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Articolo 21 - Editoriali
Libia: Risoluzioni ONU e art. 11 della Costituzione.
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di Leoluca Orlando

L’opinione pubblica è apparsa prima stupita e subito dopo entusiasta di fronte all’improvviso esplodere di movimenti democratici nei Paesi dell’Africa Mediterranea. L’Europa ufficiale è, invece, apparsa inizialmente stupita, poi preoccupata ed infine prigioniera di logiche ciniche: cosa guadagno? cosa perdo? In realtà, ciò che sta accadendo in Tunisia, Egitto, Libia è il fallimento della politica europea, dell’Unione europea come entità politica e non meramente bancaria/finanziaria.

Per essere più preciso, quanto sta accadendo è la conferma non del fallimento di una politica europea, è la conferma dell’inesistenza di una politica estera europea. Da alcuni mesi, oramai, l’opinione pubblica europea e l’Europa ufficiale parlano di democrazia, libertà, economia nell’area euromediterranea ..... e della Signora Catherine Ashton (ricordate? è la responsabile esteri dell’Unione Europea!) non si è sentita una parola!

Dopo l’annuncio trionfale del processo di Barcellona, dopo l’avvio di costruzione di una area euromediterranea di libero scambio, abbiamo assistito al moltiplicarsi di rapporti bilaterali tra Singoli Stati europei e Stati africanomediterranei (rectius: dittatori africanomeditteranei ) in nome di affari, tutti in definitiva sporchi. Sporchi perché sporchi in sé; sporchi, comunque, perché costruiti sulla complicità nei riguardi della distruzione di diritti e di vite (complicità e non certo “innocente indifferenza”).

Così, ancora nel Natale 2010, la Ministro degli Esteri francese si recava a Tunisi per esprimere solidarietà e sostegno al dittatore Ben Alì e alla Sua polizia, in ciò confermando il rapporto privilegiato Sarkozy-Ben Alì. E il 18 gennaio 2011, il Ministro degli Esteri italiano, il giorno dopo la fuga dal suo Paese del dittatore Ben Alì, che “ per fortuna, nell’Africa mediterranea, vi è un leader come Gheddafi che è riferimento, garanzia di riformismo ...”. E tutti ricordano il bacio della mano del dittatore libico da parte del Presidente Berlusconi e l’indegno reclutamento di ragazze per allietare le notti, la fornitura di armi e gli affari di due squallidi personaggi.

Il 17 marzo, a New York, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 1973 per chiedere a Gheddafi l’immediato cessate il fuoco e per attuare una No Fly Zone per indurre ad una soluzione diplomatica e per salvaguardare la vita delle popolazioni civili. Il 18 marzo, a Parigi, Francia e Italia, sarebbe più corretto dire Sarkozy e Berlusconi, e non loro soltanto, annunciano al mondo che Mirage e Tornado sono pronti a bombardare la Libia e a liberare quel Paese dal dittatore Gheddafi.

Per la democrazia, ovviamente! Per ragioni umanitarie, è evidente! In tale contesto, con tale fuga in avanti, diventano carta straccia le Risoluzioni del 2011 (n. 1970 e n. 1973) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In tale contesto, considero inaccettabile scatenare una guerra per cacciare Gheddafi o per portare la democrazia, uccidendo, facendo pagare ai libici (quelli pro e quelli contro) il prezzo sporco di sangue di affari sporchi di ieri e in vista di affari sporchi anche per domani. “Portare la democrazia” in Libia sembra essere, per taluni e inaccettabilmente, il fine “nobile” di questa ennesima violenza neocoloniale.

E si assiste, così, all’ennesima perversione valoriale della democrazia. Non interessa sapere chi governerà domani la Libia,chi farà più speculazioni, chi organizzerà party allietati da vergini del deserto o da prostitute di condominio ... Non interessa più neanche sapere se e chi uccide chi ....

Non sembri cinismo. Tutto al contrario: è il rifiuto del cinismo! Tutto quanto sta accadendo rischia di avere il puzzo del marcio, il colore del denaro e il dolore della morte. Denunciare tale rischio è un modo per evitare di essere travolti da perversione valoriale, dall’uso spregiudicato di democrazia e degli interventi umanitari per affari sporchi. Denunciare tale rischio è un modo per tenere alta l’attenzione perché l’intervento ONU non sia paravento per protagonismi militari-affaristici, perché l’intervento umanitario non sia “foglia di fico” per una vera e propria guerra, per pretendere che, finalmente, la Signora Catherine Ashton parli e, finalmente, vi sia una politica estera europea comune.

Denunciare tale rischio è un modo per tenere alta l’attenzione perché non si abbia più a ripetere , con o senza Gheddafi, con o senza Mubarak, con o senza Ben Alì, la pratica dei rapporti privilegiati bilaterali affaristici con dittatori .... salvo poi a scoprire che trattavasi di dittatori, soltanto dopo che sono stati cacciati dalle popolazioni civili, pronti subito dopo a sostenere nuovi dittatori al posto dei vecchi. Leoluca Orlando

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