di Simone Luciani
Dopo una storia come quella di Stefano Cucchi, ci sono voci che si vorrebbero non ascoltare e volti che si vorrebbero non vedere. Invece, ahimè, ci tocca.
C’è un editoriale, sul Giornale di questa mattina, di Carlo Giovanardi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle droghe, alla famiglia e a una variopinta serie di argomenti. Chiunque, anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla variopinta serie di argomenti, di fronte a una storia tanto piena di buchi, a tale puzza di marcio, dovrebbe chiedere spiegazioni a una lunga serie di istituzioni. Il suddetto, invece, pensa bene di stigmatizzare chi chiede verità, definendo “infernale” il fatto che si vogliano dei colpevoli da punire. E già qui verrebbe voglia di stracciare il giornale.
Ma le vere torsioni mentali vengono dopo. Perché Giovanardi individua ben due sicuri responsabili della morte di Cucchi. Il primo è la droga. Ed è questa la prassi tipica dei comportamenti da regime: giustificare comportamenti criminali delle istituzioni distruggendo l’immagine della vittima e colpevolizzandola. Il secondo è (sic!) l’assenza di una legge sul testamento biologico: se avessero consentito ai medici di ficcare un sondino nel naso di Stefano contro la sua volontà, oggi sarebbe vivo. E’ l’occasione per un’elegia dell’imbarazzante testo approvato dal Senato e che la Camera si appresta ad assecondare, dimenticando, il Nostro, che Cucchi non era in stato vegetativo, condizione perché, secondo tale testo, possa valere il testamento biologico, né era incosciente, condizione per la quale possa valere il testamento biologico ovunque nell’universo mondo. In compenso, Giovanardi potrebbe proporre la modifica dell’articolo 32 della Costituzione, unica legge da cambiare per imporre sondini e tubi a Stefano Cucchi e a chiunque in Italia.
Il doppio salto mortale di Giovanardi copre invece l’unica riflessione che, a oggi, senza colpevoli e con tanti punti da chiarire, andrebbe fatta: Stefano Cucchi, ragazzo di 31 anni, è entrato in carcere per il possesso di 20 grammi di marijuana, e ne è uscito morto, con tanto di corpo massacrato, dopo una settimana, senza che nessuno della sua famiglia sapesse nulla. Altro che sondini e spinelli: qua va chiarito se assassino è lo Stato, oppure no. E un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla variopinta serie di argomenti, anziché sparare sentenze contro Cucchi e contro chi conserva un minimo di capacità di indignarsi, avrebbe dovuto pretendere le scuse di chi ha fatto una legge che consente di arrestare chi possiede 20 grammi di marijuana. Ma Giovanardi non può chiedere le scuse di nessuno: quella legge l’ha fatta lui.