Articolo 21 - Editoriali
Rwanda: estradizione per un genocida, giustizia per un popolo
di redazione
Riceviamo e dis seguito pubblichiamo da parte della piattaforma Basta impunità in Rwanda:
La piattaforma Basta Impunitá in Rwanda il giorno 7 di Marzo ha tenuto una conferenza stampa per rendere pubblica la petizione inviata al Presidente del Sudafrica ed al portavoce del Governo sudafricano, nella quale chiede, in base ad argomenti legali, l'estradizione in Spagna dell'ex generale rwandese Kayumba Nyamwasa che attualmente risiede in Sudafrica, per rendere possibile alla magistratura spagnola di processarlo per la morte di un missionario, di tre cooperanti ed inoltre per genocidio. I Tribunali spagnoli hanno l'autoritá legale per giudicare i crimini internazionali, anche quando vengono commessi in un altro paese, sempre che gli stessi abbiano una connessione chiara con la Spagna. La morte di nove cittadini spagnoli fornisce, funestamente, questa connessione. La audiencia nacional, nel 2008, accusò formalmente l'ex alto comando del Fronte Patriottico Rwandese, partito che governa il Rwanda dal 1994, della morte di un missionario spagnolo, Padre Joaquim Valmajó, e di tre cooperanti di Medici del Mondo, Flors Sirera Fortuny, Manuel Madrazo Osuna e Luis Valtueña Gallego. I quattro furono suppostamente assassinati con un “ordine diretto” dell'allora generale Nyamwasa, o dei suoi immediati subordinati. Secondo l'atto di accusa del Giudice Andreu, Nyamwasa suppostamente decise, ordinó e supervisionó l'assassinio dei tre cooperanti di Medici del Mondo. Nello stesso atto di accusa lo stesso viene dettagliatamente accusato di azioni considerate crimini contro l'umanitá e del genocidio di migliaia persone di etnia Hutu tra il 1996 ed il 1997. La conferenza stampa é stata officiata da Susana Sanz, coordinatrice della piattaforma, e da José Julio Martín Sacristán, direttore della Fundación Sur. Entrambi hanno spiegato che l'appuntamento con l'ambasciatrice sudafricana, Magubane, non ha avuto luogo in quanto i responsabili diplomatici del Sudafrica non erano al momento a Madrid. La lettera inviata al presidente Jacob Zuma conta la firma e l'appoggio di circa 40 organizzazioni della societá civile spagnola ed internazionale. Tra le organizzazioni gode dell'appoggio della quasi totalitá della diaspora rwandese e congolese in Europa ed America, la quale reclama giustizia per il proprio paese di origine e che i presunti responsabili dell'instabilitá della regione dei Grandi Laghi siano processati. Anche diverse organizzazioni africane che si occupano di Diritti Umani in Africa Centrale hanno firmato questa petizione, in quanto in essa si materializza l'intenzione di processare un presunto criminale di guerra in un tribunale competente. La petizione é stata firmata anche dai familiari delle vittime spagnole in Rwanda e RDC, nonché dall'organizzazione Medici del Mondo. Susana Sanz, coordinatrice della piattaforma, é intervenuta ricordando che dallo scorso mese di Giugno la societá civile sta lavorando per rendere pubblico l'atto di accusa del Giudice Andreu, atto che, da febbraio 2008, é praticamente paralizzato presso la Audiencia Nacional e viene ostacolato da parte della diplomazia tanto del governo spagnolo, come del rwandese e soprattutto dal Governo statunitense, fatto confermato grazie alla recente pubblicazione dei cables concessi da Wikileaks al quotidiano “20 Minutos”. “Grazie alle accuse mosse dalla Audiencia Nacional española, vennero emessi 39 ordini di cattura internazionali, l'imputato numero 40 é Paul Kagame, che purtroppo gode di immunità diplomatica in quanto Presidente del Rwanda. Nessuno degli ordini di arresto é stato eseguito, ma grazie alle rivelazioni di Wikileaks ora possiamo intenderne il perché”, ha evidenziato Susana Sanz. Kayumba Nyamwasa é uno di questi imputati ed il fatto che si sia rifugiato in Sudafrica, dove subí anche un attentato lo scorso mese di Giugno, é di dominio pubblico. La piattaforma ha realizzato lo sforzo di cercare l'appoggio della società civile globale, per chiedere al Governo del Sudafrica di accettare la richiesta formale di estradizione del generale Kayumba Nyamwasa, approvata il 22 settembre 2010 dal Consiglio dei Ministri spagnolo. Mentre José Julio Martín Sacristán, ha evidenziato l'incredibile vuoto informativo che esiste in Spagna riguardo a tali tematiche: “É sorprendente che solo due piccoli periodici abbiano dato eco alle rivelazioni di wikileaks”, ed ha lanciato un appello “alla coscienza sociale spagnola affinché si faccia pressione sui mezzi di comunicazione per rendere di dominio pubblico tali questioni e si faccia pressioni sul Governo, di modo che questo reagisca a tali accuse. Il Governo deve, riguardo alle informazioni che sono state pubblicate, chiarire la verità e spiegare le ragioni politiche che lo hanno indotto a calpestare il principio di Giustizia Universale ed i Diritti Umani”. “Chiediamo a tutti i cittadini che scrivano ai propri giornali affinché prestino maggiore attenzione a tali questioni, con il fine di produrre un dibattito pubblico in merito. Il Governo deve risponderne davanti ai cittadini e solo con la pressione dei mezzi di comunicazione si vedrà obbligato a farlo”, ha affermato Martín Sacristán.
La piattaforma Basta Impunitá in Rwanda il giorno 7 di Marzo ha tenuto una conferenza stampa per rendere pubblica la petizione inviata al Presidente del Sudafrica ed al portavoce del Governo sudafricano, nella quale chiede, in base ad argomenti legali, l'estradizione in Spagna dell'ex generale rwandese Kayumba Nyamwasa che attualmente risiede in Sudafrica, per rendere possibile alla magistratura spagnola di processarlo per la morte di un missionario, di tre cooperanti ed inoltre per genocidio. I Tribunali spagnoli hanno l'autoritá legale per giudicare i crimini internazionali, anche quando vengono commessi in un altro paese, sempre che gli stessi abbiano una connessione chiara con la Spagna. La morte di nove cittadini spagnoli fornisce, funestamente, questa connessione. La audiencia nacional, nel 2008, accusò formalmente l'ex alto comando del Fronte Patriottico Rwandese, partito che governa il Rwanda dal 1994, della morte di un missionario spagnolo, Padre Joaquim Valmajó, e di tre cooperanti di Medici del Mondo, Flors Sirera Fortuny, Manuel Madrazo Osuna e Luis Valtueña Gallego. I quattro furono suppostamente assassinati con un “ordine diretto” dell'allora generale Nyamwasa, o dei suoi immediati subordinati. Secondo l'atto di accusa del Giudice Andreu, Nyamwasa suppostamente decise, ordinó e supervisionó l'assassinio dei tre cooperanti di Medici del Mondo. Nello stesso atto di accusa lo stesso viene dettagliatamente accusato di azioni considerate crimini contro l'umanitá e del genocidio di migliaia persone di etnia Hutu tra il 1996 ed il 1997. La conferenza stampa é stata officiata da Susana Sanz, coordinatrice della piattaforma, e da José Julio Martín Sacristán, direttore della Fundación Sur. Entrambi hanno spiegato che l'appuntamento con l'ambasciatrice sudafricana, Magubane, non ha avuto luogo in quanto i responsabili diplomatici del Sudafrica non erano al momento a Madrid. La lettera inviata al presidente Jacob Zuma conta la firma e l'appoggio di circa 40 organizzazioni della societá civile spagnola ed internazionale. Tra le organizzazioni gode dell'appoggio della quasi totalitá della diaspora rwandese e congolese in Europa ed America, la quale reclama giustizia per il proprio paese di origine e che i presunti responsabili dell'instabilitá della regione dei Grandi Laghi siano processati. Anche diverse organizzazioni africane che si occupano di Diritti Umani in Africa Centrale hanno firmato questa petizione, in quanto in essa si materializza l'intenzione di processare un presunto criminale di guerra in un tribunale competente. La petizione é stata firmata anche dai familiari delle vittime spagnole in Rwanda e RDC, nonché dall'organizzazione Medici del Mondo. Susana Sanz, coordinatrice della piattaforma, é intervenuta ricordando che dallo scorso mese di Giugno la societá civile sta lavorando per rendere pubblico l'atto di accusa del Giudice Andreu, atto che, da febbraio 2008, é praticamente paralizzato presso la Audiencia Nacional e viene ostacolato da parte della diplomazia tanto del governo spagnolo, come del rwandese e soprattutto dal Governo statunitense, fatto confermato grazie alla recente pubblicazione dei cables concessi da Wikileaks al quotidiano “20 Minutos”. “Grazie alle accuse mosse dalla Audiencia Nacional española, vennero emessi 39 ordini di cattura internazionali, l'imputato numero 40 é Paul Kagame, che purtroppo gode di immunità diplomatica in quanto Presidente del Rwanda. Nessuno degli ordini di arresto é stato eseguito, ma grazie alle rivelazioni di Wikileaks ora possiamo intenderne il perché”, ha evidenziato Susana Sanz. Kayumba Nyamwasa é uno di questi imputati ed il fatto che si sia rifugiato in Sudafrica, dove subí anche un attentato lo scorso mese di Giugno, é di dominio pubblico. La piattaforma ha realizzato lo sforzo di cercare l'appoggio della società civile globale, per chiedere al Governo del Sudafrica di accettare la richiesta formale di estradizione del generale Kayumba Nyamwasa, approvata il 22 settembre 2010 dal Consiglio dei Ministri spagnolo. Mentre José Julio Martín Sacristán, ha evidenziato l'incredibile vuoto informativo che esiste in Spagna riguardo a tali tematiche: “É sorprendente che solo due piccoli periodici abbiano dato eco alle rivelazioni di wikileaks”, ed ha lanciato un appello “alla coscienza sociale spagnola affinché si faccia pressione sui mezzi di comunicazione per rendere di dominio pubblico tali questioni e si faccia pressioni sul Governo, di modo che questo reagisca a tali accuse. Il Governo deve, riguardo alle informazioni che sono state pubblicate, chiarire la verità e spiegare le ragioni politiche che lo hanno indotto a calpestare il principio di Giustizia Universale ed i Diritti Umani”. “Chiediamo a tutti i cittadini che scrivano ai propri giornali affinché prestino maggiore attenzione a tali questioni, con il fine di produrre un dibattito pubblico in merito. Il Governo deve risponderne davanti ai cittadini e solo con la pressione dei mezzi di comunicazione si vedrà obbligato a farlo”, ha affermato Martín Sacristán.
Letto 1907 volte
Notizie Correlate
Parla il sopravvissuto: "Homs come Srebrenica"
Ruanda: oppositori politici in cella, la denuncia delle ONG
Basta impunità in Ruanda. Appello ai media italiani
Anche le vittime innocenti delle mafie siano ricordate nella Foresta dei Giusti
Fermiamo la guerra civile. Domenica 19 manifestazione di solidarieta' con il popolo siriano
La libertà di stampa nel 2009. Bilancio annuale
Audio/Video Correlati
In archivio
Twitter ergo sum
Articolo 18. Lo âsmemoratoâ Scalfari e il calo di consensi per Monti.
Equo compenso: via libera dalla Camera
Fenomeni, governo tecnico
LibertĂ di informazione dentro i Cie, ancora troppi ostacoli
Occupy Rai
Rispetti i lavoratori? Ti meriti vantaggi
Un fiore per Younas
Estendere lâarticolo 18? La veritĂ Ăš unâaltra, lo si vuole smantellare
La strage di Tolosa e lâimpossibile oblio
Dalla rete di Articolo 21