Articolo 21 - Editoriali
Giù le mani dalla cultura
di I lavoratori e lavoratrici dello spettacolo alla Berlinale
In Germania, 60 anni fa, tra le macerie di una Berlino sconvolta dalla guerra, Roberto Rossellini venne qui a filmare Germania Anno Zero. In quegli anni fu proprio il cinema a riscattare l’Italia dall’infamia della seconda guerra mondiale. Furono i nostri grandi registi, gli autori, i tecnici, a scendere per strada e raccontare la realtà che li circondava. Grazie a quei film “l’Italia come nazione ha riconquistato il diritto di guardarsi allo specchio” - come ha detto Godard.
60 anni dopo, siamo qui per denunciare pubblicamente a livello internazionale quello che sta succedendo nel nostro paese, quello che vediamo e che non ci fanno raccontare: l’anno zero della cultura, che passa anche per la demolizione sistematica del cinema e del teatro indipendenti e di ogni altra forma di libera espressione culturale.
Siamo le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della cultura italiani. Siamo qui per denunciare che negli ultimi due anni il finanziamento pubblico allo spettacolo è stato più che dimezzato, aggravando i problemi strutturali già esistenti. Nel 2008 ammontava allo 0.23 % del PIL, alla fine del 2010 a poco più dello 0,1%.
Le produzioni cinematografiche e teatrali diminuiscono vertiginosamente, è a rischio persino la tutela del nostro patrimonio artistico e culturale, come dimostrano i crolli a Pompei.
La cultura non è uno spreco, è innanzitutto un bene comune, un diritto primario e una risorsa economica.
Chiediamo a tutti voi di ascoltarci e dare spazio ad una protesta diffusa che in questo momento sta attraversando l'Italia e che vuole oltrepassare i confini territoriali, convinti che l'arte e la cultura siano principio di condivisione e di cooperazione tra individui di ogni provenienza.
Sosteniamo la protesta di chi continua a tenere vivo questo settore, umiliato negli ultimi dieci anni dal governo italiano, il cui presidente non vogliamo neanche nominare.
60 anni dopo, siamo qui per denunciare pubblicamente a livello internazionale quello che sta succedendo nel nostro paese, quello che vediamo e che non ci fanno raccontare: l’anno zero della cultura, che passa anche per la demolizione sistematica del cinema e del teatro indipendenti e di ogni altra forma di libera espressione culturale.
Siamo le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della cultura italiani. Siamo qui per denunciare che negli ultimi due anni il finanziamento pubblico allo spettacolo è stato più che dimezzato, aggravando i problemi strutturali già esistenti. Nel 2008 ammontava allo 0.23 % del PIL, alla fine del 2010 a poco più dello 0,1%.
Le produzioni cinematografiche e teatrali diminuiscono vertiginosamente, è a rischio persino la tutela del nostro patrimonio artistico e culturale, come dimostrano i crolli a Pompei.
La cultura non è uno spreco, è innanzitutto un bene comune, un diritto primario e una risorsa economica.
Chiediamo a tutti voi di ascoltarci e dare spazio ad una protesta diffusa che in questo momento sta attraversando l'Italia e che vuole oltrepassare i confini territoriali, convinti che l'arte e la cultura siano principio di condivisione e di cooperazione tra individui di ogni provenienza.
Sosteniamo la protesta di chi continua a tenere vivo questo settore, umiliato negli ultimi dieci anni dal governo italiano, il cui presidente non vogliamo neanche nominare.
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