di Francesco Rispoli*
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Preg. Articolo 21,
sono un vostro affezionato lettore. Sul “Corriere della Sera” di oggi 9 gennaio ho letto a pagina 17 una interessantissima intervista con Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, intitolata significativamente “L’Eni punta sull’Africa. Il prossimo boom globale è qui”.
L’uomo d’affari si trova in Sudafrica per partecipare alle celebrazioni del centenario della nascita dell’African National Congress, il partito di Nelson Mandela. Il numero 1 dell’Eni è l’unico uomo d’affari italiano invitato alle cerimonie. Ma al di là dei dati di cronaca, è interessante leggere che cosa afferma Scaroni: “L’Africa è un terreno di grande sviluppo per noi e il nostro business e per la loro economia. Sono paesi molto importanti per noi perché crescono molto a tassi vicini a quelli dei paesi emergenti e perché rappresentano un ponte per lo sbocco nei mercati asiatici”.
Insomma l’Africa non è solo l’immagine stereotipata del bambino con la pancia gonfia mangiato dalle mosche. Ma essenzialmente come abbonato pluriennale alla Rai mi piacerebbe conoscere quello che si muove in un continente ancora a noi sconosciuto, nonostante la presenza nel nostro paese di tantissimi immigrati africani. Mi piacerebbe in particolare conoscere cosa fa l’Italia, i suoi gruppi industriali, etc nel “continente nero”, insomma sapere come fa sistema (se lo fa!) l’Italia.
Mi capita spesso di vedere televisioni straniere (tedesche, spagnole, francesi, oltre a quelle inglesi) che dedicano grande spazio alle attività svolte in vari paesi del mondo. Mi sembra di capire che l’Italia in controtendenza con quello che succede nel mondo (ed anche di quello che ipotizza il presidente Monti sull’autorevolezza del servizio pubblico radiotelevisivo) stia decidendo di smantellare quel poco che resta di presidio sugli esteri. La chiusura annunciata di 7 sedi Rai (tra cui quella di Nairobi che sovraintende all’Africa Sushariana) rende sempre più difficile capire i motivi per cui pagare il canone. Già la chiusura di Rai Internazionale priva i nostri connazionali all’estero di uno strumento per essere più vicini al paese di origine. “Ballando sotto le stelle”, Fiorello e Sanremo sono importanti per passare qualche ora in armonia ed anche per pagare con le entrate pubblicitarie stipendi e spese ma io come tanti altri telespettatori preferirei conoscere che cosa succede nel mondo di cui abbiamo solo una superficiale visione perché purtroppo anche i giornali italiani non dedicano molto spazio a quello che succede al di fuori dei nostri confini.
A proposito ma perché i tg dedicano tanti servizi alla casa reale inglese? A noi che importa? Magari si tornasse in quei quartieri londinesi che nella scorsa estate hanno animato una rivolta simile a quelli di 20 anni fa.
Grazie e buon lavoro
* Francesco Rispoli – Firenze