di Sabina Ambrogi*
Caro Masi,
lei non deve guardare molta tv. Ma dal tipo e dalla frequenza dei suoi interventi si intuisce che lei guarda di preferenza programmi che non disprezzano gli spettatori.
A maggior ragione, allora, perché li perseguita ?
Anziché adoperarsi come ogni bravo direttore di azienda a creare nuovi
Santoro, nuovi Fazio o nuovi Floris, anche di destra, come vorrebbe
il famoso merito e il libero mercato, si accanisce a intervenire,
censurare, ostacolare rischiando di sottrarre alla pubblicità, cioè
all’industria, cioè al mercato, cioè allo sviluppo, un’ enorme fetta
di pubblico ovvero potenziali consumatori, che non saranno mai
spettatori dell’80 % dell’intera produzione televisiva italiana, né
tanto meno dei suoi grotteschi telegiornali. Ci sono milioni di
italiani che leggono, studiano, parlano lingue, viaggiano, si
informano su stampa libera, o anche gente semplicissima ma con un
altro tipo di coscienza della res pubblica di quella rappresentata da
Mediaset o in grandissima parte della programmazione Rai.
Come può credere che reprimere l’elaborazione della rabbia diffusa e
impedire un’informazione completa non possa generare reazioni
incontrollate?
Perché non lascia la direzione dell’azienda a persone capaci di essere libere che sappiano intuire la necessità di certi programmi e crearne di nuovi sempre migliori? O allora, perché con orgoglio non manda a quel paese chi la mette sotto pressione e non lavora per la Rai trattandola come un comparto industriale che ci rappresenta tutti? Vuole mostrarci anche lei il suo merito?
Al prossimo intervento e alla prossima ingerenza nel pochissimo spazio di programmazione che rappresenta milioni di persone, vuol dire che le
chiederemo il risarcimento danni e la restituzione del canone.
Qualche tempo fa Linea Notte ha ospitato Lamberto Sposini per chiedergli come fosse possibile trattare il caso Avetrana in modo così ossessivo. Il giornalista ha risposto: “E continuerete a vederne ancora. Anche perché: chi decide? Chi giudica quando ci si deve fermare?”.
Domande legittime, nella dittatura della libertà. Dopo la sua telefonata a
Annozero abbiamo finalmente scoperto che, avvalendosi di un codice che regolamenta la “rappresentazione dei processi in tv”, è lei che
potrebbe fermare la violenta intromissione dell’azienda pubblica Rai
nella vita privata dei protagonisti della tragedia di Sarah Scazzi e
di Yara, oltre che nelle delicate fasi processuali.
E’ chiaro che questo codice è da estendersi anche a Mediaset. Ma lì, siamo sicuri, telefonerà Pier Silvio. Cogliamo perciò quest’ occasione per segnalare a lei e ai politici telefonisti, che da più di cinque mesi, su
entrambe le reti Rai uno e due, si sperpera denaro pubblico parlando
tutti i giorni, domeniche comprese, di Avetrana – Brembate, in una
sorta di stalking mediatico contro spettatori inermi. Si è indugiato
su particolari ripugnanti, intralciato indagini e ridotto una bimba
strangolata, forse violentata da morta, e poi gettata in un pozzo, in
un lucroso format televisivo a tinte moraleggianti, in cui tutti si
sentono migliori di un mostro prodotto esattamente da questa società.
Il corpo senza vita di Sarah e la sparizione di Yara sono una mecca non
solo per le due reti Rai (non parliamo di Mediaset), ma anche per
quelle maschere grottesche, impropriamente detti “esperti” che creano
centri di potere e guadagno partecipando assiduamente a questo
interminabile reality della crudeltà, trasmesso a reti unificate.
Del resto si è visto che i bambini, si possono usare in tanti modi. In tv,
si intende. “Ti lascio una canzone”, andato in onda per mesi, in
contemporanea alla sua fotocopia Mediaset, prevedeva bimbi di 8- 10
anni vestiti da adulti che cantavano canzoni per adulti, diremmo anche
anziani (successi anni ’40, ’50 e ’60) esibendosi davanti a un
pubblico adulto. I bimbi numerati come scimmie sono stati poi
sottoposti al voto da casa, espresso da altri adulti. Il messaggio
stravolto è stato che i bambini intrattengono vecchi cantando loro
canzoni ammiccanti, autorizzati dai genitori a confrontarsi con delle
autorità sostitutive come le giurie televisive, e il pubblico di
anziani che valutano il livello della loro esibizione.
Tuttavia va pure ricordato che il governo attuale ha posto un rimedio a questo vivaio di futuri border line: il cinque in condotta e l’ “insegnante
meritevole”. Speriamo esca fuori presto anche “il direttore d’azienda
meritevole”.
Eppoi ci sono ovviamente le donne: non quella metà di
cittadine competenti e di consumatrici del paese cui l’attuale
governo delega tutto il welfare (aiuti agli anziani, ai disabili e
accudimento figli e famiglia), o ancora peggio che, pur essendo molto
competenti non lavorano – e ne andrebbero capite le cause – ma quella
parte di donne funzionale alla sottocultura. Decorative porta oggetti,
o pagate per azzuffarsi su temi come: Avere un seno grande è un
limite o un vantaggio? Essere madre è anche essere donna? Mamme a 13
anni, con tanto di parroco indignato dall’esistenza dei preservativi.
Una prostituta è libera? (qui c’è sempre Sgarbi che urla: sì, è libera
perché pagata). Una bulimia di idiozia e corpi denudati
proporzionale all’anoressia culturale imposta: nel caso della Rai
viene anche chiesto un contributo economico per insultare le donne,
nel caso di Mediaset gli spettatori insultati (che consumano sempre
meno) firmano un assegno in bianco per il presidente del consiglio e
la sua famiglia. Ricordiamo dunque a lei e tutti i telefonisti che
l’80% dei programmi elargiti a questa audience sono informazione
pura, hanno un peso politico e sociale enorme, incidono enormemente sul consenso, e sui consumi (o non consumi) e sono già un ampio
contraddittorio alle due, tre striminzite isole di informazione alle
quali si continua a telefonare e che si incriminano compulsivamente.
Indirizzi a cui mandare il documento
e per cc politico@ansa.it r.iotti@confindustria.it
*dal blog http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/