di Giuseppe Giulietti
Siamo sempre stati contrari ad ogni forma di via disciplinare al giornalismo e sempre lo saremo nei confronti di chiunque. Dobbiamo, tuttavia, rilevare che ogni qual volta un autore o un cronista prova ad illuminare uno dei tanti misteri italiani, immediatamente si alza un coro di mazzieri che chiede bavagli, provvedimenti disciplinari , espulsioni e sanzioni a carico di cronisti e di editori.
Questo è anche il senso della legge bavaglio sull’intercettazione. Ogni qualvolta invece un giornale o un TG decide addirittura di non dare una notizia di assoluto rilievo sociale il medesimo coro tace e le autorità di garanzia sembrano distratte . Ci riferiamo, per esempio alla decisione del TG1 di ieri sera e del TG4 di non dare rilievo alcuno alle inchieste di Bari, ma potremmo anche riferirci alla improvvisa scomparsa dei volti e delle voci degli abruzzesi , quando osano esprimere il loro malessere. Dal momento che non ci interessano le discussioni di tipo disciplinare ci piacerebbe sapere dagli organismi preposti, dalle organizzazioni professionali dei giornalisti se non sia giunto il momento di stabilire una sorta di “par condicio “ tra l’indignazione suscitata da una coraggiosa inchiesta e il preoccupante silenzio che continua a circondare le assai meno coraggiose omissioni.
Dal momento che quasi tutti i TG del polo Raiset (con la sempre più isolata eccezione del TG3 diretto da Antonio Di Bella) sembrano sempre più l’uno la fotocopia dell’altro, sarà davvero difficile impedire ai cittadini, di protestare e organizzare vere e proprie campagne di disobbedienza civile nei confronti di chi li vorrebbe rendere ciechi , sordi e muti. In questi giorni ci sono arrivate numerose lettere di protesta, provvederemo a trasmetterle alla Rai e a consegnarle ai rappresentanti della opposizione in commissione parlamentare di vigilanza affinché promuovano le più energiche iniziative a tutela dei valori racchiusi nell’Articolo21 della Costituzione e che oggi sono davvero tra i più calpestati e umiliati .