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Articolo 21 - Editoriali
Dirigenti e programmi Rai scelti col pagamento del canone
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di Federico Orlando*

Cara Europa, leggo giovedì nella vostra rubrica Lib che un gruppo di politici molto esperi di Rai e di mass media sta mettendo a punto, da tempo, una proposta di legge sull'uso del bollettino di pagamento del canone come una specie di scheda elettorale: indicando, tra una serie di nomi, quello che si preferirebbe vedere in consiglio d'amministrazione, e tra i programmi quello che si vorrebbe continuare a vedere e quello che si gradirebbe non vedere. In tal modo, i cittadini paganti potrebbero determinare sia il consiglio d'amministrazione sia la linea editoria del “maggior ente culturale d'Italia”, come si dice. L'idea mi piace molto, solo mi chiedo cosa aspettino i fautori a presentarla come proposta di legge in parlamento, in modo che su di essa si possa accendere la discussione politica nel paese. Maria Rosetta Aspi, Roma

Cara Signora, proprio oggi il sito di Articolo 21 reca una breve nota del professor Zaccaria,  ultimo presidente della Rai a far fronte all'occupazione di Berlusconi e della sua banda larga (si comportò con coraggio anche Lucia Annunziata, ma durò poco); una nota nella quale annuncia d'aver presentato insieme all'on. Giulietti la proposta di legge cui lei si riferisce; e che noi ci eravamo permessi di sollecitare. L'on. Zaccaria precisa che i cinquanta nomi più votati dagli utenti col bollettino di conto corrente, in una sorta di grandi primarie, potranno essere i grandi elettori che a loro volta, ogni tre anni, scelgono al loro interno o fuori di loro gli organi di governo: presidente, direttore generale, consiglieri d'amministrazione, ecc. A loro volta, le indicazioni sulla linea editoriale potranno essere considerate dall'azienda, così democratizzata, come base per l'impostazione dei palinsesti. Vede bene che il mondo democratico non resta fermo alle contestazioni verbali (e spesso verbose) ma si muove con proposte concrete che, tutte insieme, formano, e più formeranno, il quadro di un'Italia alternativa,  da offrire agli elettori delle politiche: un quadro più articolato di quello già vittorioso nel tandem amministrative-referendum.
      L'iniziativa di legge Zaccaria-Giulietti è stata illustrata da quest'ultimo, portavoce di Articolo 21, all'assemblea in viale Mazzini, sotto lo slogan “Per liberare l'Italia dal conflitto d'interessi e la Rai dal controllo politico”. Presenti Federconsumatori, Popolo viola, Federazione della stampa, Pd, Idv, Sel, Federazione della sinistra, i consiglieri d'amministrazione di minoranza Rizzo Nervo e van Straten, il direttore di Rai3 Ruffini, Tiziana Ferrario, Maria Luisa Busi, Claudio Verna segretario dell'Usigrai, gli onorevoli Pardi e Vita, oltre Giulietti. Il quale ha sottolineato l'esigenza di promuovere un movimento sociale a sostegno della proposta, con parlamentari, rappresentanti di comitati popolari, dei dipendenti Rai che hanno scritto ai vertici aziendali per dire sì ad Annozero “a un euro” e no allo svendita culturale del servizio pubblico alla concorrenza: il movimento deve operare affinché il dibattito sulla proposta scuota il Paese e non rischi il greve silenzio degli archivi di Montecitorio. “Come ha dimostrato il referendum sull'acqua, i beni pubblici sono considerati un valore essenziale, e la Rai ha un grande valore pubblico nell'epoca della rete. Il ministro Romani – ha detto Vita – si occupi di digitale e non di nomine Rai, anche perché la Corte costituzionale ha già spiegato che il governo non deve entrare nella gestione Rai. E spieghi anche come mai in in tema di canone i grandi evasori sono gli enti pubblici”. Anche perché, come è noto, i magistrati della Corte dei conti hanno aperto fascicoli, variamente intestati, tutti (intuibilmente) con un solo reato ipotetico, il danno erariale. Danno erariale significa che chi ha fatto scelte che sono costate alla Rai la perdita di  milioni di euro per mancata pubblicità (a prescindere da eventuali favoreggiamenti alla concorrenza, che comporterebbe più gravi reati penali) quei milioni ce li rimette di tasca sua. Per la bella faccia di qualcuno che una via di fuga ce l'ha, a differenza di chi resta intrappolato a viale Mazzini.   

*Da Europa

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