Articolo 21 - Editoriali
Flavio Lotti: "Si ai diritti umani. No alle Bombe"
di redazione
Rompiamo il silenzio! Fermiamo la guerra in Libia! Fermiamo la repressione in Siria! Basta con il cinismo e l’indifferenza umanitaria!
A conclusione del seminario nazionale della Tavola della pace che si è svolto a Perugia l’1 e 2 luglio 2011 in preparazione della Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli del 25 settembre, il Coordinatore Nazionale della Tavola della pace, Flavio Lotti, ha diffuso il seguente appello:
“Nessuno sa quante siano realmente le vittime innocenti della guerra civile che da oltre cinque mesi ha sconvolto la Libia. Quello che sappiamo è che a pagare è sempre la povera gente. Nessuno sa quando e come questa guerra finirà. Quello che sappiamo è che cento giorni di bombardamenti della Nato non sono bastati a fermare la violenza. Al contrario. Il popolo che si diceva di voler proteggere si ritrova oggi doppiamente prigioniero di Gheddafi e della guerra contro Gheddafi.
Ancora una volta appare chiaro che i diritti umani non si difendono con le bombe.
Preoccupati per le stragi di civili e le sofferenze che continuano ad essere inferte alla popolazione, allarmati per il rischio di uno stallo sanguinoso, la Tavola della pace chiede a tutti i responsabili della politica internazionale di fermare i bombardamenti sulla Libia, di negoziare l’immediato cessate il fuoco e l’invio di una vera e propria missione di pace dell’Onu sotto la guida diretta del Segretario Generale in grado di proteggere realmente i civili. La politica deve strappare alle armi il controllo della situazione e ricostruire pazientemente le condizioni per una soluzione politica che metta fine a questo inutile bagno di sangue e restituisca dignità e diritti a tutti.
L’impegno internazionale per mettere fine alla guerra in Libia deve essere accompagnato da una forte iniziativa per fermare la brutale repressione in corso da oltre tre mesi in Siria, in Yemen e Bahrein. La situazione è spaventosa. Come possiamo parlare di diritti umani e restare ancora a guardare? Troppo tempo è passato nel silenzio e nell’inazione. Non possiamo permettere che il desiderio di libertà, dignità e giustizia che sta animando milioni di persone nel mondo arabo possa essere represso nel sangue. Sostenere e favorire i difficili processi di transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia deve rappresentare oggi la priorità della politica estera dell’Italia e dell’Europa.
Anche per questo l’Italia deve smettere di spendere per la guerra e deve investire sulla difesa e la promozione dei diritti umani, sulla promozione della democrazia e dello sviluppo umano, sulla costruzione di un’economia di giustizia che trasformi il Mediterraneo in una vera e prospera comunità di pace.
Dalla Libia all’Afghanistan, dal Medio Oriente all’Africa, dall’Europa all’Onu l’Italia è chiamata a ripensare e ridefinire radicalmente le sue relazioni e il suo ruolo internazionale. Ogni ulteriore reticenza e omissione è destinata a costarci molto cara.
Alla Rai e a tutti i mezzi di comunicazione chiediamo di dedicare tempo e spazio per difendere e attuare il sacrosanto diritto dei cittadini di conoscere e capire cosa sta succedendo e di partecipare responsabilmente alle scelte che deve compiere il nostro paese.”
A conclusione del seminario nazionale della Tavola della pace che si è svolto a Perugia l’1 e 2 luglio 2011 in preparazione della Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli del 25 settembre, il Coordinatore Nazionale della Tavola della pace, Flavio Lotti, ha diffuso il seguente appello:
“Nessuno sa quante siano realmente le vittime innocenti della guerra civile che da oltre cinque mesi ha sconvolto la Libia. Quello che sappiamo è che a pagare è sempre la povera gente. Nessuno sa quando e come questa guerra finirà. Quello che sappiamo è che cento giorni di bombardamenti della Nato non sono bastati a fermare la violenza. Al contrario. Il popolo che si diceva di voler proteggere si ritrova oggi doppiamente prigioniero di Gheddafi e della guerra contro Gheddafi.
Ancora una volta appare chiaro che i diritti umani non si difendono con le bombe.
Preoccupati per le stragi di civili e le sofferenze che continuano ad essere inferte alla popolazione, allarmati per il rischio di uno stallo sanguinoso, la Tavola della pace chiede a tutti i responsabili della politica internazionale di fermare i bombardamenti sulla Libia, di negoziare l’immediato cessate il fuoco e l’invio di una vera e propria missione di pace dell’Onu sotto la guida diretta del Segretario Generale in grado di proteggere realmente i civili. La politica deve strappare alle armi il controllo della situazione e ricostruire pazientemente le condizioni per una soluzione politica che metta fine a questo inutile bagno di sangue e restituisca dignità e diritti a tutti.
L’impegno internazionale per mettere fine alla guerra in Libia deve essere accompagnato da una forte iniziativa per fermare la brutale repressione in corso da oltre tre mesi in Siria, in Yemen e Bahrein. La situazione è spaventosa. Come possiamo parlare di diritti umani e restare ancora a guardare? Troppo tempo è passato nel silenzio e nell’inazione. Non possiamo permettere che il desiderio di libertà, dignità e giustizia che sta animando milioni di persone nel mondo arabo possa essere represso nel sangue. Sostenere e favorire i difficili processi di transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia deve rappresentare oggi la priorità della politica estera dell’Italia e dell’Europa.
Anche per questo l’Italia deve smettere di spendere per la guerra e deve investire sulla difesa e la promozione dei diritti umani, sulla promozione della democrazia e dello sviluppo umano, sulla costruzione di un’economia di giustizia che trasformi il Mediterraneo in una vera e prospera comunità di pace.
Dalla Libia all’Afghanistan, dal Medio Oriente all’Africa, dall’Europa all’Onu l’Italia è chiamata a ripensare e ridefinire radicalmente le sue relazioni e il suo ruolo internazionale. Ogni ulteriore reticenza e omissione è destinata a costarci molto cara.
Alla Rai e a tutti i mezzi di comunicazione chiediamo di dedicare tempo e spazio per difendere e attuare il sacrosanto diritto dei cittadini di conoscere e capire cosa sta succedendo e di partecipare responsabilmente alle scelte che deve compiere il nostro paese.”
Letto 2289 volte
Notizie Correlate
Gheddafi in Italia? Una buona occasione per parlare di diritti umani!
Cessate il fuoco!
E' pronta l'Italia per il Consiglio ONU per i diritti umani? Oggi alle 11:30 conferenza stampa al Senato
3 giorni per la pace e la libertà, i diritti umani e la democrazia
Profughi eritrei in Libia. Gruppo Eveyone, Onu e Consiglio dEuropa inviino delegazione ispettiva
"Stop a petrolio libico, si rischia di finanziare Gheddafi". Lettera aperta all'amministratore delegato Eni Scaroni
Audio/Video Correlati
In archivio
Twitter ergo sum
Articolo 18. Lo âsmemoratoâ Scalfari e il calo di consensi per Monti.
Equo compenso: via libera dalla Camera
Fenomeni, governo tecnico
LibertĂ di informazione dentro i Cie, ancora troppi ostacoli
Occupy Rai
Rispetti i lavoratori? Ti meriti vantaggi
Un fiore per Younas
Estendere lâarticolo 18? La veritĂ Ăš unâaltra, lo si vuole smantellare
La strage di Tolosa e lâimpossibile oblio
Dalla rete di Articolo 21