di Ottavio Olita
“Un’altra Italia è possibile; noi qui, oggi, lo stiamo dimostrando”. L’affermazione di Luisa Sassu presidente del comitato di associazioni di base – tra le quali Articolo 21 - organizzatore della giornata cagliaritana di “Se non ora, quando…” è stata fatta davanti ad oltre cinquemila persone che si sono assiepate di fronte al mare, in Piazza Amendola, per tre ore, dalla 10.30 alle 13.30, con un ricambio continuo. Un raduno pacifico, sereno, di grande forza, senza che si scomodasse una sola camionetta delle forze dell’ordine, con un unico slogan: “Vogliamo un Paese che rispetti le donne”. Nessuna insegna di partito, solo qualche cartello del tipo “L’Italia non è un bordello” e quattro bandiere al vento, due tricolori e due bandiere dei quattro mori, il vessillo sardo. Tanti gli interventi, in nessuno dei quali sono stati mai pronunciati i nomi delle protagoniste degli scandali berlusconiani di queste settimane, di questi mesi. Una specie di controcanto indiretto ai giornali che si sono affannati a titolare che la manifestazione di oggi è stata indetta sui casi Ruby, o Nadia, o Sara, o Noemi, o Patrizia, o Nicole, o come le si vuol chiamare. La donna protagonista del cambiamento, ora e subito, perché proprio le donne che lavorano, gestiscono figli e famiglie, di tempo ne hanno poco; la donna trascinatrice nella direzione del cambiamento, verso un Paese che deve riscoprire la propria storia, la propria cultura, la propria educazione, la propria antica democrazia e dignità. Spazio quindi a citazioni di opere di Alda Merini o Conchita de Gregorio, Pasolini o Sergio Atzeni, Daria Bignardi e Giulia Bongiorno, fino al grandissimo Saramago e al suo impietoso, reale, violento ritratto dal titolo “La cosa Berlusconi”.
Chissà se Giuliano Ferrara organizzatore della patetica manifestazione milanese contro il neopuritanesimo italiano indetta per aiutare in qualche modo il suo capo ha mai letto Saramago. Comunque gli avrebbe fatto bene ascoltare le donne che si sono alternate sul palco nello splendido sole di Cagliari. Così come avrebbe fatto bene a tanti cosiddetti liberali e moderati trovarsi fianco a fianco con persone delle più diverse estrazioni e convinzioni politiche, in piazza non per pruderies moralistiche, ma perché indignate, perché non riconoscono più il loro amato Paese. Un’Italia in cui, pur di tutelare il padrone-sultano, non solo gli si può consentire di comportarsi come non è consentito dalle leggi dello Stato, ma si deve a tutti i costi impedire che se ne possa scrivere e parlare, come si sostiene nell’irricevibile proposta del Pdl di contingentare settimanalmente le discussioni nei talk shows sui problemi di maggior attualità del Paese: signori ‘liberali’, ma che concezione avete della circolazione delle idee, della discussione, del confronto, della conoscenza? Ecco perché sarà opportuno, martedì prossimo, davanti a Palazzo San Macuto far sentire alla Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai che quel progetto è un vero attacco all’articolo 21; ed è anticostituzionale.
“Se non ora quando…” è quindi di grandissima attualità. Le donne hanno una sensibilità particolare a capire che nei periodi nei quali su di loro si concentra il peggio dei comportamenti maschili è un momento di grande pericolo per la società. La donna-merce descritta da Berlusconi, o anche semplicemente oggetto-preda del maschio cacciatore, è l’equivalente della concezione proprietaria dell’informazione, delle leggi, della politica, delle istituzioni. La forza e la coscienza di queste donne, casalinghe, lavoratrici, madri, figlie, nonne, credenti o atee che si sono trovate fianco a fianco in centinaia di migliaia nelle piazze di tutta Italia non potranno ancora una volta essere ignorate. Non lo dovrà fare la politica, non potrà farlo ulteriormente neppure il sindacato. E’ preoccupante, infatti, constatare che a livello nazionale e locale solo la Cgil – con l’impegno in prima persona dello stesso segretario generale, Susanna Camusso - abbia messo in campo tutta la sua capacità progettuale e organizzativa per fare riuscire questa giornata memorabile. Certo, in piazza c’erano anche iscritte agli altri sindacati confederali, ma perché il silenzio dei dirigenti? L’Italia ha bisogno di una grande scossa etica, culturale, ideale per ripartire. Lo hanno scritto anche il quotidiano dei Vescovi, Famiglia Cristiana e tanta parte del mondo cattolico. Perché il silenzio di chi rappresenta tante categorie di lavoratrici che rischiano di subire o già sopportano pesanti attacchi ai loro diritti fondamentali?
Le donne che vivono in Italia hanno capito profondamente il senso della mobilitazione trasversale che è stata realizzata. Presto ci sarà un’altra occasione simile, che avrà come obiettivo la difesa dell’Unità Italiana e della sua Carta Fondamentale. Il 12 marzo in piazza, nella manifestazione promossa da Articolo 21, i simboli saranno soltanto due: il tricolore e il testo della Costituzione. La struttura democratica del Paese nata dalla Resistenza e dalla Lotta di liberazione va difesa fino a quando non saremo in grado, superando il berlusconismo, di ripristinare il gioco democratico nel rispetto e nel riconoscimento dei ruoli reciproci.