di Giulia Fresca
L’Italia si prepara a manifestare in rosa, e continuano ad arrivare adesioni da parte di donne ed uomini dei diversi schieramenti. E mentre le iniziative, sotto il grido “Se non ora quando?” si diversificano da città in città arricchendosi di nuovi elementi, come nel caso di Cosenza dove tutti porteranno con se un libro, oggi, ad intervenire è Silvana Mura, pronta a sostenere le iniziative in difesa della Dignità e della Costituzione. «La manifestazione del 13 febbraio a difesa della dignità delle donne non solo è doverosa ma sacrosanta, come mette bene in evidenza il suo stesso titolo:“Se non ora quando?”. Per questo l’Italia dei Valori non solo la sostiene ma vi prenderà parte con le sue donne, dalle parlamentari alle militanti di tutta Italia.
All’indomani dell’esplosione del caso Ruby le parlamentari dell’Italia dei Valori hanno sentito il dovere morale di lanciare immediatamente un segnale. Ed è per questo che in fretta e furia abbiamo organizzato un sit-in davanti Palazzo Chigi per consegnare al presidente del Consiglio un documento di protesta. Quella era un’iniziativa di partito, certamente doverosa, alla quale è stato un bene seguisse una grande iniziativa di portata nazionale nata dalla società civile, perché l’immagine e la dignità della donna non possono essere chiuse negli angusti recinti delle appartenenze politiche, ma debbono stare a cuore a tutti, alle donne e agli uomini d’Italia.In queste settimane certamente si è toccato il fondo, ma la questione “donna” è aperta da molto tempo. Non è un problema di leggi o di principi, come molti possono credere, ma di mentalità e stereotipi duri da abbattere. Senza il contributo fondamentale delle donne in tutti i settori il nostro Paese non riuscirebbe ad andare avanti. Eppure siamo costrette a fare i conti con una concezione della donna e del suo corpo sempre più degradante. Dalle cronache emerge sempre di più l’immagine di una donna ancillare, che al tempo stesso è status simbolo dell’uomo di potere, che al pari di un oggetto di pregio ne usufruisce a piacimento e lo mette a disposizione di ospiti importanti. In alcuni casi il corpo della donna ha sostituito il denaro nelle vecchie ventiquattrore come benefit o strumento di pagamento di servigi più o meno leciti. Il dramma vero è che questa immagine è rimbalzata per giorni su giornali e tv di tutto il mondo come immagine della donna italiana. C’è un rischio ancora più grande che deve essere assolutamente evitato ed è quello che una comunicazione distorta possa far attecchire in molte ragazze l’idea che la carriera, il successo e il benessere economico non dipendano dallo studio, dal lavoro e dalle capacità personali, ma possano essere raggiunti in maniera più facile e veloce scendendo a compromessi o passando per determinate stanze.
E’ triste che si tocchi il fondo proprio in occasione dei 150 anni di storia unitaria dell’Italia, rendendo ancor più forte la contraddizione di uno stato, come la Repubblica Italiana, raffigurato con sembianze di donna ma che pensa ed opera, in particolare ai suoi vertici più alti, solo con la mente degli uomini. E’ giusto dire basta a tutto questo, perché le donne che scenderanno in piazza grideranno che le donne italiane non sono quelle degli scandali sessuali, ma sono quelle che lavorano nelle imprese, nelle scuole e in tanti altri settori. Sono quelle alle quali oltre al lavoro è affidata la cura dei figli, della famiglia e degli anziani. Sono in sostanza la spina dorsale di questo Paese, una sorta di Atlante che per un giorno non porterà, come sempre in silenzio, il cielo sulle spalle.
Il 13 febbraio, ed ancor più a marzo in difesa della Costituzione e del Tricolore, grideremo forte la nostra indignazione, ma la condanna doverosa non potrà e non dovrà essere l’unico obiettivo di questa grande mobilitazione, che dovrà essere un primo passo per rendere più giusto e rispettoso questo Paese nei confronti delle donne».