di Simone Luciani
E’ impressionante, la capacità del PD di riuscire a rendersi ridicolo sulle questioni etiche. L’ultimo capolavoro (peraltro riportato da quasi tutti i quotidiani nazionali) riguarda l’indagine conoscitiva della Commissione Igiene e Sanità del Senato sulla RU486.
Per chi non segua quotidianamente questo genere di dibattito, ricapitoliamo la questione. Subito dopo l’ok dell’Agenzia Italiana del Farmaco all’immissione in commercio della pillola abortiva RU486 (che, lo ricordiamo, non è la pillola del giorno dopo, e la sua funzione sarà quella di costituire un’alternativa all’interruzione chirurgica della gravidanza), l’indagine da parte del Senato venne proposta da Maurizio Gasparri a luglio. La reazione del Partito Democratico fu, e giustamente, di scherno. In un’intervista rilasciata al sottoscritto, Livia Turco (che, ricordiamo, è una deputata e non una senatrice) parlò di ‘colpo di sole’. Di colpo di sole si trattava se fosse stata una candida proposta: in realtà di candido c’è poco. C’è invece il tentativo del centrodestra di sollevare un polverone sulla legge 194 (su spinta delle gerarchie ecclesiastiche) prendendo a pretesto l’introduzione della pillola abortiva. Che, d’altronde, è usata in un’infinità di paesi e tutti gli organismi scientifici che hanno dovuto valutarla lo hanno fatto positivamente, stando che ogni farmaco ha degli effetti collaterali anche gravi, e dunque anche la pillola abortiva. In ogni caso, ciò che accadrà sarà che i senatori della maggioranza, che vogliono sentirsi dire una sola cosa, e cioè che la pillola è insicura, fingeranno di audire una serie di personaggi mettendo in evidenza solo la minoranza che dice che la pillola va bandita e fingeranno di leggere documenti scientifici arcinoti per i quali non hanno alcuna competenza e metteranno in luce solo gli aspetti negativi. E poi, si vedrà. Dunque, non un colpo di sole ma una truffa e uno spreco di denaro pubblico. Una truffa alla quale, a sorpresa, il PD due giorni fa ha detto sì. I capigruppo della Commissione Sanità del Senato, infatti, hanno votato all’unanimità il via libera all’inchiesta. Anche il PD, con Dorina Bianchi, che, come noto, è una cattolica ex UDC subentrata nell’inverno scorso, fra le polemiche, a Ignazio Marino (l’Italia dei Valori ha vissuto una vicenda simile con Giuseppe Astore). Non solo. Bianchi farà anche la relatrice di minoranza. Apriti cielo. Gran parte delle elette democratiche si scagliano contro la collega, accusata di tradimento. Marino arriva a definirla un problema. Anna Finocchiaro la sconfessa. E fin qui non si potrebbe dar loro torto: un capogruppo deve cercare di rappresentare tutti, o almeno la maggioranza. E goffa appare la difesa della povera Dorina: ‘ho votato secondo mandato’.
Una difesa che, il giorno dopo, si rivela essere almeno in parte rispondente alla verità. A darle ragione, forse involontariamente, Anna Finocchiaro, che rivela l’esistenza di un accordo sotterraneo con Antonio Tomassini, PDL, presidente della Commissione Sanità: il PD voterà sì all’indagine, a patto che si faccia dopo il congresso del nostro partito. Dunque, secondo Finocchiaro, Bianchi non avrebbe sbagliato a votare a favore di una truffa, ma avrebbe sbagliato a farlo in quel momento.
Ora. Nulla, nel merito della questione e nelle posizioni sulle questioni etiche, ci unisce a Dorina Bianchi (che, a differenza delle colleghe, fin dall’inizio e con coerenza aveva dichiarato il suo favore personale all’indagine), della quale non condivideremo mai una parola e alla quale non si può perdonare di essere stata la relatrice della legge 40 sulla fecondazione assistita (il provvedimento che ha fatto da apripista all’usanza e al convincimento che di fronte a precetti religiosi si possa scavalcare perfino la Costituzione). Tuttavia, stavolta il tiro al piccione nei suoi confronti è stato avviato per coprire due guai. Il primo è che il PD, sulle questioni etiche, non esiste. E questa non è una novità. Così come non è una novità che da quelle parti si blateri quotidianamente della libertà di coscienza da garantire o non garantire sulle questioni etiche, mentre sarebbe auspicabile che i dirigenti, che citano spesso e volentieri la Costituzione, almeno la leggessero: scoprirebbero infatti che la libertà del parlamentare è garantita dagli articoli 67 e 68, non sui temi etici ma su tutto.
Il secondo, che invece è legato all’episodio specifico, è che il PD ha tentato, non riuscendoci, di piegare indegnamente le istituzioni alle proprie esigenze di partito: una truffa è una truffa, che avvenga prima o dopo il congresso del PD. E ci interessano poco i motivi politici che possano essere dietro al rinnegamento di questa ovvietà. Per questo, pur non condividendone nulla, stavolta siamo con Dorina Bianchi.