di Fabio Evangelisti
Sulla questione dei rifugiati respinti in Libia il nostro Governo ha più volte ribadito, a fronte dei rilievi avanzati dalla Commissione UE, che tali azioni sono del tutto ''conformi al diritto comunitario e alle convenzioni internazionali vigenti, con particolare riguardo alla tutela delle persone richiedenti asilo o protezione internazionale”.
Come se, da quando il 7 maggio scorso sono iniziati primi respingimenti verso le coste libiche e proseguiti per tutta l’estate con esiti anche tragici, la portavoce della sezione italiana dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini, non avesse mai fatto rilevare che il principio di non respingimento vale anche in acque internazionali e non conosce limitazione geografica.
Come se tutto ciò non fosse contenuto anche nella normativa europea e nell'ordinamento giuridico italiano.
Come se il Rappresentante in Italia dell'Unhcr non avesse, più volte, incontrato il Ministro Maroni per ricordagli che "dal punto di vista del diritto internazionale, l'Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento".
Come se i chiarimenti richiesti il 15 luglio scorso dalla Commissione UE in merito agli episodi di riaccompagnamento in Libia di gruppi di migranti irregolari, intercettati in alto mare, non fossero mai stati trasmessi al nostro Governo.
Come se, recentemente, l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, non avesse denunciato le politiche nei confronti degli immigrati, adottate anche dall’Italia, con la constatazione che questi sono "abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale.
Eppure l'articolo 4 del IV protocollo della “Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali”, vieta espressamente le espulsioni collettive. Così come, elemento che indica un dato di schizofrenia politica, l’articolo 10, comma 4 del Testo unico sull’immigrazione (la famigerata Bossi-Fini, oggi in rotta di collisione su questo tema, ma un tempo uniti nel sostenere la loro legge e sbandierarla come panacea di ogni male quando, invece, come sappiamo tutti, ha soltanto aggravato i problemi dell’immigrazione), ebbene, questo articolo continua a vietare il respingimento in frontiera “nei casi previsti dalle disposizioni (…) che disciplinano l'asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l'adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari”.
Insomma, ormai anche le parole si sono vuotate di senso. Per questo il Gruppo de l’Italia dei Valori alla Camera ha depositato una mozione (a prima firma Di Pietro) che invita il Governo ad rigorosa azione di contrasto all’immigrazione clandestina colpendo soprattutto le organizzazioni criminali che stanno dietro la tratta di esseri umani e lo impegna a non proseguire in questa folle pratica di respingimento, in spregio ai trattati internazionali oltre che dello spirito umanitario.
La risposta di Maroni, al momento, è e rimane: “Andiamo avanti con i respingimenti, del problema si faccia carico l'Unione Europea”.
Appunto. Come se niente fosse successo.