di Marco Pacciotti
Di qualche giorno fa orami l'incontro di Napolitano con una rappresentanza di giovani nati o cresciutiin Italia, con genitori di origine straniera. Non era la prima volta se non sbaglio, ma ha avuto un diverso impatto sull'opinone pubblica, o comunque se ne è parlato di più . Credo che la novità sia stata che nell' incontro il Presidente Napolitano abbia messo l'accento con forza su come essi siano portatori di una ricchezza più profonda di quanto numeri o statistiche possano rilevare. Credo poi che la maggiore attenzione discenda anche dalla tempistica scelta. Non credo sia un caso aver voluto incontrare queste ragazze e ragazzi in una fase tanto delicata nella vita politica ed economica del Paese. La scelta del momento e il taglio innovativo dato nell’approcciare la questione le ha assegnato una forte centralità nell’agenda politica .
Sicuramente è da apprezzare il taglio che ha evitato una lettura solamente quantitativa del fenomeno migratorio, preferendo invece parlare di come questi giovani “ contribuiscano all’energia vitale “ che rende più forte il nostro Paese. Considerandoli in primis un arricchimento sotto il profilo culturale e sociale. Non solo una risorsa ma una opportunità da coltivare. Importanti per dinamizzare la nostra società e renderla più coesa . Positivo anche che si sia evitato l’equivoco di parlare solo di immigrazione a ragazzi che si sentono italiani . Saggiamente il Presidente ha invece affrontato la grande questione della nuova società italiana che essi rappresentano e di come da essi si debba ripartire per dare prospettiva e serenità all’Italia. Una grande nazione come la nostra deve tornare a considerare i propri giovani cittadini la priorità. Una risorsa indispensabile su cui investire per valorizzarne le potenzialità e i talenti , troppo spesso mortificati dalle condizioni famigliari o da situazioni che nulla hanno a che fare con le loro capacità e meriti.
Forte e chiara è stata l’esortazione alla politica affinché si faccia carico di rimuovere questi ostacoli affinché anche il figlio di una donna delle pulizie possa aspirare a diventare Presidente dell’organismo di controllo della Borsa, come fu per Guido Rossi. Il merito come strumento di affermazione anche per i tanti giovani artisti, scrittori, ricercatori di origine straniera che quotidianamente rendono più ricca la cultura italiana, innovandola e aprendola a nuove influenze. In questa ottica va colta la citazione fatta dal Presidente nell’accenno a un brano della scrittrice italo somala Igiaba Scego, recentemente premiata con il prestigioso premio Mondello per la letteratura italiana. Essa rappresenta una sintesi naturale di questo mix di culture e identità ed è al momento stesso esempio di una trasformazione nella società italiana già in corso da anni ma che stenta a essere narrata nella sua normalità. A volte nel tentativo di raccontare questa trasformazione si scelgono “scorciatoie”. Si prendono a simbolo alcuni famosi sportivi, in altri casi invece si utilizza un approccio riduttivo e avvilente, che pur con intenti condivisibili, presenta i migranti e i loro figli soprattutto per la loro indiscutibile utilità al sistema economico, quasi fossero “un male necessario”. Non basta ! Non è cosi che si può pensare di costruire il senso di appartenenza a una comunità. Dovremo invece riprendere a raccontare di queste persone anche a partire dal contributo che quotidianamente danno nelle scuole, nella musica, nel cinema , in letteratura o nelle professioni. Dire come siano ormai parte fondamentale di quella “energia vitale” che ha reso l’Italia un paese amato e apprezzato in tutto il mondo per il suo patrimonio artistico e culturale. Patrimonio che ieri come oggi si arricchisce dall’incontro di popoli e culture.
Questa implicita esortazione fatta dalla più alta carica dello Stato alla politica , non è più eludibile. Questo ci dice il grande applauso con cui piazza San Giovanni ha accolto il passaggio di Bersani sulla necessità di riconoscere la cittadinanza a quei ragazzi nati o cresciuti in Italia ci dice questo. Averlo poi ribadito anche in occasione della dichiarazione di voto per la fiducia a Monti è un segnale importante di attenzione e comprensione di quella esortazione.
I tempi sono quindi maturi per riconoscere a questi “nuovi italiani” la cittadinanza e la possibilità di votare alle elezioni amministrative come già accade diffusamente in Europa, con l’obiettivo di costruire una convivenza civile basata su una effettiva reciprocità di diritti e doveri. Idee che nella campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO hanno trovato forma e concretezza nelle due proposte di Legge di iniziativa popolare a sostegno delle quali il Forum immigrazione del PD ha raccolto migliaia di firme in tutta Italia. Una mobilitazione che è una opportunità da cogliere per incontrare centinaia di migliaia di nostri concittadini a cui raccontare una Italia nuova che già esiste ma che spesso è ignorata