Articolo 21 - Editoriali
Chi lotta per la scuola pubblica non è soggetto appetibile
di Giuseppe Giulietti
Fanno bene o fanno male i precari della scuola a recarsi sotto le sedi della Rai? Per quanto ci riguarda fanno benissimo e dovrebbero recarsi anche sotto le sedi di tutte le emittenti ormai controllate dal presidente del Consiglio. Persino in questi giorni abbiamo assistito ad ore e ore di trasmissione dedicate ai delitti di Cogne, Garlasco, Perugia, per non parlare della vicenda Marrazzo trasformata in un pretesto per massacrare l'ex presidente del Lazio, far dimenticare gli scandali e gli sconci politici berlusconiani e dare una bella spruzzata di morbosità che, come si sa, fa sempre decollare gli ascolti.Dentro questa vera e propria orgia del conflitto di interessi c’è sempre meno spazio per l'Italia reale, per la questione sociale, per le lotte sindacali, per le morti in carcere e per chi lotta per il diritto alla studio e a una scuola pubblica minimamente decente.Queste lotte interessano poco, se ancora se ne parla è perché esistono giornali e giornalisti che ancora non si sono arresi e tentando di dare una voce e un volto ai protagonisti di questa altra Italia.Eppure i grandi salotti televisivi, salvo alcune lodevoli eccezioni, fingono di non vedere, di non sentire, di non sapere. Chi lotta per la scuola pubblica non è un soggetto appetibile perché critica l'immagine patinata dell’Italia del telecomando unico e di un uomo solo al comando.Raccontare queste lotte significherebbe dare una picconata alle menzogne, alle cifre false, ai dati truccati che spesso vengono forniti quando ministri e portavoce possono parlare in solitudine, senza replica e senza domande.Forse agli studenti e agli insegnanti precari non resterà che travestirsi da escort o da velini o veline per riuscire ad attirare l'attenzione di alcuni media, oppure dovranno occupare i tetti di tutte le scuole per destare il giusto allarme sociale. Quando lo faranno qualche esimio editorialista cerchiobottista potrà dedicare loro un infuocato editoriale criticando il loro protagonismo mediatico.Già perché in Italia si tace sul protagonismo mediatico del governo e dei ministri ma ci si indigna quando "i servi della gleba" osano contrastare o contestare il feudatario.Per quanto ci riguarda non solo ospiteremo sempre volentieri gli appelli e le lettere degli insegnati e della rete degli studenti, ma li invieremo alle associazioni dei giornalisti, ai sindacati del settore, a tutte le redazioni affinché, redazione per redazione, si apra un confronto ed anche uno scontro sulle ragioni per le quali ci sono fatti e notizie da non dare o da dare con il contagocce, nascondendole magari tra la consegna delle case all'Aquila, un comizio del presidente, un editoriale del direttore, il maltempo e gli ultimi consigli sul giardinaggio.La progressiva distruzione della istruzione pubblica fa parte dello stesso progetto che si propone di annientare l'informazione e la giustizia sopprimendo la loro funzione di controllo dell'esecutivo.Un cittadino meno colto,meno istruito e meno informato è la indispensabile premessa per la costruzione di un repubblica presidenziale di segno populista e autoritario.Dare spazio e voce alle lotte di chi si batte per il diritto all'istruzione è un altro modo per difendere i valori racchiusi nell'articolo 21 della Costituzione.Sarà bene non dimenticarlo.
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