di Giorgio Santelli
Giovedì mattina, ore 11,25, RaiTre. Comincia Brontolo, la trasmissione condotta da Oliviero Beha. La puntata è dedicata al Primo Maggio ma il titolo parla chiaro: "C'era una volta il primo maggio. Il lavoro rende occupati?" Nello studio 2 della DEAR c'è un pubblico particolare. Due rappresentanze dei lavori della Videocon di Anagni (1300 licenziamenti) e i rappresentanti della Basèll-Lyondell di Terni. Un'azienda chimica, quest'ultima. Con loro un Giuslavorista, Giampiero Falasca, e un ospite che di I Maggio ne ha visti davvero tanti: Massimo Rendina, partigiano e Presidente dell'Anpi Roma e Lazio.
La situazione della Videocon è tragica. I dipendenti sono con Cassa integrazione in deroga ma da due mesi non prendono più lo stipendio. Hanno occupato strade ed autostrade ma non è servito a nulla. Per la Basèll - Lyondell, azienda non in crisi, si chiude per delocalizzare. La multinazionale proprietaria - americana - vuole chiudere l'impianto ternano nonostante l'ultimo anno abbia prodotto 8 milioni e mezzo di euro di utili. La chiusura della Basèll significa la morte del Polo Chimico di Terni. A casa, tra diretto e indotto, 1400 persone. Insieme a loro le filiali Basèll di Ferrara e Brindisi, insieme al centro di ricerche di Milano. Complessivamente 5000 dipendenti. Brontolo fa un viaggio nella crisi, in un orario difficile, quello della mattina di un giovedì. Eppure arrivano i dati di ascolto il giorno dopo e si scopre che con il 7,91% la puntata viene vista da più di 420mila telespettatori. Solitamente, a quest'ora, anche in altre puntate di Brontolo, gli spettatori medi sono intorno ai 300mila.
Il lavoro che non c'è, la crisi evidente del nonstro Paese, le ragioni di chi perde il lavoro meritano di essere viste e conosciute. Per questo è importante dare visibilità agli invisibili. Serve a loro e serve anche al Paese.