenti cattolici che in questi giorni hanno alzato la voce possano davvero lamentare una sottoesposizione delle loro pur rispettabili ragioni. La voce del Papa e della chiesa cattolica è ben presente nell'informazione Rai: non vi è sussurro uscito dalle labbra di Ratzinger che non trovi ampio risalto ed enfasi nei Tg e in altre trasmissioni; semmai altre sono le voci che su questo genere di temi trovano difficoltà ad esprimersi. Il giorno in cui, dopo un Angelus o un'intemerata di Bertone, i Tg daranno risalto a chi sul tema la pensa in altro modo, saremo tutti più liberi.
Più in generale, vorrei capire meglio che cos'è il "pluralismo" secondo il segretario dell'USIGRAI.
E' il diritto di replica sempre e comunque in quella e non altra trasmissione? E' la confezione di una sorta di "panino" allargato a tutto il palinsesto televisivo? E' lo schema in auge, non da ieri peraltro, nei telegiornali del servizio pubblico, la cui parte riguardante le notizie politiche è semplicemente divenuta inguardabile - Tg1, Tg2, Tg3, poco importa - alla maggior parte dei cittadini e spettatori dotati di un minimo di intelligenza e senso critico? E' l'idea che se da Fazio è andato Vendola (a parlare di omosessualità) bisognerà per forza riparare il "vulnus" chiamando Bersani ed appiccicandoci poi Fini, e poi sarà la volta di Maroni e magari di Fioroni (sul fine vita)? La nostra idea di pluralismo ormai coincide in tutto e per tutto con la "par condicio"? O non è il caso, invece, di considerare la "par condicio" per ciò che davvero è, ovvero una pessima soluzione ad un male certo maggiore, ma che tuttavia mai ha impedito a Berlusconi di fare carne di porco dell'informazione, imbavagliando semmai autori e programmi ad un'ossessione normativa?
Personalmente giudico la televisione in epoca di par condicio la cosa più idiota del mondo, pur sapendo, lo ripeto, che si tratta di un'orrenda extrema ratio. E tuttavia continuo a sperare che il mondo dell'informazione riprenda a volare più in alto, pensando il pluralismo come qualcosa di più importante e profondo, di sicuro meno petulante.
* giornalista e autore RAI