di Loris Mazzetti*
Porta a porta a tutti i politici dà sicurezza, a qualcuno di più. Meglio andare nel salotto di Vespa, dove si può avere “un vestitino fatto su misura”, che essere udito da un magistrato. Così ha fatto Claudio Scajola che il 14 maggio non si è presentato al pm della Procura di Perugia che lo aveva convocato in quanto persona informata dei fatti per la nota vicenda dell’appartamento con vista Colosseo. L’avvocato dell’ex ministro ha così motivato: “Perugia non è competente e non ci sono garanzie”. Perché ripetere quello che aveva già detto a Bruno Vespa nell’intervista in esclusiva del 4 maggio? La Casta avrà pure qualche privilegio. Scajola quando si sente a proprio agio dà il meglio di sé, questo non sarebbe accaduto se avesse scelto altri salotti come Annozero o Ballarò, lì si rischia di dover rispondere a qualche domanda. L’ex ministro quante ne ha viste: nel 1983 quando era sindaco di Imperia fu mandato a San Vittore per 70 giorni con l’accusa di tentata concussione aggravata in merito all’appalto del Casinò di Sanremo, complice un incontro segreto con uno delle parti in gara, poi fu prosciolto. Quando era ministro dell’Interno, dopo i fatti del G8 di Genova, disse che “fu costretto a dare l’ordine di sparare sui manifestanti se avessero sfondato la zona rossa”, poi ritrattò perché una frase estrapolata da un contesto è come una rondine: non fa primavera. L’anno dopo fu ucciso dalle Br Marco Biagi, Scajola che gli aveva tolto la scorta, parlando in “confidenza” con alcuni giornalisti, definì Biagi “un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”. Anche in quell’occasione fu costretto a dimettersi da ministro dell’Interno. La sua lontananza dal governo durò solo un anno, nel 2003 Berlusconi lo rinominò ministro. Il navigato Scajola, memore del passato, questa volta ha preso la giusta decisione: è andato nel salotto amico. La sintesi di Vespa nel lanciare la trasmissione è esemplare: “Nell’intervista Scajola fa capire che probabilmente è vittima di una trappola, qualcuno a sua insaputa ha dato alle venditrici una somma si cui lui non era a conoscenza…”. Alcune delle domande più significative: “Lei si è rivolto ad altre agenzie quindi un po’ di polso del mercato ce l’aveva… Non le sembrava un prezzo un po’ basso per un mezzanino di fronte al Colosseo? In genere quando si fa un accordo si lascia una caparra. Non siete passati attraverso un compromesso? La banca prima di darle il mutuo fece una perizia sulla casa?” L’incontro, dal punto di vista immobiliare è stato interessantissimo, più che un’intervista è sembrato la pubblicità di un’agenzia.
“Onda su Onda” - Il Fatto Quotidiano (18 maggio 2010)